Riceviamo e pubblichiamo

VIOLENZE PALESI E OCCULTE SUBITE DALLE DONNE
UN INTERVENTO ALLA CONFERENZA ORGANIZZATA DALL'USI A ROMA IL 3 DICEMBRE SCORSO CON ANALISI, DATI, PROPOSTE CHE IN PARTE NON CONDIVIDIAMO MA CHE SPERIAMO FACCIANO DISCUTERE


gennaio 2001, di Anna Costantin del WIA

 

Mi chiamo Anna Costantin, sono fondatrice dell'associazione internazionale per il welfare, il WIA, sono anticlericale, e come femminista appartengo al Crossroads Women's Centre di Londra. Il Crossroads Women's Centre ha organizzato lo Sciopero Mondiale delle Donne ed è composto da una decina di collettivi che rappresentano le donne più povere ed emarginate della
società, le quali lavorano accanto a "femministe storiche". Il Crossroads Women's Centre analizza a fondo i problemi delle donne di tutto il mondo, trovando un'unica risposta valida per tutte : vincere la povertà, che colpisce prevalentemente le donne, attraverso il riconoscimento del valore delle donne, della loro vita, e di tutto il lavoro da esse svolto per gli altri, anche all'interno della famiglia. Il Crossroads Women's Centre chiede il salario per il lavoro familiare, ovvero il riconoscimento economico di tutto il lavoro di assistenza ai figli e ai parenti o conviventi malati o anziani. Ciò non significa rimandare tutte le donne a casa, perché nei Paesi in cui il salario familiare già esiste, le donne lavorano fuori casa e occupano posti di potere molto più che in Italia. La libertà di scelta tra
lavoro familiare e professione, valorizza le donne. Nella nostra società la persona vale per i soldi che ha, e le donne di denaro ne hanno veramente poco. Per questo è necessario valutare tutto il lavoro svolto dalle donne (o dagli uomini, se è l'uomo che si dedica ai figli ed alla famiglia). Nessuno vuole rimandare le donne a casa. Devono essere le donne a scegliere liberamente la propria vita, senza obblighi esterni.Il lavoro svolto dalle donne, in casa, ha un valore economico immenso, e tutta la società crollerebbe se le donne smettessero di lavorare in casa. I governi lo sanno, e contano su questo lavoro .Secondo le stime degli studiosi di economia, lo stipendio delle madri di famiglia dovrebbe essere altissimo, e ammontare a circa 80 milioni al mese,!.Ma, ironia della sorte, un lavoro così prezioso e indispensabile sta diventando sempre più invisibile, negato o disprezzato.
Lo Stato potrebbe pagare le casalinghe, o gli uomini casalinghi, se convertisse le spese militari in spesa sociale. Se noi donne non possiamo chiedere subito uno stipendio di 80 milioni al mese per il lavoro familiare, dobbiamo però almeno esigere la sicurezza economica per tutte seguendo l'esempio dei Paesi nordici.
Le femministe hanno sempre saputo che per emanciparsi, le donne hanno bisogno dell' indipendenza economica. La sicurezza economica è indispensabile per vivere dignitosamente, per sfuggire alle situazioni di violenza.
La risposta del femminismo anni '70 è stata : "Per avere sicurezza economica le donne devono lavorare come gli uomini, anche a costo di rinunciare ai figli e ad una vita familiare serena ".La risposta del femminismo attuale è : "Non rinunciamo alla famiglia e ai figli. Abbiamo diritto alla sicurezza economica sia se lavoriamo fuori casa, sia se lavoriamo in casa, avendo cura dei figli e dei parenti. Vogliamo essere libere di scegliere se stare con i figli o anteporre la professione. Non dobbiamo essere obbligate a svolgere il doppio o il triplo lavoro, dentro e fuori casa".L'obiettivo delle femministe degli anni '70, quello di far lavorare tutte le donne al pari degli uomini, è fallito, sia perché la metà delle donne di fatto è rimasta a casa, sia perché le madri che sono riuscite a trovare un lavoro fuori casa, spesso hanno pagato amaramente la loro scelta, dovendo faticare fuori e dentro casa, realizzandosi a stento sia come madri che come professioniste, lavorando il doppio o il triplo degli uomini per ricevere salari più bassi.

