ANCORA A DIFESA DELLA
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NUOVA
INTERPELLANZA PARLAMENTARE PER CONSENTIRE ALLE DONNE DI TREVISO
DI RICORRERE ALL'IVG SENZA ESSERE INSULTATE
Interrogazione a risposta scritta 4-34160
presentata da VALPIANA mercoledì 21 febbraio 2001 nella seduta n.864VALPIANA e NARDINI. - Al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
come più volte denunciato nella stampa locale dall'Osservatorio delle donne trevigiane La Panchina (vedi La Tribuna del 24 gennaio 2001), nei giorni di lunedì (in cui si effettuano le IVG) da un paio d'anni gli adepti del movimento "Con Cristo per la vita" si riuniscono davanti all'ospedale Ca' Foncello di Treviso in preghiera, distribuendo, nel contempo, secondo quanto risulta all'interrogante, materiale fotografico raccapricciante e volantini che non riportano la scritta cip e dati per cui sia possibile risalire agli estensori;
tale gruppo è munito di autorizzazione della questura per ritrovarsi ogni lunedì dalle 15 alle 16 a "recitare il Rosario, contro l'aborto, l'eutanasia, il divorzio, la manipolazione genetica";
le donne che devono traversare il piazzale per entrare in ospedale per interventi di IVG vengono spesso apostrofate con l'epiteto di "assassine";
secondo quanto risulta all'interrogante il movimento "Con Cristo per la vita", che ha sede a Schio (Vicenza) in via Folgare, 75, svolgerebbe la propria "opera" anche presso altre strutture ospedaliere, nei giorni e negli orari in cui si svolgono le IVG e precisamente:
il lunedì dalle 09.00 alle 10.00 a Palmanova - Ialmicco (Udine), dalle 15.00 alle 16.00 a Treviso, dalle 16.00 alle 17.30 a Milano (ospedale Macedonia Melloni), dalle 17.00 alle 18.00 a Vicenza, dalle 19.00 alle 20.00 a Padova, dalle 19.00 alle 20.00 a Noventa Vicentina (Vicenza);
il martedì dalle 07.00 alle 08.00 a Bologna (S. Orsola), dalle 15.00 alle 16.00 a Scandiano (Reggio Emilia), dalle 17.00 alle 18.00 a Bassano del Grappa (Vicenza), dalle 17.30 alle 18.30 a Bussolengo (Verona), dalle 18.45 alle 19.45 a Desenzano (Brescia), dalle 19.00 alle 20.00 a Rovereto (Trento), dalle 19.00 alle 20.00 a Thiene (Vicenza), dalle 19.00 alle 20.00 a Montebelluna (Treviso), dalle 19.00 alle 20.00 a Camposampiero (Padova);
il mercoledì dalle 09.10 alle 10.00 a Padova, dalle 10.00 alle 11.00 a Torino (ospedale S. Anna), dalle 15.00 alle 16.00 a Castelfranco (Treviso), dalle 16.00 alle 17.00 a Valdagno (Vicenza), dalle 19,00 alle 20.00 a Schio (Vicenza) (cappella ospedale), dalle 19.15 alle 20.15 a Conegliano (Treviso);
il giovedì dalle 06.00 alle 07.30 a Milano (ospedale Mangiagalli), dalle 15.00 alle 16.00 a Domodossola, dalle 15.30 alle 16.30 a Dolo (Venezia), dalle 15.30 alle 16.30 a Schio (Vicenza) (cappella ospedale), dalle 16.30 alle 17.00 a Monselice (Padova), dalle 17.30 alle 19.00 a Mestre (ospedale Umberto I), dalle 19.00 alle 20.00 a Verona (Borgo Roma), dalle 19.00 alle 20.00 a Verona (Borgo Trento), dalle 19.00 alle 20.00 a Pieve di Sacco (Padova), dalle 19.00 alle 20.00 a Vittorio Veneto (Treviso);
il venerdì dalle 13.30 alle 15.30 a Prato (Firenze), dalle 15.00 alle 16.00 a Sassuolo (Modena), dalle 16.30 alle 17.30 a Ferrara (S. Anna, ultimo venerdì del mese), dalle 16.30 alle 17.30 a Parma (ospedale Maggiore);
il sabato dalle 09.00 alle 10.00 a Latisana (Udine), dalle 09.00 alle 10.30 a Ancona (ospedale Sale, primo sabato del mese), dalle 09.30 alle 11.00 a Mestre (Venezia), dalle 16.30 alle 17.30 a Recanati (ospedale S. Lucia, ultimo sabato del mese);
gli ospedali di Merano e Bolzano vengono alternati (14.30-17.00) ogni terzo sabato del mese;
la domenica, infine, dalle 10.00 alle 11.00 a Varese (ospedale Filippo Del Ponte);
ad avviso dell'interrogante, è inaccettabile una simile presenza volta a fare pressione psicologica (e spesso con informazioni scientifiche del tutto errate) verso le donne che, liberamente e ai sensi di una legge dello Stato, si recano all'ospedale per una IVG;
all'interrogante non appare lecita, davanti a una struttura pubblica laica, una simile azione di pressione psicologica -:
se risulti che siano state rilasciate le necessarie autorizzazioni da parte delle questure competenti;
come ritenga per quanto di propria competenza di intervenire affinché, nel rispetto delle scelte degli obiettori, ogni struttura sanitaria pubblica sia messa in grado di applicare la legge n. 194 in modo accettabile e rispettoso dei diritti e della dignità delle donne che vi ricorrono.