MANIFESTAZIONE DEL
30 GIUGNO 2001 A BOLOGNA
RESOCONTO
DELLA MANIFESTAZIONE ED ALCUNE CONSIDERAZIONI
luglio
2001, di Margherita Corsi
Circa duemila donne provenienti da varie parti d'Italia hanno sfilato tra le vie di Bologna protestando a gran voce, con molte note di colore e musica, contro gli attacchi alla 194. Erano presenti molti collettivi ed associazioni femministe, gruppi femministi e lesbici, donne di Rifondazione Comunista, donne con striscioni riportanti le scritte di Porto Alegre, la Marcia Mondiale delle Donne, molti cartelli con slogan riportanti il tema del diritto all'autodeterminazione, ad avere dei consultori funzionanti e tanti altri con frasi ironiche contro la giunta di Bologna, il Vaticano ecc. Erano presenti tutte le generazioni di donne dalle giovanissime a quelle un po' meno giovani.
Una manifestazione indetta per contrastare lo stravolgimento dei consultori di Bologna e trasformata in una delle tante iniziative della Marcia Mondiale delle Donne (decisione presa a Genova durante il convegno puntoG) per ribadire il diritto all'autodeterminazione delle donne, per protestare contro i continui attacchi ad una legge nata con il consenso della popolazione e che è stata oggetto, negli anni, di tentativi per renderla inefficiente. La 194, infatti, non è solo una legge che legittima il diritto ad abortire in modo sicuro, senza rischiare seri danni alla propria salute o alla propria vita, ma prevede la prevenzione, l'accesso all'informazione sessuale, ecc. Perché questa legge possa funzionare i consultori devono continuare ad esistere ed essere lasciati fuori dalle logiche di mercato in cui ormai la sanità italiana sta precipitando. Tutto ciò che è legato alla prevenzione o al sociale, infatti, viene considerato non remunerativo e quindi "tagliabile" o ridotto ai minimi termini.
Non esiste però solo quest'aspetto. Gli operatori della sanità come i ginecologi, le ostetriche o le infermiere hanno diritto a dichiarare la propria obiezione di coscienza e quindi a non prestare assistenza alle donne che chiedono di abortire; ma se una legge esiste deve essere rispettata quindi se in una struttura ospedaliera pubblica il numero di obiettori supera di gran lunga quello dei non obiettori deve essere sanata la situazione nel senso che il personale obiettore in eccesso deve essere trasferito presso una struttura in cui il numero massimo accettabile di anti-abortisti non sia stato ancora raggiunto. Nessuno pretende che questi operatori non agiscano secondo coscienza, ma che vengano garantite alla donna tutte le cure assistenziali necessarie, compreso il supporto psicologico, indispensabile per una donna che ha già dovuto affrontare una scelta tanto difficile quanto dolorosa. Purtroppo spesso non solo manca il sostegno psicologico, ma le donne vengono trattate malamente, come esseri da emarginare e disprezzare. In troppi ospedali la donna che deve subire l'interruzione di gravidanza viene ricoverata nella stessa stanza delle partorienti o di donne che hanno già avuto il bambino e magari lo stanno allattando. Mancanza di sensibilità? No, puro sadismo e poco rispetto per il prossimo. La scelta di abortire non è mai facile, non è mai indolore o priva di conseguenze psicologiche; le donne abortiscono per una infinità di ragioni, ma sicuramente non per il gusto di farsi operare. La tipologia di donna è poi la più variegata: dalla borghese all'operaia, dalla donna di destra a quella di sinistra, dalla cattolica all'atea. La scelta di abortire è talmente soggettiva e dettata da svariati fattori che tocca tutta la comunità, nessuna esclusa. Sempre più aziende ospedaliere e consultori autorizzano l'ingresso di associazioni quali il Movimento per la Vita all'interno delle proprie strutture permettendo così vere e proprie ingerenze. Esistono leggi che vanno rispettate. La prevenzione e l'assistenza devono essere garantite nel rispetto della normativa vigente, le associazioni che contrastano tali leggi possono fare il loro mestiere operando nelle sedi appropriate ossia molto lontano da consultori ed ospedali.
L'assurdità di alcuni principi portati avanti da diversi movimenti cattolici sono esemplificabili nei brani ironici riportati nei volantini distribuiti a Bologna da un gruppo di donne appartenenti al Collettivo Clitoristrix femministe e lesbiche
"...Vogliamo di nuovo essere in piazza per affermare il Movimento per la difesa dell'ovulo non fecondato. Assistere muti al genocidio che vede straziate ogni mese milioni di cellule uovo che sono giunte a maturazione dopo un lungo percorso di circa un mese (già vita pulsante!) non può che lasciarci indignati!Certi poi del sostegno dichiarato di numerosi politici già schieratisi contro l'aberrazione dell'aborto chiediamo:
il riconoscimento giuridico per l'ovulo non fecondato;
l'istituzione della banca del mestruo;
la condanna di tutte le donne che hanno la presunzione di disperdere le risorse che Dio ha riposto nei loro ventri per la procreazione del genere umano.
Portiamo in piazza oggi questi assorbenti simboli di bambini mai nati e rinnoviamo il nostro disprezzo per le donne che in maniera recidiva buttando i loro assorbenti disprezzano la vita. ...."