Riceviamo e Pubblichiamo
LA RETE DI DONNE
PER LA PACE DI VENEZIA E MESTRE CHIEDE ALLA CITTA' DI VENEZIA
DI IMPEGNARSI PER LA PACE
ottobre 2001, dalla rete di
donne per la pace di Venezia e Mestre
Care amiche, lunedì 24 alle 12 consegneremo al Sindaco di Venezia e alle consigliere e ai conseglieri l'appello che vi trasmetto di seguito. Non vuole essere solo un semplice appello ma un atto sombolico e una richiesta di responsabilità e di impegno reale. Saranno presenti donne autorevoli della città e uomini impegnati sulla pace.
La rete di donne per la pace di Venezia e Mestre, facendo propri i numerosi appelli italiani e internazionali di donne, chiede al Sindaco di questa città, alle Consigliere e ai Consiglieri, alle elette e agli eletti nel Parlamento italiano ed europeo di impegnarsi personalmente per il bene più prezioso: la pace.
Alla condanna per gli attentati che hanno sconvolto l'America deve seguire il fermo richiamo alla pace, il rifiuto di opporre violenza a violenza. In un mondo senza più confini, in cui tutto ciò che ha
dimensione locale ricade nello scenario internazionale, nessuno può pensare di mettere in campo una risposta armata senza che ciò pregiudichi la sicurezza del mondo intero. Le recenti guerre hanno creato odio, umiliazione, devastato i territori, creato danni all'ambiente, e minato la salute anche di chi le ha combattute, sconfessando le ragioni di chi ha creduto nelle guerre umanitarie.
La guerra si oppone alla vita, non può mai riparare torti od offrire giustizia perché é solo strumento di morte, parla il linguaggio delle armi sempre più sofisticate e sempre più distruttive.
La guerra dimentica la vita reale di tutti i giorni, le esigenze dei corpi e delle menti, i bisogni reali e non fittizi dei popoli, la fatica e il lavoro di solidarietà, di rapporti civili che rendono possibile la vita delle città, dei luoghi.
Di fronte a ciò che é successo nessun intervento armato riparerà alle vite sacrificate ma creerà altri morti, altre sofferenze. Non rispondere alla violenza non é un segno di debolezza da parte degli Stati, bensì dimostrazione di civiltà e non di barbarie, segno che prevale la saggezza e l'insegnamento della storia, che si opera per la restituzione alla politica del suo senso più profondo: sostituire alla forza e al dominio l'intelligenza, la ricerca della relazione, del rapporto e della mediazione.
L'unica via d'uscita dall'orrore é la scelta consapevole della pace, del dialogo tra diversità, la costruzione di un mondo più giusto e solidale, strada percorsa da tante donne e tanti uomini anche nei luoghi dei conflitti. La scelta radicale della non violenza si deve accompagnare all'impegno per cancellare le storture, le profonde ingiustizie e oppressioni radicate nel nostro modello di sviluppo, che generano odio e spargimenti di sangue. Questo é l'impegno che deve essere assunto da tutti i cittadini e da tutte le istituzioni che governano il mondo.
Ora pochi uomini di potere Ð che confondono il maschile con una virilità aggressiva> mantengono un ordine simbolico che impone le armi al posto del dialogo:
NON POSSONO AVER PAROLA PER TUTTI E TUTTE.Noi donne impegnate a dare valore al lavoro della vita, radicate nella differenza di pratiche e pensieri, alziamo la voce e chiediamo ad altre ed altri di condividere con noi questo appello e di aprire uno spazio di incontro e di riflessione in città.
Al Sindaco e alle elette e agli eletti consegnamo questo appello e chiediamo loro un impegno personale affinché il governo italiano e il parlamento europeo sappiano svolgere un'azione di mediazione facendo prevalere le esigenze della pace e della vita, e che nell'esprimere solidarietà al popolo americano, siano fermi nel respingere un coinvolgimento militare internazionale.
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