MOBILITAZIONI URGENTI CONTRO IL PROGETTO DI LEGGE SULLA PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA
DALL'ASSEMBLEA TENUTA ALLA CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE DI ROMA, UNA LETTERA APERTA ALLE PARLAMENTARI E AI PARLAMENTARI DELLA CAMERA DEI DEPUTATI


aprile 2002, da Giovanna Coni del Forum di Rifondazione Comunista


Nell'assemblea di giovedì 11 u.s., contro il progetto di legge unificato sulla PMA firmato da Dorina Bianchi, tenutasi alla Casa internazionale delle Donne di Roma, è stato deciso di organizzare un sit-in di protesta davanti al Parlamento per lunedì 22 c.m., a partire dalle ore 15.00, a cui chiediamo la massima partecipazione.
Stiamo inoltre cercando di mettere in piedi una consistente presenza di donne durante la discussione in aula, per martedì 23 e mercoledì 24 c.m., tramite le nostre e i nostri parlamentari.
Nel corso dell'assemblea dell'11 alcune di noi sono state sollecitate a scrivere un testo da inviare a tutte/i le/i parlamentari, che esplicitasse il dissenso chiaramente emerso tra le presenti nei confronti del
progetto di legge in questione e la conseguente richiesta di ritiro dello stesso.
Si è anche deciso di chiedere la rapida emanazione di un regolamento sul funzionamento dei centri pubblici e privati in cui si applicano le tecniche di PMA.
Nel passare alla stesura di tale testo ci è parso molto più efficace trasformarlo in una lettera aperta a tutte/i le/i parlamentari della Camera dei deputati firmata dalla sottoscritta Giovanna Coni, da Ines Valanzuolo, da Monica Soldano, da Federica Casadei e da Maria Gigliola Toniollo.
Per questa lettera-appello richiediamo la firma di adesione nei tempi più rapidi possibili al fine di inviarlo quanto prima. Non dimentichiamo che il Movimento per la vita ha depositato in Parlamento 500.000 firme di sostenitori/trici della soggettività giuridica dell'embrione. E' quindi urgente una risposta decisa ed efficace.
Ci giunge in questo momento notizia dal Parlamento che per motivi di calendarizzazione del dibattito è possibile che la discussione fissata per i giorni 22-24 possa essere rinviata. In tal caso se ne riparlerebbe dopo il 1° maggio.

Lettera aperta a tutte le parlamentari e i parlamentari della Camera dei Deputati

