Riceviamo e pubblichiamo
L'ARRESTO DI ROBERTINA:
UN APPELLO DI SOLIDARIETA' DA SOTTOSCRIVERE
CGIOVANE
FEMMINISTA ROMANA ACCUSATA DI TERRORISMO
agosto 2001
Il giorno 16 luglio 2001 una donna impegnata in alcuni gruppi femministi di Roma, Robertina, é stata arrestata nell'ambito di una inchiesta relativa all'incendio di saracinesche di due sedi del partito DS (Democratici di Sinistra), avvenuta due anni fa durante la guerra in Kosovo. L'unico indizio sul quale si basa questo arresto é una presunta scheda telefonica con la quale Roberta avrebbe rivendicato l'azione. L'accusa nei suoi confronti é molto grave: associazione sovversiva. Roberta é stata in isolamento nei primi tre giorni dopo l'arresto e ora é detenuta nel braccio di massima sicurezza del carcere di Rebibbia a Roma. Tutte le donne che la conoscono, le sue compagne e altri gruppi femministi e lesbici della città stanno portando avanti una campagna perché questa storia assurda, alla quale Roberta é del tutto estranea, si concluda al più presto e lei possa tornare alla sua vita e alle sue battaglie di sempre.Per questo invitiamo tutte a sottoscrivere un appello che stiamo facendo pubblicare sui giornali italiani. Sarebbe utile firmare con il nome dei gruppi, associazioni e case delle donne di cui fate parte, ma potete anche firmare l'appello con il vostro nome.
La vostra adesione va inviata all'indirizzo e-mail:
robertalibera@disinfo.netE' possibile partecipare alle spese che stiamo sostenendo per aiutare Roberta. Potete scrivere insieme all'adesione se avete raccolto dei soldi e ci metteremo d'accordo per averli.
Se ne avete voglia potete scrivere a Roberta al seguente indirizzo
Roberta Ripaldi
Casa Circondariale - Rebibbia Femminile
Via Bartolo Longo 92
00156 Roma ItaliaSaluti a tutte dai gruppi che appoggiano Roberta
Collettivo femminista 22
Associazione Luna e le altre e donne di Spinaceto
Martedì femminista autogestito c/o Radio Onda Rossa
Le Rosse
Gruppo di autodifesa contro la violenza alle donnePREFIGURARE FUTURO, VIVERE LA REALTA'
Vi chiediamo attenzione.
Immaginate di alzarvi una mattina e di trovarvi davanti, invece del solito caffé, le forze dell'ordine con un foglio in mano che vi accusa di essere una pericolosa sovversiva, che fa parte di una banda armata di cui avete letto il nome sul giornale. E poi vi arrestano. Vi portano via con violenza e vi sbattono in una cella di isolamento. Immaginate che il giorno dopo invece di essere rilasciate con tante inutili scuse vi portino in una cella di massima sicurezza.
Immaginate la vostra foto sui giornali o in TV affiancata dalla scritta "terrorista".
Immaginate i giorni successivi passati a cercare di capire cosa vi ha portato in questo incubo.
Immaginate la scoperta.
Immaginate la polizia che cerca chi abbia fatto delle telefonate di rivendicazione ai giornali per delle offese arrecate alle saracinesche delle sedi dei DS mentre questi erano il partito di governo dell'Italia del 1999, delle bombe su Serbia e Kosovo.
Immaginate che la polizia ipotizzi che queste telefonate siano state fatte da un certo numero di cabine, tutte possibili e da verificare. Immaginate che ognuna di queste cabine, durante il lasso di tempo incriminato, sia stata utilizzata da più persone.
Immaginate che tra queste persone voi siate l'unica che fa politica, che di questa passione la vostra vita porta le tracce. Immaginate che questetracce saltino agli occhi della polizia immediatamente come una luce nel buio investigativo.
Ora sapete perché vi hanno arrestata.
Vi chiediamo attenzione perché questa non é la trama di un film di fantascienza ma é accaduto veramente il 16 luglio 2001 a Roma, a una donna di 25 anni, Roberta, ma potrebbe forse accadere a molte o molti di noi. O forse già sta accadendo a tutte e tutti noi.
Perché succede che vivere la passione di fare politica, di impegnare la propria vita perché un altro mondo, di tutte e tutti, sia possibile, è diventato nell'Italia bene del 2001, un indizio di colpevolezza.
Perché é successo che per mesi governanti e mass media hanno creato un clima di terrore intorno alle manifestazioni che ci sarebbero state a Genova, cos'é che il semplice manifestare in piazza la propria rabbia verso i ricchi e potenti della terra, apparisse alla gente come una scelta estrema, non alla portata di tutte e tutti..
Perché é successo che a Genova le forze dell'ordine hanno massacrato in piazza chi manifestava, hanno ucciso un ragazzo di 23 anni, hanno torturato nelle questure.
Perché succede che chiunque sceglie di muoversi e dare voce e corpo al dissenso verso le scelte economiche, culturali, politiche e sociali dei nostri governanti, corre il rischio di essere oggetto di una tale sospensione dei diritti da essere in pericolo.
Perché succede che in Italia, anche dopo cinque anni di governo di Centro-sinistra, esiste ancora una "legislazione d'emergenza" che si traduce nello strapotere delle autorità nei confronti di qualunque luogo di conflitto; una legislazione che permette blitz di polizia senza alcuna autorizzazione del giudice, una legislazione che per tutto ciò che riguarda le questioni politiche stabilisce una sproporzione evidente tra reato contestato e pene inflitte Perché ciò che é successo a Roberta é successo a tutte noi.
Perché Roberta ha scelto di fare politica con le donne, perché da anni è impegnata con noi in un corso di autodifesa delle donne contro la violenza sessuale, perché con noi é scesa in piazza e nelle strade tutte le volte che lo abbiamo ritenuto necessario, importante. Perché Roberta condivide con noi la passione per una politica attiva e visibile; passione politica che non é un reato. Se lo diventasse, saremmo tutte colpevoli, ma mai sottomesse e arrese a chi ci vuole fare strumento di terrore, contando sul silenzio e sulla rassegnazione di tutte e tutti.
Questo é un appello all'azione.
Scrivete lettere, attestate la vostra solidarietà, proponete idee e/o iniziative, sottoscrivete questo appello.
Roberta non é sola.