Qual è la situazione attuale delle donne nel mondo? Secondo le stime dell'ONU, le donne svolgono i 2/3 del lavoro, ricevono il 5% dei guadagni e possiedono l'1% dei patrimoni. Questi pochi dati bastano per delineare uno stato di schiavitù delle donne, costrette a lavorare più degli uomini, senza diritti e senza il dovuto riconoscimento economico e giuridico. Se nei Paesi poveri la situazione è più evidente e più grave, anche nei Paesi ricchi lo stato di schiavitù esiste, ma spesso passa inosservato, tale è il grado di assuefazione al sistema maschilista e patriarcale.

Essere private dei diritti, della giustizia e del denaro necessario per vivere dignitosamente, è il tipo di violenza contro le donne più comune e diffuso.E' violenza la guerra quotidiana delle donne povere , la guerra per la sopravvivenza. E' guerra con donne assassinate, violentate, private dei figli e degli alimenti. C'è guerra soprattutto negli strati più deboli e poveri della popolazione, tra prostitute, donne anziane, madri separate, madri nubili, casalinghe, studentesse, lesbiche, immigrate, disoccupate e donne lavoratrici povere.
C'è un nesso inequivocabile tra povertà e violenza, ma ciò non vuol dire che i poveri siano violenti, anzi, è vero il contrario. La violenza dei poveri, costretti dalla necessità a rubare o a vendere droga, viene sempre scoperta e punita duramente, mentre la violenza dei ricchi è ben nascosta, trova sempre delle giustificazioni e delle vie per sfuggire alla giustizia. I poveri sono le principali vittime della violenza.
Povertà è violenza perché la fame e la mancanza di medicine uccidono. La povertà è violenza perché costringe le donne a prostituirsi, o a convivere con familiari o uomini pericolosi per sé e per i propri figli. La povertà costringe le donne ad accettare lavori pericolosi, o a lavorare in luoghi e orari inconciliabili con il normale andamento della vita familiare.La povertà è violenza perché molto spesso è causa, soprattutto nei Paesi cattolici, dell'allontanamento dei figli dalla famiglia d'origine. Togliere i figli alle madri è una minaccia orribile, che incombe un po' su tutte le madri povere, inducendole a nascondersi o ad emigrare.
Quante ragazze madri emigrano nei Paesi nordici per vivere dignitosamente? Io ne conosco tante. La pratica di dare in affidamento o in adozione i bambini poveri, chiuderli in un orfanotrofio o in una casa famiglia, è una violenza atroce, gratuita e senza senso, perché costa mille volte di meno allo Stato aiutare economicamente le madri e le famiglie povere, piuttosto che pagare gli istituti.

Mi sono interessata quest'estate a 3 casi di allontanamento dei figli dalle loro famiglie d'origine, ho scritto ai giudici, ho conosciuto bene le persone coinvolte, adulti e bambini, ed ho partecipato al loro immenso dolore per la violenza e l'ingiustizia delle istituzioni.
Questi fatti succedono nei Paesi del Sud Europa, i Paesi latino-cattolici quali Spagna e Italia, dove c'è molta più povertà, molta più ingiustizia, soprattutto contro le donne. Nei Paesi Nord europei non cattolici, è molto più difficile che un giudice decida l'allontanamento dei figli, perché le madri sono molto più ricche e rispettate che in Italia, perchè la povertà è stata praticamente debellata attraverso un'equa distribuzione delle ricchezze, grazie al welfare .

Che cos'è il welfare? Il welfare è lo Stato Sociale, un insieme di leggi ed istituzioni che provvedono ai bisogni delle persone economicamente più deboli, quali le madri nubili o separate, gli anziani, i malati, gli studenti e i disoccupati.
Il welfare Nord europeo, oltre a garantire una vita dignitosa e indipendente per tutti i connazionali maggiorenni, permette anche allo stato di tenere sotto controllo la disoccupazione, obbligando i disoccupati a cercare e ad accettare le offerte di lavoro. Solo le persone che non possono lavorare, tra le quali figurano anche le madri con figli in età prescolare, percepiscono il reddito sociale senza il dovere di cercare ed accettare offerte di lavoro.
Il welfare Nord europeo, con i suoi ammortizzatori sociali, contrasta la divisione in classi, il consumismo e la tendenza alla sopraffazione. Il welfare crea una società armoniosa, saggia, onesta, civile, responsabilizza i cittadini, rafforza lo Stato ed elimina la povertà, la quale può essere una spinta verso la devianza e verso la criminalità. Il welfare agisce anche sull'individuo, perché dalle società migliori nascono gli individui migliori, creando un circolo virtuoso.

