PUNTO DI PARTENZA: DONNE DI NAZIONALITA' E CULTURE DIVERSE SI CONFRONTANO SUI DIRITTI
UN RESOCONTO DEL SEMINARIO DI GIUGNO IN PREPARAZIONE DELLE PROSSIME TAPPE PREVISTE PER SETTEMBRE ED OTTOBRE A FIRENZE


settembre 2002, dalle associazioni promotrici

 

E' cominciato il 21-22 giugno a Bagno Ripoli (Firenze) il percorso di Punto di partenza con il Seminario delle associazioni interculturali delle donne e delle associazioni di donne immigrate.
Presenti donne di Nosotras, di Nodi, dell'associazione donne di Capoverde, dell'associazione Terrubi, di Assieme,di Metropolis, dell'associazione Donne eritree, della cooperativa il Tropico, dei Cantieri di critica culturale, dell'associazione interculturale Iride, della Marcia mondiale delle donne ecc.
Dopo le relazioni introduttive di Francesca Moccagatta e di Mercedes Frias, l'intervento della sociologa argentina Sandra Gil ha spiegato le tappe e la logica della costruzione della politica migratoria europea dalla metà degli anni Settanta ai più recenti testi e alle più recenti misure.
Il seminario si è poi diviso in quattro gruppi di lavoro: 1. I rapporti Nord/Sud, Ovest/Est sesto continente (coordinano Chato Baso e Laila Abi Ahmed) 2. Fortezza Europa e Carta europea dei diritti (coord.Celina Fondizi e Lidia Cirillo) 3.Politica migratoria italiana, lettura di genere della Bossi- Fini (coord.Ainom Maricos e F. Mehari) 4.Division e etnica del lavoro: lavoro di cura e relazione tra donne (coord. M.José Mendes e Khadidja Ba).
Le prossime tappe del percorso sono l'incontro con le donne dei movimenti (Empoli, Convento degli Agostiniani,21-22 settembre), il confronto con le donne delle istituzioni (Lucca,Palazzo ducale, 4 ottobre), la scadenza conclusiva (Firenze dal 24 al 26 ottobre). Per informazioni scrivere a puntodipartenza@supereva.it

Seminario delle associazioni interculturali delle donne e delle associazioni delle donne immigrate nell'ambito del progetto PUNTO DI PARTENZA
Il Bigallo, Bagno a Ripoli, Firenze, 21-22 giugno 2002

Contesto
"Punto di partenza" è il progetto di un incontro internazionale che avrà come protagoniste le donne del sud del mondo. Un'attività di tre giorni di dibattiti, laboratori, spettacoli, da realizzarsi a Firenze nel mese di ottobre 2002, preceduta da altre iniziative preparatorie in varie parti della Toscana, con incontri fra le associazioni di donne immigrate residenti in Italia, incontri fra le donne dei movimenti, incontri di amministratori locali.

"Punto di partenza" si prefigge l'obiettivo di promuovere un dibattito che, partendo da una lettura di genere dei rapporti nord-sud e su come e quanto questi incidano nelle condizioni di vita delle donne e degli uomini migranti, conduca a nuovi livelli di consapevolezza sugli stili di vita, livelli di consumo e rapporti di potere fra nord e sud, fra nativi e migranti, permettendo la costruzione di basi concrete sulle quali progettare e realizzare azioni specifiche contro la disuguaglianza.

Il "noi" che promuove quest'iniziativa
L'idea s'inserisce in un percorso di elaborazione comune di un gruppo di donne, migranti e native, residenti in Toscana, che da anni si confrontano sui nodi che condizionano il riconoscimento e l'esercizio dei diritti di cittadinanza. Tale percorso si costruisce sulla condivisione di una visione politica che parte dal riconoscimento della disparità di diritti e di possibilità di accesso alle risorse e di partecipazione fra native e migranti.

Partecipanti:
55/60 donne di diverse associazioni (Candelaria, Cesdi, Iride, Nodi, Nosotras Terabù, Cantiere di critica culturale, Comitato dei diritti degli stranieri, Le api, Veivaj, varie associazioni nazionali delle "migranti", Alma Mater, Cosas, Daera, Marcia mondiale delle donne)
nazionalità d'origine:
Albania, Argentina, Brasile, Cameroun, Capoverde, Cile, Cipro, Colombia, Eritrea, Filippine, Italia, Madagascar, Palestina, Perù, Polonia, Santo Domingo, Senegal, Somalia (le italiane sono circa un terzo delle partecipanti)
provenienti da Arezzo, Cagliari, Firenze, Livorno, Madrid, Milano, Roma, Palermo, Perugia, Pistoia, Siena, Siracusa, Torino

Tutti i lavori si sono svolti in italiano, l'unico intervento in lingua straniera è stato quello di Sandra Gil (in spagnolo)

Dopo le relazioni iniziali ci siamo riunite in 5 gruppi di lavoro (bossi fini e lavoro di cura insieme) che hanno restituito i punti essenziali del loro lavoro all'assemblea delle partecipanti. E' stata fatta la redazione integrale dei contenuti elaborati che verrà inviata a chi ne farà richiesta all'indirizzo mail puntodipartenza@supereva.it

