Riceviamo e pubblichiamo

VIVIAMO IL NOSTRO CORPO COME STRUMENTO E CONTENUTO DI COMUNICAZIONE!
COMUNICATO DEL COORDINAMENTO PER L'AUTODETERMINAZIONE DELLE DONNE DI BOLOGNA


agosto 2001, dal Coordinamento Donne per l'Autodeterminazione


Il 19 aprile 2001 il Consiglio Regionale dell'Emilia Romagna avviava il dibattito sui consultori e la 194 per vagliare il protocollo d'intesa tra il Servizio di accoglienza alla vita, l'ASL Bologna Sud e il comune di Zola Predosa. Alcune donne del coordinamento per l'autodeterminazione si trovavano in Regione per sorvegliare le decisioni della seduta di Consiglio.
Il dibattito è stato però sospeso mentre sorgeva tra il pubblico una contestazione delle posizioni espresse da consiglieri e consigliere.
Il giorno seguente la cronaca titolava "Donne a seno nudo in Regione", e, tre mesi dopo, si avvia un indagine della Digos per imputare due donne di aver offeso il Consiglio mostrando i seni.
A noi pare che nessuna donna quel giorno ha voluto "mostrare i seni", così come nessuna donna, decidendo di spogliarsi, si aspetta di offendere qualcuno che voglia guardarle i seni.

Molte donne quel giorno mostravano in modi diversi i loro corpi attivi ed autodeterminati, per rispondere all'attacco al corpo delle donne di chi vuole venire a difendere il diritto del concepito dentro ai consultori pubblici.
Chi ha voluto scandalizzarsi di tale atto ha ignorato i contenuti del messaggio portato da quei corpi, ma ha centrato la propria attenzione sui seni di alcune donne, manifestando la propria cultura sessuofobica e maschilista.
E così accade che delle donne vengano denunciate sul piano penale perché l'aver pensato i propri corpi come manifesti di espressione politica offende le istituzioni della pubblica morale.
E così un corpo di donna che agisce come un soggetto viene intrappolato dalle categorie del moralismo dominante, intrappolato come un oggetto dall'immaginario maschile che ispira gli stessi articoli del codice penale.
La nudità dei nostri corpi, che si impongono come soggetti che comunicano, non ci sembra né scandalosa né offensiva.
Offensiva ci appare piuttosto la nudità dei corpi delle donne standardizzati e ostentati come incentivo al consumo secondo logiche di mercato: l'espressione corporea delle donne smentisce queste forme di asservimento e mercificazione, e chi se ne dichiara offeso manifesta il proprio interesse a mantenere tale asservimento per difendere il proprio potere e privilegio.
Rivendichiamo l'autonomia della nostra espressività dal desiderio maschile e dalla moralità patriarcale.