Torno ora al tema della violenza.
La violenza è una spirale, una catena che deve essere spezzata. La violenza si trasmette di padre in figlio e da persona a persona: l'uomo picchia la donna, questa picchia il figlio, il figlio picchia i compagni, e così via, fino a quando qualcuno non riesce a frenare l'impulso dell'odio che gli è stato trasmesso. Ci sono due tipi di violenza: la violenza fisica, che si manifesta nei piccoli con il bullismo, fino a divenire, negli adulti, stupro, rissa, guerra. L'altro tipo di violenza è psicologica e morale, e consiste nei forti condizionamenti e minacce, nello schiavismo, nell'emarginazione, nell'esclusione e nella stigmatizzazione.
Il confine tra violenza psicologica e violenza fisica si attenua, quando il maltrattamento psicologico ha delle conseguenze sul fisico o sulle condizioni materiali della persona. E' violenza morale la diffamazione e i pregiudizi nei confronti dei diversi: prostitute, lesbiche, ragazze madri, donne separate e donne vittime di violenza. La cattiva reputazione di queste donne è causa di emarginazione e povertà. E' dovere del femminismo combattere contro i pregiudizi cattolici e la diffamazione che colpiscono i diversi. E' nostro dovere capire e
conoscere a fondo le persone, piuttosto che condannarle. Termini come prostituta, omosessuale, drogato, etc., dovrebbero scomparire, perché sono un marchio, ed essere sostituiti dall'espressione "persona che si prostituisce, o si droga, etc. in un determinato luogo e tempo".

La più orribile delle violenze è la guerra militare tra popoli, ma i conflitti militari spesso hanno origine dalla guerra quotidiana per la
sopravvivenza, la guerra tra i poveri e contro i poveri.Per questo motivo non si elimina la guerra militare, se non si eliminano prima la povertà ed i conflitti all'interno della società.

Le donne subiscono violenza fisica e psicologica più degli uomini, a causa della loro maggiore vulnerabilità. Vulnerabilità significa avere una minore forza fisica, una più bassa posizione sociale, un reddito inferiore, una protezione sociale inadeguata ed un maggiore attaccamento ai figli. Il legame che unisce madri e figli è generalmente più forte del legame tra padri e figli, per motivi fisiologici e culturali.
Parlare di violenza alle donne o di violenza ai bambini è la stessa cosa, perché madri e figli vivono un rapporto simbiotico. Se un figlio subisce violenza, anche la madre la subisce, e viceversa. Per questo motivo le donne sono più vulnerabili degli uomini. Vulnerabilità significa anche essere criticate per motivi quali la bellezza, l'ordine della casa, il vestiario, l'orario di lavoro, gli svaghi e i divertimenti, le tendenze sessuali, e tutto ciò che l'uomo fa liberamente, e la donna non può fare. A causa della loro forte vulnerabilità, le donne hanno bisogno di una maggiore protezione da parte dello Stato. Questo principio di sostegno speciale per le madri, è stabilito dalla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, ma largamente disatteso dai Paesi cattolici.

