IN STRADA PER L'AUTODETERMINAZIONE
MANIFESTAZIONE NAZIONALE IL 30 GIUGNO A BOLOGNA A DIFESA DELLA 194


giugno 2001, dal Coordinamento Donne per l'Autodeterminazione

 

Le donne stanno riprendendo parola. Se qualche timido segnale di attenzione comincia ad arrivare anche da quotidiani come la repubblica e il domani, la parola delle donne è invece sempre più forte. Urla contro gli accordi di amicizia, di finanziamento e di accoglienza nei confronti di associazioni dichiaratamente confessionali ed antiabortiste da parte di enti pubblici che si stanno sperimentando in varie città italiane, le reazioni si sviluppano non solo a Bologna ­ pensiamo solo per esempio a Rimini e a Torino - ed è in questo senso che ci stiamo muovendo come Coordinamento Donne per l'Autodeterminazione di Bologna per organizzare una manifestazione nazionale per il 30 giugno.
Partendo da noi, ripercorriamo velocemente le tappe della vicenda di Zola Predosa, piccolo comune limitrofo a Bologna, dove il 20 dicembre la giunta comunale delibera l'assegnazione di soldi pubblici, 10 miloni all'anno, al SAV (servizio accoglienza alla vita), per la conduzione di un progetto nascita che dovrebbe offrire "una risposta concreta in alternativa all'interruzione volontaria di gravidanza".
Segue il protocollo di intesa con il SAV siglato dalla AUSL bologna sud del 16 febbraio ( verranno entrambi forzatamente ritoccati il 7 marzo in seguito alla mobilitazione delle donne), che prevede per gli operatori del consultorio l'introduzione di una "scheda di presa in carico" delle donne che hanno deciso di abortire, che verrà data in visione agli operatori sav per poterle contattare.
Il protocollo è ratificato nel modo più silenzioso possibile dal sindaco diessino venturi e dalla giunta comunale con l'assurda motivazione di "integrare" le attività del Consultorio familiare in accordo con la dicitura della 194.
Di fatto gli operatori saranno legittimati ad affiancare gli assistenti sociali, a cui fanno riferimento le donne che avranno l'obbligo di relazionarsi con loro. Inoltre il protocollo conivolge il SAV nei tavoli di programmazione dell'area Maternità e Infanzia ed obbliga gli operatori a collaborare con questa particolare associazione e a pubblicizzarla all'interno del Consultorio, quando già essi collaborano liberamente con tutte le associazioni esistenti.
Decifrare i provvedimenti in questione non è difficile: finanziare il SAV, facendo finta di attuare così la "collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali" prevista dalla 194, significa che con i soldi pubblici si pagano enti privati per realizzare le loro finalità e i loro interessi e dare potere a un'associazione affinché possa affossare e vanificare questa stessa legge.
Il SAV non può, per le sue finalità dichiarate, garantire alcun rispetto della libertà di coscienza delle donne che gli vengono indirizzate o offrire una possibile alternativa.
Quale alternativa? Quella di farsi spiegare che l'aborto è un omicidio e la contraccezione un peccato mortale? O quella di fare comunque il figlio per poi vederselo portare via dai giudici e dagli assistenti sociali e vederlo affidato ­ dietro pagamento di una cospicua retta mensile da parte dei servizi pubblici ­ alle case famiglia di Don Benzi?
Questa scelta dimostra solo disprezzo verso le donne e verso il nostro diritto al rispetto per una decisione che investe il nostro corpo, il nostro futuro e la nostra vita.
Il principio della laicità dello Stato su cui si basa qualunque mandato pubblico è stato calpestato con arroganza per uno scambio politico di cui non riconosciamo la legittimità.
La risposta delle donne è stata immediata. L'Osservatorio donna sulla salute ha scritto un comunicato stampa in cui esprimeva la propria preoccupazione e si è organizzato un incontro. Il 26 febbraio si è costituito il coordinamento donne per l'autodeterminazione. Il 29 marzo abbiamo manifestato a Zola in un corteo che è spontaneamente concluso con l'occupazione temporanea della sala del comune per una nostra assemblea; presieduto indisciplinatamente ai consigli comunali dove si discuteva del protocollo di intesa; organizzato banchetti di raccolta firme e adesioni a Bologna e Zola Predosa chiedendo l'annullamento della convenzione fra la AUSL di Bologna sud e il SAV, le dimissioni del direttore generale della AUSL Bologna sud, l'immediato ritiro della delibera della giunta comunale di Zola Predosa, le dimissioni del sindaco e della giunta.
L'esigenza di una manifestazione nazionale nasce dalla consapevolezza che Bologna non è l'unica realtà in cui questo genere di attacchi ci constringe alla reazione. In questo clima medievale dobbiamo ripartire dalle nostre forze se vogliamo difendere il diritto all'aborto e dare spazio ai nostri bisogni di autodeterminazione.

 

IL CORDINAMENTO DONNE PER L'AUTODETERMINAZIONE ASPETTA LE ADESIONI PER LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE DA TENERSI NEI LUOGHI DELLE NOSTRE MOBILITAZIONI SABATO 30 GIUGNO2001

Inviate le vostre adesioni a:
donneinmarcia@it.egroups.com
fas2718@iperbole.bologna.it
matrix@aline.it


Coordinamento donne per l'autodeterminazione