Sintesi a temi dei lavori del seminario:

Noi: il tema della definizione del noi, cioè del soggetto che si confronta e discute, ha attraversato le giornate. Punto di partenza definisce il noi come costituito dalle donne, native e migranti, che considerano comune l'interesse e l'impegno ad affrontare insieme i nodi politici, economici, sociali e giuridici che abbiamo di fronte. Noi siamo quelle che abbiamo scelto di fare politica confrontandoci in maniera concreta, a partire dalle nostre relazioni, sui temi del riconoscimento delle differenze (senza farle diventare ancora una volta valore o disvalore) e dei diritti.
Il noi si riferisce a una comunità di donne di nazionalità e culture diverse, che hanno deciso di lavorare insieme in primo luogo sul tema dei diritti, in modo differente problema di tutte un soggetto non generico ma capace di affrontare la questione del potere: del poter fare, del poter agire, del poter cambiare.

Il corpo e Il lavoro di cura: essere riuscite a incontrarci e a lavorare insieme coi nostri corpi e con le storie che essi rappresentano, è stato un bel risultato. Non mistificare le disparità di posizione sociale, economica, giuridica e di opportunità tra migranti e native, ma assumerle come punto di partenza di una relazione egualitaria è il punto di partenza del percorso. Badanti, lavoro di cura, importazione di amore materno, vite sospese tra un permesso di soggiorno e l'altro; parole che rinviano alla discriminazione multipla che passa attraverso il corpo delle donne immigrate: sperimentazione farmaceutica, prostituzione e tratta, trasmissione organizzata dell'Aids come arma di guerra. Niente è ancora assodato: la discussione sul lavoro di cura e sull'ambiguità che comporta, tra l'emancipazione delle donne native pagata anche dall'emarginazione delle donne migranti dentro la gabbia fisica e metaforica del lavoro di cura, privato delle sue componenti di valore, ha dimostrato come sia necessario continuare il confronto, molto impegnativo, su questo tema. Il corpo di molte donne migranti forzatamente chiuso alle relazioni sociali, politiche e affettive e impietosamente aperto allo sfruttamento economico e sessuale è luogo di discriminazione multipla, merce che circola, nuova modalità per colpire tutte le donne. La parola d'ordine dell'autodeterminazione del corpo va ridefinita, se passa per lo sfruttamento del lavoro di cura, e del lavoro di cura va anche ridiscusso il valore economico.

La globalizzazione e La cooperazione: come ci poniamo, noi donne, di fronte allo squilibrio nord/sud e al consolidarsi di un assetto geopolitico che marca ulteriormente i netti confini fra mondo arricchito e mondo impoverito? I/le migranti sono le grandi assenti nelle agende politiche dello stesso sud, salvo pochissime eccezioni, e sono, siamo, i grandi assenti nelle agende internazionali ed in quelle dei paesi d'arrivo, nonostante i flussi migratori rappresentino uno dei macroeventi della nostra epoca.
La discussione all'interno del gruppo ha portato alla luce significative perplessità sulla campagna di annullamento del debito in quanto non sembra modificare le dinamiche e gli equilibri reali e ha individuato come punto da privilegiare il rafforzamento del ruolo delle associazioni, sia al nord che al sud. Il processo di decostruzione dei modelli di questo tipo di sviluppo va portato avanti insieme ed è a partire da questa pratica, che è all'inizio, che le associazioni potranno rafforzarsi a vicenda. Costruire luoghi fisici concreti di condivisione e di scambio, creare scambio e fare rete, costruire alleanze e progettare in rete: questa sembra essere la strategia utile. Elaborare progetti di cooperazione valorizzando e sostenendo le azioni delle associazioni di donne che al sud già stanno lavorando in questo senso, e utilizzare le competenze e il tramite delle donne del sud che stanno al nord (l'impiego delle donne immigrate, con le loro competenze professionali e la loro conoscenza del paese, con il ruolo di "esperte" è quasi inesistente e non viene utilizzato né dal Ministero degli esteri né dalle ONG). Il gruppo ritiene che la cooperazione possa essere uno degli strumenti principali di tentativo di riequilibrio tra nord e sud, se c'è la volontà di cambiare modalità di relazioni e di mettere in discussione i modelli che hanno portato al divario tra nord e sud, con progetti concreti in cui l'apporto delle donne in loco sia determinante anche in fase progettuale.
La formazione e il lavoro nelle scuole è un momento di grande importanza, così come le tematiche legate all'ecocompatibilità, al tema degli organismi geneticamente modificati e alla proprietà dei semi.
Chiedere alle donne del sud che verranno a ottobre di esprimersi su: campagna per l'annullamento del debito, cooperazione internazionale, cosa significa concretamente fare rete in modo efficace.