Ho classificato in questo modo i generi di violenza sulle donne:
- violenza morale e istituzionale, riconducibile alla mancanza di giustizia, di leggi e di istituzioni che garantiscano alla donna i diritti della persona umana;
- violenza diretta sul corpo delle donne, dovuta alla mancanza di anticoncezionali, alla violenza del parto ospedalizzato, all'imposizione
dell'allattamento artificiale, all'isteroctomia, all'infibulazione, allo stupro, etc.
- violenza di tutte le religioni maschiliste, le quali esercitano un'influenza politica e psicologica determinante contro l'emancipazione femminile, favorendo ogni tipo di violenza contro le donne.
Non si può essere femministe e, allo stesso tempo, cattoliche. Femminismo e cattolicesimo sono inconciliabili, bisogna essere coerenti su questo punto. La chiesa è l'istituzione maschilista per eccellenza, con una gerarchia che esclude le donne dal potere. La politica criminale della chiesa nei confronti dei Paesi poveri, vieta alle donne l'uso degli anticoncezionali, il miglior mezzo per eliminare la
fame nel mondo. Le donne dei Paesi poveri desiderano il controllo delle nascite. La chiesa è violenta perché obbliga le donne a partorire figli indesiderati e a vederli morire di fame o in guerra. La chiesa è falsa, perché a parole dice di difendere la vita, ma in realtà
ama la morte e tutto ciò che le appartengono: la sofferenza, il sacrificio, il dolore. Ovunque la chiesa è il principale nemico delle donne, anche nei Paesi ricchi: dove maggiore è la presenza e l'influenza cattolica, minore è l'emancipazione delle donne, la presenza di donne nel Governo e l'affermazione dei loro diritti. Per questo chiedo a tutte le femministe di chiarire bene la loro posizione nei confronti della chiesa e di tutte le religioni che calpestano i diritti fondamentali della persona. E' importante sapere che la chiesa non ha sottoscritto la Dichiarazione dei Diritti Fondamentali dell'Uomo. Tra le altre cose, ricordo che il Vaticano e 5 Paesi arabi hanno chiesto il depennamento di tutti i reati connessi alla violenza domestica, quando rientrano negli usi e costumi religiosi. Per questi motivi le femministe devono unirsi ai movimenti anticlericali per abrogare il Concordato ed il potere temporale della chiesa. Partecipiamo tutti alla settimana anticoncordataria che si terrà a Roma in febbraio! Chiediamo a tutti i parlamentari l'abrogazione del concordato!

Per quanto riguarda la violenza fisica subita dalle donne, ho accennato alla mancanza di medicine e pratiche mediche che proteggano le donne dalle gravidanze indesiderate o aborti. Vorrei cominciare dall'argomento più attuale: la pillola del giorno dopo, un metodo contraccettivo sicuro, indispensabile per la sicurezza delle donne. La pillola del giorno dopo finora usata in Italia consiste in un dosaggio altissimo di ormoni, molto dannoso per la salute umana. La pillola usata nel resto d'Europa, invece, è molto meno dannosa per l'organismo. L'Italia per ultima si prende cura della salute delle donne, mentre tutti gli altri Paesi europei l'hanno già fatto da decenni.
Altro metodo contraccettivo più importante della pillola del giorno dopo, e illegale nel nostro Paese, è la sterilizzazione, femminile e maschile, il metodo più sicuro e più usato in tutta Europa. Questo metodo è semplice e non richiede più il taglio addominale. La sterilizzazione volontaria non ha effetti collaterali sulla salute della donna ed ha effetti sicuramente benefici sulla qualità dei rapporti con l'altro sesso e , in generale, sulla vita delle donne. In molti casi la sterilizzazione salverebbe famiglie intere dalla catastrofe, per esempio nel caso in cui i giudici tolgono i figli ai genitori a causa dei troppi bambini e dei pochi denari. Ma la legge italiana vieta la sterilizzazione, e l'ignoranza di certi operatori sociali dissuade dalla scelta di questo semplice intervento chirurgico. Ciò avviene in Italia, mentre in Europa la sterilizzazione è legale, ed in alcuni Paesi è eseguita gratuitamente.

Per quanto riguarda il parto, dobbiamo incoraggiare la nascita non violenta in ospedale o in casa, gratuitamente, lasciando il più possibile alle donne la scelta di dove e come partorire. Per molte donne è disumano il modo in cui si partorisce negli ospedali, con una continua e gratuita intromissione del personale ospedaliero nel corpo della donna, la deportazione del neonato subito dopo l'espulsione, l'ambiente inadatto a favorire un evento naturale che richiede la massima cura anche dal punto di vista psicologico.

