LA SCONFITTA DELLA
LEGGE SULLA FECONDAZIONE
febbraio 1999 pubblicato sul mensile Reds
Alla Camera l'articolo del disegno di legge sulla fecondazione (dove si prevedeva la fecondazione eterologa, cioè con seme non del marito ma di altro donatore) é stato battuto clamorosamente da un voto trasversale che ha riunito tutte le forze "cattoliche" dei due poli, e in più AN e gran parte di Forza Italia. Sconcerto e sorpresa nella sinistra. Gaudio della gerarchia ecclesiastica, che ora chiede di andare avanti come bulldozer, con la stessa maggioranza, anche sulla questione del finanziamento alle scuole private.
Per interpretare tale vicenda (come quella della violenza e blue jeans) é impossibile utilizzare esclusivamente la strumentazione analitica che vede come unica causa degli eventi la lotta tra classi sociali. Come spiegarsi infatti questo voto secondo i nostri classici metodi di analisi? Tutti i giornali in mano alla grande borghesia hanno criticato in maniera aperta e decisa questa bocciatura. Il Corriere della Sera ha dedicato i propri editoriali in prima pagina per tre giorni consecutivi a stigmatizzare il voto chiesastico, che, dunque, ben difficilmente potrebbe essere interpretato come un "attacco del capitale contro le donne".
La borghesia é a favore della fecondazione artificiale. La ragione é molto semplice. La borghesia non tollera molte altre regole che non siano quelle dettate dal mercato. Non vuole autorità superiori che coi propri specifici interessi possano intralciare i suoi disegni. Si veda ad esempio il dispetto con cui i maggiori quotidiani trattano líopposizione da parte del Papa allíembargo verso líIraq. Il problema é che dal punto di vista degli specifici interessi del Vaticano il regime di Saddam é meglio di tanti altri della regione (come Israele o il Pakistan) che perseguitano i cattolici, e dunque impediscono almeno in potenza di espandere la sfera díinfluenza della gerarchia. Líatteggiamento papale non é dettato da particolare amore verso la base cristiana, ma da specifici interessi di casta da difendere, e questa casta é tanto più potente quanto più riesce a radicarsi nel mondo. Ai tempi del fascismo la gerarchia non ci pensò un attimo a mollare la base cristiana del Partito Popolare e ad accordarsi con Mussolini per vantaggi permanenti alla struttura (Patti Lateranensi).
Non é un caso che oggi sia il Regno Unito (il Paese in Europa dove líinfluenza della gerarchia ecclesiastica, anglicana in quel caso, é minore e dove il liberalismo ha fatto più strada) ad avere la legge più avanzata in fatto di fecondazione. Là la borghesia é riuscita a liberarsi della tutela religiosa, può fare da sé, non ha bisogno di quella alleanza per combattere il movimento operaio. Anche in Italia per il momento il movimento operaio é debole e per questo la borghesia non vede alcuna buona ragione per accodarsi ai preti. In altri tempi (il secondo dopoguerra ad esempio) ben volentieri líha fatto: alla Chiesa é ricorsa ogni qual volta si é trattato di allargare il fronte contro la classe lavoratrice. Ora non sente questa necessità.
Se dunque la posizione della Chiesa non é dovuta a considerazioni di classe (né tantomeno religiose, poiché occorre una conoscenza anche superficiale dei Vangeli per rendersi conto che quella della Chiesa é uníaltra religione rispetto a quella proposta da Gesù), da quali cause materiali deriva?
La Chiesa é la più antica burocrazia del mondo. La caratterizzazione non é nostra, ma di eminenti marxisti (Trotsky, che a sua volta líaveva ripresa da Kautsky). Non si tratta di una classe (non é protagonista di un qualche modo di produzione), ma di un ceto parassitario, qualcosa per certi versi simile (il paragone é di Boff) a quella che fu la burocrazia sovietica. Si tratta di una nomenclatura con propri specifici interessi, intrecciati certo al modo di produzione dominante, ma non dipendente organicamente da esso. Le burocrazie ecclesiastiche sono esistite, in varie forme, in tutti i modi di produzione e di "burocrati" religiosi dotati di privilegi materiali ce níerano anche in società in cui le classi non erano ancora strutturate. Burocrazie ecclesiastiche resistono anche in quelle società dove la borghesia é stata eliminata da rivoluzioni sociali.