I diritti e Le frontiere: negli anni 70 - precisamente a partire dalla crisi petrolifera del 1973 e dal consolidamento delle nuove tecnologie applicate ai settori produttivi - si assiste ad una progressiva chiusura delle frontiere attraverso il perseguimento da parte degli Stati europei della cosiddetta "politica di immigrazione zero". Questo cambiamento mette in evidenza il carattere funzionale delle politiche migratorie rispetto alle esigenze economiche dei luoghi di produzione e del mercato del lavoro. Il processo di chiusura delle frontiere viene sancito con la conclusione dell'Accordo di Schengen del 1985 che, abolendo i controlli alle frontiere interne tra gli Stati membri, crea uno spazio di libera circolazione e, contemporaneamente, rafforza il controllo delle frontiere esterne. In questo contesto, l'immigrazione non è più affrontata come una questione legata esclusivamente all'ambito economico, ma si impone come una questione legata alla sicurezza. A partire dal questo momento l'immigrazione viene rappresentata come una minaccia allo spazio europeo di libera circolazione, al pari di altri pericoli come la criminalità organizzata, il traffico di stupefacenti, il terrorismo. Il controllo dell'immigrazione viene individuato come strumento necessario per garantire la sicurezza dentro lo spazio comunitario libero da frontiere, rafforzando così la distinzione tra cittadini comunitari e non comunitari. Vari documenti e risoluzioni rendono più difficile l'ingresso e la permanenza di persone provenienti dal sud e dall'est, e trasformano i paesi d'origine in stati guardiani della fortezza Europa (e guardiani della propria popolazione) costruendo uno spazio di controllo transnazionale che oltrepassa i limiti del territorio comunitario. Oltre a condizionare l'accesso al territorio UE, queste misure hanno un forte impatto sulla vita dei/delle immigrate e dei/delle rifugiate, configurando uno scenario di marginalizzazione che può accrescere sentimenti xenofobi e pratiche razziste. Le frontiere non sono solo una realtà geografica, ma si manifestano in pratiche sociali e culturali, nella legislazione, nei documenti, negli eventi pubblici, e hanno effetti materiali e simbolici sulle condizioni di vita delle persone. Sul piano dei contenuti del concetto di cittadinanza, la tendenza in atto va sempre più in direzione della frammentazione: si individuano categorie e figure giuridiche differenziate cui corrisponde un diverso livello di accesso ai diritti, secondo una scala progressiva che vede al suo vertice la cittadinanza europea vera e propria. Sulla base di queste differenziazioni, la libera circolazione è garantita alle merci, ai servizi, ai capitali, ma solo ad una parte della popolazione, in maniera funzionale alle esigenze dell'economia. Le regole del mercato determinano non soltanto la politica commerciale, ma anche la politica migratoria e quelle ad essa connesse (politiche di cooperazione).
Questa impostazione è da invertirsi secondo i seguenti punti fermi:
- Ogni individuo ha il diritto di spostarsi liberamente e di decidere il luogo dove risiedere, indipendentemente dalla sua origine e dalla sua cittadinanza (comunitaria o non).
- I diritti di cittadinanza non devono più essere legati alla cittadinanza, bensì alla residenza, intesa come presenza effettiva sul territorio e non ridotta a mera pratica burocratico-amministrativa.
- Il mantenimento del diritto all'asilo non è in contraddizione con quanto sopra, perché trova il suo fondamento specifico nella condizione di particolare pericolo e rischio della persona richiedente asilo cui deve corrispondere il diritto ad un trattamento particolarmente di favore, di protezione umanitaria.
Sulla base di questi principi, nella convinzione che ogni persona debba godere dei diritti propri del luogo dove ha fissato la propria residenza, il gruppo di lavoro ha proposto la riformulazione di alcuni articoli della carta europea di Nizza, principalmente relativi al Diritto d'asilo e alla ridefinizione del soggetto come "Ogni individuo che risiede nell'Unione".
Resta aperta la questione per quel che riguarda i diritti politici e i diritti fondamentali: il diritto all'affettività, il diritto a svolgere un lavoro qualificante e alla propria realizzazione, a vivere una vita normale non più sospesa tra un permesso di soggiorno e l'altro.

LE STRATEGIE e LE PROPOSTE che sono state individuate nel corso di questo primo seminario sono principalmente:
- decostruzione dei modelli stereotipati e funzionali allo squilibrio e parità sia in termini teorici sia nella nostra pratica di relazione (quindi anche agire il conflitto, per esempio per quanto riguarda la contraddizione del lavoro di cura, lo svelamento degli stereotipi ecc.)
- valorizzazione del ruolo delle associazioni e rete tra associazioni, soprattutto per quanto riguarda il tema della formazione nelle scuole
- progetti di cooperazione elaborati dalle donne del sud con l'intermediazione delle donne immigrate col ruolo di esperte a partire dalla loro professionalità e competenza
- ridefinizione sul piano giuridico dei diritti della persona e dell'identità di cittadino/a: proposta di modifica degli articoli della Carta di Nizza (diritti di cittadinanza legati alla residenza, intesa come presenza effettiva sul territorio, e non più alla cittadinanza; diritto di spostarsi liberamente e di decidere dove risiedere, indipendentemente dalla cittadinanza comunitaria o no; rafforzamento del diritto d'asilo)

Punti su cui si richiede approfondimento:
campagna sul debito (donne del sud)
cooperative di lavoro o di servizi per l'elaborazione di progetti di cooperazione