Per quanto riguarda lo stupro, l'unica soluzione veramente valida è la prevenzione. Per eliminare le situazioni a rischio di violenza sessuale è necessario individuare le persone a maggior rischio di violenza fisica, le quali sono:prostitute, mogli o conviventi di uomini violenti, donne che per motivi di lavoro frequentano luoghi e persone pericolosi. Per dare a queste donne la possibilità di evitare gli stupratori, occorre debellare la povertà e l'insicurezza economica che gettano sulla strada il 70% delle prostitute e costringono alla convivenza forzata le mogli di uomini pericolosi. Mi spiego meglio: una casalinga che non abbia la possibilità di lavorare, per motivi di famiglia, personali o semplicemente perché il lavoro fisso non si trova, non può scappare da un marito violento, perché non ha i mezzi economici per farlo. Solo con il ragionevole aiuto economico dello Stato, il welfare, senza limiti di tempo, potrà ricostruire una vita per sé e per i propri figli. Ciò avviene in Europa, ma in Italia non ancora: i centri di accoglienza per le vittime di violenza sono troppo
pochi, e non accettano donne oltre un limitato periodo di tempo, troppo breve per chi deve ritrovare il coraggio di andare avanti. Inoltre ogni donna ha una storia diversa, e non si può dare a tutte lo stesso tempo e le stesse condizioni per trovare casa, lavoro, sicurezza.
Per quanto riguarda le prostitute, le quali, come ho già detto, quasi sempre si vendono per mancanza di mezzi economici per vivere e per mantenere la loro famiglia, occorre prima di tutto eliminare la povertà, causa del loro stato, e inoltre legalizzare la loro professione, ovvero le associazioni di prostitute, per rendere la loro vita più sicura, meno stigmatizzante, e favorire il loro reinserimento nella società. Anche le donne che scelgono per piacere di prostituirsi, hanno diritto ad una vita dignitosa e senza violenza. Le prostitute che lavorano in una cooperativa corrono meno rischi di stupro, di morte, di contagio e di diffamazione rispetto alle prostitute di strada. E' importante dare alle prostitute la possibilità di vivere nella legalità, pagando, se vogliono, le tasse allo Stato, piuttosto che finanziare la malavita, chiedendo protezione al comune, alla polizia, e non ai papponi. Se preferiranno rimanere illegali, continueranno a farlo. Ma è
meglio vivere nella legalità, per tutti. Per questi motivi chiediamo la legalizzazione delle cooperative di prostitute, contro ogni forma di proibizionismo fallimentare.

Donne assassinate dal marito o dal fidanzato: in pochi giorni a Roma ne sono morte cinque. Vorrei dire a riguardo che il mio vicino di casa, pur avendo sparato in testa alla figlia, non è mai stato in prigione: è ritenuto "non pericoloso". Mi domando allora che pena sconteranno i cinque assassini di Natale: vacanze alle Hawai? E se le vittime fossero state uomini, i giudici penserebbero lo
stesso che gli assassini non siano pericolosi? Da questi omicidi, e da queste sentenze, si deduce che il valore delle donne, nella nostra società, è veramente basso. D'altra parte, al mondo d'oggi, l'uomo vale i soldi che ha, e le donne di soldi ne hanno veramente pochi.

La violenza delle istituzioni contro le donne: è la peggiore delle violenze all'interno delle società civili. Lo Stato italiano è violento perché calpesta i diritti umani delle donne quando è assente e non garantisce giustizia, sicurezza economica, servizi, informazioni e valida assistenza giuridica in caso di maternità, malattia, anzianità, disoccupazione, separazione dal coniuge o dal convivente. Lo
Stato è altrettanto violento quando irrompe nella vita delle persone strappando i bambini dai genitori, gli anziani e i malati dalla loro casa. I poveri, ma anche la gente comune, sanno che è meglio non fidarsi dei servizi sociali, così come non si fidano dello stato. I servizi sociali attualmente non hanno gli strumenti e la formazione necessaria per aiutare i bisognosi. I risultati del loro lavoro spesso sono deleteri perché tendono a stigmatizzare i poveri e i diversi, incolpandoli del loro stato e punendoli, anziché curare le cause del male. In questo modo non si spezza la spirale della povertà e dell'emarginazione, anzi si accresce.

