Riceviamo e pubblichiamo

DALLE CARCERI DI ALESSANDRIA TESTIMONIANZE E LIBRO BIANCO SUI FATTI DI GENOVA


agosto 2001, dal costituendo Social Forum di Alessandria


Abbiamo passato nei giorni scorsi, con molti amici e compagni, tutto il tempo davanti ai carceri di San Michele e don Soria di Alessandria, per accogliere le ragazze e i ragazzi che a piccoli gruppi venivano messi in libertà dopo l'arresto avvenuto a Genova in seguito alla manifestazione contro il G8. La mobilitazione dei cittadini di Alessandria é stata esemplare. Abbiamo ricevuto decine e decine di telefonate di persone che si rendevano disponibili ad ospitare questi giovani, italiani e non, in attesa di poter organizzare il loro rientro a casa. La nostra storia inizia domenica sera quando attorno a mezzanotte vengono "intercettati" 33 ragazzi, che messi in libertà dal carcere di San Michele (situato in aperta campagna a circa 4 km da Alessandria) si avviavano a piedi sulla strada provinciale soli disorientati impauriti, senza sapere dove fossero, con l'obbiettivo di raggiungere una stazione ferroviaria o un posto da cui partire.
Scattavano le telefonate per avvisare altri amici e compagni, arrivavano più auto per portarli alla stazione,consentire loro di partire o per offrire loro, come é avvenuto, la possibilità di lavarsi, cambiarsi, dormire ed avvisare i loro parenti. Ripartendo così il giorno successivo.
Il lunedì non ci siamo più fatti sorprendere, la presenza davanti ai due carceri é stata costante. Le ragazze del don Soria uscivano tutte entro le 22'30 della stessa giornata: sono italiane francesi americane svizzere. Anche le prime uscite si sono fermate, si sono aspettate fra loro si sono abbracciate, scambiate gli indirizzi: sui loro volti si leggeva quanto hanno subito. Alcune sono state accolte da noi in città altre, attese dai parenti, sono partite.
Martedì la presenza si é spostata tutta davanti al carcere di San Michele, così come mercoledì e giovedì, assieme ai parenti arrivati da tutta Italia.
Sono più di cento i volti dei ragazzi che sono passati davanti ai nostri occhi in queste quattro giornate.
Molti di loro hanno avuto la fortuna di partire subito con i loro parenti, altri nell'attesa di organizzare il rientro sono rimasti con noi durante al notte, avevano bisogno di parlare.
Le botte le hanno prese tutte nella caserma di Bolzaneto: ragazzi e ragazze.
Le costole rotte, le caviglie gonfie e doloranti, i lividi sul corpo, i colpi alla testa sono frutti del dopo arresto.
In piedi per sedici, diciotto ore con le mani legate dietro la schiena, faccia al muro costretti ad orinarsi nei pantaloni, gambe divaricate, colpi nei testicoli, se cedevano le gambe e ti chinavi botte e spruzzate di prodotti urticanti sul viso. Le ragazze nude costrette a far flessioni, insultate in modo ignobile dai poliziotti che dichiaravano di aver finalmente visto come é fatta una puttana comunista nuda, a chi ha avuto un conato di vomito é stato passato il viso sul pavimento per farglielo leccare.
In quelle condizioni costretti a cantare viva il duce e canti inneggianti al fascismo, ben conosciuti da quei poliziotti; forzatamente venivano costretti a passare le loro mani su zaini ed altri oggetti (armi improprie) perché rimanessero le loro impronte questo era già successo quando sulle auto (spesso non riconoscibili) che li portavano alle caserme, con le mani legate dietro la schiena, la testa abbassata i ragazzi si sentivano passare fra le mani vari oggetti.
Queste sono le cose che abbiamo ascoltato ed indirettamente letto nei loro occhi; le stesse cose ci hanno detto di averle dette ai giudice e agli avvocati durante le loro deposizioni.

E' indegno ed inaccettabile che di fronte a questa realtà i ministri ed i politici che compaiono giornalmente alla televisione si trincerino, con i loro se ed i loro ma e con le diverse attestazioni di solidarietà,dietro l'accertamento della verità: diventando indirettamente complici di una realtà conclamata.
Sarebbe bastato che in questi giorni gli onorevoli e i senatori di destra e di centro-sinistra entrassero in carcere (lo possono fare) per guardare i corpi ed i visi tumefatti dei ragazzi e chiedere loro come se li erano procurati.
In Alessandria i consiglieri regionali che lo hanno ritenuto opportuno lo hanno fatto.
Su questi fatti non basta la condanna della gravità degli atti di violenza: questi comportamenti vanno indagati anche nel loro profondo significato politico: con questo governo, con questi ministri, parte degli appartati dello Stato si sono sentiti autorizzati o comunque coperti politicamente per le esplicite violazioni delle elementari garanzie democratiche.
Il nostro impegno è di lavorare perchè tutto questo non finisca nel dimenticatoio, già nella imponente e significativa assemblea di tutte le associazioni aderenti al Social Forum tenutasi alla CGIL martedì 24 si é assunto l'impegno di lavorare per la stesura di un libro bianco capace di riportare e mantenere vivi nella memoria fatti cosìgravi per la nostra democrazia.
Altro impegno sarà quello di proporre alle vittime ed ai loro familiari, italiani e non,di costituirsi in associazione e lavorare affinché sia fatta totale chiarezza sui fatti, affinché vengano individuati i responsabili diretti e indiretti di queste violenze.

Per questo obiettivo chiediamo a tutta la stampa democratica di dare diffusione di questo intento che rappresenta per Alessandria la concreta continuazione di una parte importante di lavoro e di iniziativa del costituendo Social Forum di Alessandria.

Primi riferimenti per contattarci sono:
Cipri Simona: 340 5337232
Giorgio Bertolo: 335 8392790
Fax: 0131 234220
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