Riteniamo inaccettabile il progetto di legge sulla procreazione medicalmente assistita firmato dall'on. Dorina Bianchi, in discussione alla Camera dei deputati a partire dal 22 c. m., in quanto lede principi fondativi del nostro Ordinamento giuridico e della stessa Costituzione, dettando norme da stato etico inconciliabili con uno stato laico di diritto. Ci riferiamo in particolare alla riformulazione del diritto di cittadinanza che, in aperta violazione dell'art. 1 del Codice civile, lega la capacità giuridica al concepimento e non più all'evento della nascita. Ma l'attribuzione della cittadinanza al "concepito", comunque formulata, nega automaticamente la responsabilità primaria della donna in ambito procreativo, riconosciuta nella legge 194/'78, nonché il suo diritto alla disponibilità del corpo, che è principio costitutivo di ogni moderna cittadinanza. Lo scardinamento del principio di attribuzione della cittadinanza comporta una serie di conseguenze nella sfera dei diritti della persona e consente un pericoloso intervento nell'ambito delle libertà personali, come ad esempio il divieto di accesso alle tecniche alle donne "single" - che nega il diritto alla libertà di scelta in ambito procreativo - e il divieto del ricorso alla cosiddetta fecondazione "eterologa", in nome di un presunto diritto del concepito alla identità genetica. Divieto che non trova riscontro in nessun ordinamento giuridico, in nessuna parte del mondo.
Ma la cittadinanza del "concepito" si ripercuote negativamente non solo sulla donna e sulla coppia che chiedono di accedere alle tecniche, ma anche su fondamentali diritti dello stesso "nascituro", che dovrebbe essere l'altro soggetto, oltre alla donna, degno di particolare attenzione e tutela.
Per esempio il diritto del concepito alla "identità genetica", chiaramente enunciato nella relazione introduttiva al progetto di legge, apre la strada alla negazione di "status" giuridico per i bambini e le bambine nati/e dopo l'entrata in vigore della legge in violazione del divieto del ricorso all'inseminazione "eterologa". Questo infatti significa la norma che circoscrive il divieto del disconoscimento di paternità ai nati e alle nate in seguito a inseminazione "eterologa" prima dell'entrata in vigore della legge medesima.
Norma che richiama quell'infamante "figlio di nn." cancellato ­ credevamo per sempre - dal nuovo Diritto di famiglia e che per di più configura una gravissima lesione del principio costituzionale dell'uguaglianza di tutti i cittadini e le cittadine di fronte alla legge.
Ma questo pur aberrante diritto alla "identità genetica" viene poi clamorosamente contraddetto nelle disposizioni transitorie, dove si stabilisce l'adottabilità degli embrioni crio-conservati non utilizzati al momento dell'entrata in vigore della legge, i quali però vengono fortunosamente esentati dal marchio di tecnologici "figli di nn." con l'acquisizione dello "status" di "figli legittimi della coppia coniugata o figli naturali riconosciuti della coppia convivente". Sempre che, naturalmente, "la coppia convivente" non venga cancellata da emendamenti "migliorativi" nella discussione in aula.
In questo testo viene anche di fatto cancellato il diritto alla salute della donna e dello stesso "nascituro", la cui tutela avrebbe dovuto costituirne uno degli obiettivi primari.
Infatti la salute della donna è messa a grave rischio col divieto di crio-conservazione di gameti ed embrioni e con l'inattuabile imposizione di produrre non più di tre embrioni alla volta da trasferire "contestualmente" in utero: norme che costringono la donna a subire reiterate e nocive stimolazioni ovariche ad ogni tentativo.
La salute del "nascituro" è poi gravemente compromessa dal divieto di ricorrere all'aborto selettivo in caso di gravidanze plurigemellari.
In pratica, pur di salvaguardare il "concepito", si preferisce far nascere bambini/e affetti da gravissime malattie genetiche o da altrettanto gravi patologie infettive, spesso mortali.
Naturalmente noi riteniamo legittima ogni opzione etica, religiosa o culturale, che ogni cittadina/o intenda professare, purché non si pretenda di imporla con forza di legge a tutti coloro che non la condividono.
Il pluralismo delle scelte etiche e l'esercizio delle libertà personali ci sembrano e sono il fondamento irrinunciabile di ogni democrazia degna di questo nome.
Perciò chiediamo il ritiro del testo e l'emanazione rapida di un regolamento dei centri pubblici e privati in cui si applicano le tecniche che, in questo momento, ci pare l'urgenza prioritaria.
Altrettanto urgente ci pare la necessità di creare le condizioni che rendano possibile proseguire nel Paese un ampio, approfondito e corretto dibattito che consenta ad ognuna/o di valutare in piena consapevolezza la reale portata di questo progetto di legge, che riguarda diritti democratici di primaria importanza per tutte/i e non solo - che non è poca cosa ­ per quelle circa 140.000 persone che ogni anno chiedono di accedere alle Tecniche di riproduzione medicalmente assistita.

Giovanna Coni (Forum delle donne di Rifondazione comunista)
Ines Valanzuolo (Tavolo di donne sulla bioetica)
Monica Soldano (Associazione Madre Provetta)
Federica Casadei (www.mammeonline.net)
Maria Gigliola Toniollo (Ufficio Nuovi diritti CGIL)

per inviare adesioni alla Lettera aperta alle parlamentari e ai parlamentari:
forumdonne.prc@rifondazione.it
madrepro@tin.it