Grazie al Governo di sinistra degli ultimi anni, si sta avviando la riforma del welfare, con grandi benefici per le donne e per tutti. Vigiliamo affinché le nuove norme siano applicate correttamente, e costantemente migliorate. C'è ancora molto da fare per migliorare il welfare. Il nuovo sussidio di maternità per le madri povere è ancora basso e insufficiente per vivere: il sussidio dovrebbe essere corrisposto almeno fino al decimo anno dell'ultimo figlio nato. Tale sussidio dovrebbe permettere alle madri di svolgere le loro funzioni genitoriali senza ostacoli e senza l'obbligo di svolgere contemporaneamente altri lavori extra-domestici. I figli trascurati dalle madri o affidati a nonni, zii, asili e baby-sitter, corrono maggiori rischi rispetto ai bambini allevati dalle loro madri. Inoltre è naturale che una madre desideri stare vicina il più possibile ai figli negli anni più importanti della loro formazione e della loro crescita.

Il rispetto della maternità dovrebbe essere alla base di ogni teoria femminista, ma purtroppo in Italia non è così: si discute ancora sulla
scelta della maternità, come se le madri fossero colpevoli di aver scelto di seguire la loro natura. Non ha molta importanza per la società il perché si diventa madri: dovrebbe essere una libera scelta individuale. E' più importante rispettare e proteggere la maternità di tutte le donne. In Italia la maternità ha perso molto valore e significato, perché c'è l'obbligo di anteporre la professione ai figli, e non ha molto senso mettere al mondo un figlio per farlo allevare ed educare da altri. Per questo motivo l'Italia ha il più basso tasso di natalità del mondo. All'estero, al contrario, le femministe si battono in primo luogo per l'affermazione dei diritti delle madri, e dedicano le loro organizzazioni alla "tutela dei diritti riproduttivi delle donne" o al riconoscimento economico del lavoro familiare.

Per concludere, l'appello che secondo il mio parere dobbiamo rivolgere alle donne, agli uomini, alle istituzioni nazionali e sovranazionali, è il seguente:

siamo stanche di partorire figli non voluti e di vederli morire di fame e di malattie: esigiamo la disponibilità di tutti i mezzi per il controllo delle nascite in tutti i Paesi poveri e ricchi!
Siamo stanche della gerarchia cattolica maschilista, con la sua assidua ed intramontabile inquisizione contro le donne!
Siamo stanche del potere quasi interamente maschile nei Paesi cattolici!
Siamo stanche di subire violenza dai padri, dai mariti, dai datori di lavoro e da chiunque, senza i mezzi economici, la giustizia e le strutture necessarie per denunciare e per difenderci dalla violenza!
Siamo stanche di vederci portare via i nostri figli o di subire la minaccia del loro allontanamento!
Siamo stanche di vendere il nostro corpo e la nostra anima costrette dalla povertà!
Siamo stanche di dover fingere di star bene, per non essere ulteriormente umiliate ed emarginate dalla società!
Siamo stanche di svolgere tanti lavori contemporaneamente, dentro e fuori casa, senza orari, senza asili, senza nessun riconoscimento economico e morale!

Chiediamo :
-l'abolizione del Concordato e del potere temporale della chiesa cattolica;
-il continuo miglioramento del welfare e dell'organizzazione sociale attraverso la traduzione e lo studio dei modelli di Stato Sociale Nord europei: il sussidio di disoccupazione deve essere pari alle pensioni sociali, non stigmatizzante e senza limiti temporali, ma con condizioni che spingano i disoccupati a trovare un lavoro.
- la democrazia paritaria, tramite le quote proporzionali e tutti i sistemi transitori o permanenti adottati con successo nei Paesi nordici, per non far scomparire le donne dalla scena politica.
-la corretta applicazione in tutta Italia del nuovo modello di welfare, la legge da poco approvata, con l'obbligo del controllo delle istituzioni, anche per mezzo della raccolta di reclami e denunce anonime in cassette installate in tutti gli uffici del comune e nelle scuole.
- l'aumento ed il miglioramento della spesa sociale, tra le più basse in Europa.
- l'obbligo per tutti i comuni italiani di informare bene la popolazione riguardo ai diritti e ai servizi offerti dal comune, tramite opuscoli
chiari, sintetici ed esaurienti, esposti in tutti gli uffici comunali;
- il giusto riconoscimento del valore morale, sociale ed economico del lavoro svolto dalle madri, dalle donne e dagli uomini che si occupano in casa di figli e familiari malati o anziani.
Il salario per il lavoro familiare deve permettere alle madri, o ai padri, di restare accanto ai loro figli almeno fino al compimento dei 10 anni dell'ultimo figlio nato.