MINISTRO, C'E POSTA
PER LEI
COMUNICATO
STAMPA SULLA MANIFESTAZIONE IN RETE SVOLTASI L'OTTO MARZO PER
LA LIBERAZIONE DI SILVIA BARALDINI
marzo
2001, da "Guerre & pace"
Una valanga di e-mail ha inondato l'8 marzo la casella di posta elettronica del ministro di Grazia e Giustizia Piero Fassino per chiedere l'immediata liberazione di Silvia Baraldini. L'originale manifestazione in rete indetta dall'Associazione telematica Malcolm X, dalla rivista "Guerre&Pace", da Isole nella rete, Peacelink, Africa Insieme e altre associazioni è andata al di là di ogni aspettativa.
Il numero esatto di messaggi lo conosce solo il ministro (o la sua Segreteria), ma oltre 3.000 manifestanti hanno confermato agli organizzatori la loro partecipazione. E poiché in questo tipo di iniziative molti inviano il messaggio senza darne conferma, è ragionevole presumere un corteo virtuale ancora più numeroso,
forse di 5-6.000 partecipanti.Un certo numero di messaggi è stato inviato già qualche giorno prima da manifestanti "indisciplinati". Ma la quasi totalità si è concentrata nella giornata dell'8 marzo, come proposto dagli organizzatori. Il corteo virtuale si è snodato senza soste dalla notte del 7 marzo all'alba del 9, quando ancora sfilava la "coda", cioè le e-mail dei ritardatari.
Il "bombardamento" di messaggi non aveva lo scopo di "bloccare" la casella del ministro o di creare disservizi. Si tratta, invece, di una vera e propria manifestazione popolare, alla portata di tutti i navigatori e non solo di pochi esperti, per testimoniare il carattere ampio, collettivo e fortemente determinato della protesta contro l'assurda detenzione di Silvia Baraldini.Scopo pienamente raggiunto, come conferma anche il tono dei messaggi: insieme a e-mail ricalcate su quella suggerita dai promotori (si trova ancora su http://silvia.malcolmx.it/ il sito a lei dedicato), sono affluite e-mail personalizzate, poesie, ironie e invettive contro il ministro, immagini di Silvia inalberate come un
cartellone. Tante le denunce della sudditanza italiana all'accordo imposto dagli Usa quando Silvia fu trasferita in Italia o che la collegano a quella durante la guerra del Kosovo e al Cermis. "Trovo scandaloso", scrive una giornalista statunitense che vive in Europa, "che l'Italia debba accettare le condizioni di detenzione imposte dagli Usa". Un frate augura a Silvia "pace e bene" nella lotta contro ogni forma di oppressione. "Chi viola la Costituzione non viene rivotato", scrivono altri e c'è chi propone di annullare la scheda elettorale con la scritta "Silvia libera" o di negare il voto a un centro-sinistra che, dopo tante scelte indecenti in materia di immigrazione o di politica estera, non risolvesse neppure il "caso" Baraldini. Molte le adesioni di docenti universitari, donne, amministrazioni locali e sedi sindacali, del
vasto mondo dell'associazionismo, anche di stranieri (tedeschi, greci, slavi, molti svizzeri, qualche statunitense). Tante le conferme di partecipazione plurali ("un messaggio per ognuno dei miei famigliari").Come in un vero corteo, tutti vogliono adesso sapere quanti eravamo: possiamo fare solo delle stime, i dati ufficiali dovranno darceli le istituzioni.
Nei prossimi giorni risponderemo a tutti/e coloro che non hanno perso l'occasione per chiedere a Fassino - con un gesto semplice, veloce, ma che li impegna in prima persona, la stragrande maggioranza con nome e cognome - il rispetto della Costituzione e la liberazione di Silvia.riferimento:
"guerre&pace", tel. e fax 02/8463830; e-mail: <liberatesilvia@tin.it>.