Líinteresse materiale primario della gerarchia ecclesiastica é quella della perpetuazione del proprio potere. Potere che significa anche tutta una serie di privilegi, di varia natura. E dato che questo potere é dato dalla propagazione di un bene immateriale, la religione, la sopravvivenza della gerarchia é data dal permanere e dallíespandersi nella società di questa ideologia. La Chiesa dunque difende tutti i governi, siano essi fascisti o di sinistra, che si impegnano fattivamente perché questa ideologia conservi ed estenda le proprie radici nella società. Questa é la ragione per cui il Papa é contro líembargo a Cuba. I suoi interessi sono infatti diversi da quelli degli imperialisti. Gli USA vogliono abbattere Cuba, al Papa invece non interessa affatto che Cuba si americanizzi (anzi, vede questa possibilità come un male perché considera giustamente líideologia consumista come concorrente alla propria), ma vuole che si "cattolicizzi", vuole cioè che la gerarchia accresca il proprio potere e il proprio radicamento. Ciò che il Papa ha contrattato con Castro non sono misure economiche liberalizzatrici, ma concessioni utili alla crescita della propria influenza. La gerarchia del resto combatte attivamente la Teologia della liberazione perché intuisce giustamente che questa mette in discussione, anche se spesso solo implicitamente, la necessità stessa di una gerarchia (é dunque nel campo ecclesiastico una corrente di pensiero antiburocratica).
Gli interessi materiali di ogni burocrazia sono ricoperti dalla ideologia, nel caso di quella ecclesiastica essa prende il nome di "teologia". Allo stesso modo la burocrazia sovietica ricopriva i suoi peggiori misfatti con citazioni di Marx ed Engels. Non si tratta di un trucco, ma di un abito, un linguaggio burocratico fatto di segni e segnali che sempre in realtà rimandano ad altro. Per fare un paragone familiare a molti lettori si pensi a come tanti tradimenti contrattuali siano coperti dal "sindacalese". Dunque perderemmo tempo se andassimo alla ricerca delle motivazioni dei comportamenti della chiesa cattolica cercandone le radici teologiche e contestandole su quel piano. Si tratta di un abito, dobbiamo capire quel che cíé sotto.
Alla radice di ogni presa di posizione ecclesiastica cíé la difesa della famiglia. La gerarchia si é resa conto che nel capitalismo con la sua forza disgregatrice e líasservimento degli individui alle merci e alla produzione, solo il mantenimento del nucleo familiare classico permette uníefficace riproduzione dellíideologia religiosa. Solo líesistenza della famiglia fa sì ad esempio che i bambini vengano sin da piccoli indottrinati (quando la loro mente non ha ancora raggiunto la capacità díastrazione e quindi non é fisicamente in grado di comprendere la religione cattolica, che é astratta in sommo grado), in modo tale da perpetuare nel nostro Paese una situazione di monopolio religioso. Altrimenti chi potrebbe compiere questa coazione? Solo uno stato teocratico potrebbe riuscirci. In uno stato moderno la gerarchia é costretta a far affidamento sulla famiglia perché la gente continui ad andare a messa, a trasmettere ai figli il rispetto per la stessa religione dei padri (e quindi il rispetto per chi la propaga) e perché la loro crescita sia scandita da riti di iniziazione che vedano la Chiesa come tutrice. Se la Chiesa non avesse questo ruolo sparirebbe, e con essa il suo potere e la sua ragione di esistere.
Il tipo di famiglia difeso dalla gerarchia é quella che vede a capo il padre, con la madre e i figli in posizione subalterna. La famiglia può essere mantenuta solo allíinterno di rigide norme che facciano ricadere nella sostanza la responsabilità del suo sviluppo sulle donne. Le donne hanno sempre ricevuto dai preti copiosi ammonimenti a "portare pazienza" verso i mariti che si allontanavano e si deresponsabilizzavano, ma condanne senza appello nel caso fossero loro a fare altrettanto. Tuttora la condanna sociale colpisce inesorabilmente la donna che abbandona i figli, ma é assai clemente verso i maschi che fanno la stessa cosa. Anche nel capitalismo abbiamo un numero crescente di donne che portano avanti faticosamente la famiglia, abbandonate dal marito e con solo saltuari partner, mentre circolano una marea di uomini liberi, onnipotenti e deresponsabilizzati. La gerarchia vuole inchiodare la donna alla famiglia, perché la donna é líunica garanzia della sopravvivenza di questo istituto in una società governata dai maschi e che non vogliono in alcun modo rinunciare alla propria "libertà". È dunque paradossalmente affidata alla donna la trasmissione dellíideologia religiosa, dei suoi riti, ecc. allíinterno della famiglia, mentre altri maschi (quelli che dominano nella gerarchia ecclesiastica) mantengono il totale controllo dellíapparato e vigilano sulla sua ortodossia.
Per questo la gerarchia si intromette pesantemente nella vita familiare decretandone il comportamento nei minimi dettagli, con una morbosa attenzione allíaspetto sessuale. Se non si ammette la politicità della sessualità non si capisce il perché di questo atteggiamento. La sessualità é il terreno di battaglia eterno tra le donne e gli uomini e tra i figli e i genitori. Si tratta di una lotta diversa da quella di classe, separata da questa e ben più antica. Controllare la sessualità delle donne e dei giovani significa per la gerarchia ecclesiastica controllarne la libertà e la capacità di autodeterminarsi, quindi significa, per le cose che dicevamo sopra, lottare per la propria ragion díessere. Se si eliminano battesimo, comunione, matrimonio, funerale, la messa, il catechismo cosa rimane ad una Chiesa ricettacolo di ogni peccato e che ha al centro delle proprie preoccupazioni non certo la liberazione dellíumanità, ma la sopravvivenza del proprio potere?
Dunque la gerarchia é ferocemente contraria a tutto ciò che significa autogoverno della donna, del suo corpo e del suo destino. Dunque é contraria al divorzio, allíaborto, ed anche alla fecondazione, cioè ad un mezzo meccanico che porta la procreazione fuori dalla famiglia e líaffida a leggi, medici, centri di uno stato laico. La Chiesa é infatti contraria sia alla fecondazione eterologa che omologa. Tutto ciò che anche da lontano assomiglia a libera determinazione fuori dal controllo ecclesiastico suona per la gerarchia come campanello díallarme.
La gerarchia ecclesiastica é dunque intrinsecamente maschilista e il fatto che sia costituita nei suoi posti di comando in maniera esclusiva da maschi, ne rafforza la determinazione, ma non ne costituisce la causa. Possiamo immaginare anche dei vescovi donne e che difendono le stesse concezioni, perché il nodo é la famiglia e la possibilità che ha la Chiesa di influenzarne il ciclo vitale e dunque di trovare una ragione per la sua esistenza.
La borghesia é contro líinfluenza della gerarchia ecclesiastica perché sa che la difesa accanita della famiglia nucleare può danneggiare il suo corso liberista e portarlo indietro. Dove il capitalismo impone liberamente le sue leggi non é difficile vedere come il primo istituto a sfaldarsi sia la famiglia: in quei luoghi la gerarchia combatte i mali del capitalismo, non perché abbia tentazioni "socialiste" ma semplicemente perché il capitalismo danneggia la sua espansione, perché nella disintegrazione sociale non cíé più posto per riti e cicli vitali e ridenti famiglie che si dirigono alla messa col vestito della domenica. La Chiesa é disposta a tollerare un capitalismo dal volto umano e che non arrivi fino al punto di disgregare la famiglia e che non attenti alle "virtù" dei suoi adepti, quindi vuole líimpossibile.
La rincorsa in Italia dei partiti borghesi (Fini, gran parte di FI, il PPI, ma anche Di Pietro, Segni, Cossiga, Prodi cioè di tutti i possibili candidati del "nuovo") alle posizioni ecclesiastiche é un segno evidente della incapacità della borghesia italiana di darsi una rappresentanza politica degna di questo nome e di esercitare una qualche egemonia politica e culturale. Per questo il successo della bocciatura della fecondazione eterologa é stato salutato con fastidio dalla borghesia: é per lei un chiaro segnale che si allontano i tempi della formazione di una forza politica che la rappresenti pienamente, senza far compromessi con altre forze a lei estranee.
La sinistra ha dato di nuovo prova della sua viltà. A parte qualche strilletto di Veltroni, subito strozzato in gola, per tutto il corso della discussione della legge in Commissione la sinistra ha accettato umilianti compromessi, immaginando che fosse possibile a tavolino ottenere ciò che solo la mobilitazione di piazza ha conquistato in passato. Quando líarticolo é stato bocciato i diessini non hanno avuto nemmeno la forza di chiederne conto al proprio alleato PPI. Quanto al nostro partito, il PRC, si é ben guardato dal sollevare grandi scandali. Siamo ormai abituati a leggere su Liberazione reportage che riportano sempre gli interventi papali esaltandone la riga di polemica anticapitalista (il cui carattere regressivo abbiamo già spiegato) e sottovalutano il succo che é ossessivamente contro le donne e i loro diritti. Quandíé che noi lavoratori la smetteremo di ricercare alleanze con chi é sistematicamente contro il nostro più grande e purtroppo solo potenziale alleato?