SAFIYA HUSEINI: LA MOBILITAZIONE CONTINUA.
SINTESI E AGGIORNAMENTI SUL CASO DELLA DONNA NIGERIANA CONDANNATA A MORTE PER ADULTERIO, CON GLI INDIRIZZI VALIDI E I MESSAGGI DA INVIARE


dicembre 2001, a cura di Gabriella Gagliardo

 

Da alcune settimane piovono messaggi per salvare Safiya su tutte le caselle e mail coinvolte nella campagna. Il presidente nigeriano Obasanjo ha provveduto prontamente a chiudere la sua casella subito dopo l'inizio della campagna, ed anche la casella dell'ambasciata in Italia si è subito intasata, ma altre strade sono state trovate.
Una è collegarsi al sito della delegazione nigeriana all'ONU dove c'è una pagina per comunicazioni:.
http://www.nigerianmission.org/_vti_bin/shtml.dll/feedback.htm e da lì inviare il messaggio in inglese. Oppure si può utilizzare la posta prioritaria per scrivere al Presidente Olusegun Obasanjo, presidential Villa, aso Rock, abuja, Nigeria. Ma è utile inviare lettere anche all'Ambasciata di Nigeria (Via Orazio 18 ­ 00193 Roma) e al nostro Ministro degli Esteri Renato Ruggero (P.le della Farnesina 1 ­ 00184 Roma) per fare pressioni, e copia di queste alla National Human Right Commission
Plot 800 Blantyre Street
Gidan Aisha - Wuse II - ABUJA (Nigeria).
Riassumiamo brevemente il caso per chi non ne fosse compiutamente a conoscenza.
Safiya è una donna di 33 anni, divorziata, che ha avuto una bambina, Adama, da un uomo sposato con due mogli. Il caso è scoppiato quando l'uomo è stato invitato dal padre di Safiya a sposarla o almeno a contribuire al mantenimento della neonata. L'uomo ha allora denunciato Safiya, negando la propria responsabilità nella paternità ma ammettendo la relazione. Lui è stato scagionato da ogni colpa mentre Safiya è stata condannata a morte: dovrebbe essere seppellita fino al collo e lapidata dalla gente del suo villaggio, al termine del periodo di allattamento stabilito fino a un massimo di 144 giorni dopo la nascita.
Ora il termine è scaduto ma la sentenza è sospesa. Non certo perché Safiya ha dichiarato di essere stata violentata e quindi di non essere colpevole di adulterio; infatti l'uomo è stato prontamente scagionato anche da questa accusa, visto che non ci sono prove. La sospensione è dovuta all'incredibile successo della campagna di pressione, grazie alla quale diverse autorità nigeriane hanno dovuto prendere posizione in tal senso.
Ma la condanna non è stata affatto cancellata, e il pericolo incombe ancora su Safyira, come sulle altre donne che in Nigeria vengono condannate per analoghi "delitti".
Siamo venuti a conoscenza solo in questa circostanza del caso di Bariya Ibrahim Magazu, di 17 anni, che l'anno scorso è stata condannata a ricevere 100 frustate ­ una pena oltre che disumana e crudele, anche invalidante - per avere avuto relazioni prematrimoniali. Anche in questo caso la ragazza era rimasta incinta, anche questa volta si trattava di violenza sessuale, ma la ragazza non aveva potuto provare la colpevolezza dei suoi tre aggressori, ed era stata condannata a un supplemento di 80 frustate per diffamazione.
Il caso di Safiya va seguito quindi fino in fondo anche per far emergere tutti questi casi nascosti, che rischiano di moltiplicarsi in tutti gli stati in cui viene applicata la Shar'ia, la legge consuetudinaria islamica, un corpus di norme parallelo a quello laico. In Somalia, una confederazione di Stati, la legge coranica viene oggi applicata in 12 stati su 36, ma i tribunali federali (Corte d'appello e Corte Suprema) non vi sono soggetti.
Per Safiya è stata presentata in Italia un'interpellanza parlamentare. Firmata dagli onorevoli Titti De Simone, Deiana, Sereni, Zanella, Cima, Mascia, Valpiana, chiede al Ministro degli Affari Esteri "se non ritiene di dover dare inizio ad una azione diplomatica a sfondo umanitario di ampio respiro affinché la vita di Safiya sia risparmiata.". Gli stessi deputati hanno inviato, il 22 novembre scorso, una lettera al Presidente della Camera e al Presidente della Repubblica.
La rappresentante del Ministero delle Donne della Nigeria, Ladidi Bara'u Abdulkadir, secondo un dispaccio ANSA-AFP, ha dichiarato che il governo non appoggia la condanna. Anche l'ambasciatore nigeriano a Roma, Etim Okpojo, che ha ricevuto il 21 novembre una delegazione di "Nessuno tocchi Caino" dopo una manifestazione di protesta, si è pronunciato in tal senso: "Il Governo federale non consentirà che Safiya venga giustiziata. Il Governo è molto preoccupato e si sta prendendo cura del caso".
Purtroppo però i rapporti tra i tribunali islamici e quelli federali sono a dir poco ambigui. Intorno al caso di Safiya, una donna povera e con un pessimo avvocato (si è rifiutato di ricorrere contro l'uomo che ha dichiarato di non avere violentato Safiya, "per non mettere nei guai il poveretto"), si scatena una lotta di cui lei è presumibilmente ignara, tra poteri federali e locali, laici e religiosi. Farid Adly, direttore di "Anbamed, notizie dal Mediterraneo", scrive: "La situazione politica ed istituzionale in Nigeria vive un momento molto difficile. Il progressivo allargamento dell'influenza dei tribunali islamici negli stati del nord della federazione nigeriana preoccupa le autorità centrali che dovrebbero far rispettare il Codice penale ufficiale della Nigeria. L'inasprirsi delle violazioni dei diritti umani e l'emissione di sentenze capitali, conseguenti all'applicazione della Shari'a, contrasta con la tendenza in atto nel paese. L'attuale presidente, Olusegun Obasanjo, nel gennaio 2000 aveva concesso l'amnistia o la commutazione della pena ai condannati a morte. Pur dovendo fronteggiare sanguinosi disordini, conseguenti alla collisione tra comunità islamiche e cristiane, sembra che il Governo centrale mantenga una moratoria di fatto."
In questa situazione è indispensabile moltiplicare le pressioni e vigilare. Il messaggio più semplice che si possa inviare è il seguente: "We want Safya Hussaini Tudu alive", seguito da nome, cognome,
città e stato. Altrimenti, ecco una proposta di lettera più articolata con la sua traduzione, che riceviamo da Farid:

His Excellency Chief Olusegun Obasanjo
President of the Federal Republic Of Nigeria
Shehu Shagari Way, Abuja (Nigeria)
Dear President
We appeal to you with deep concern and distress, begging you to Intervene to avoid that Safiya Hussaini Tungar-Tudu, mother of a still suckling baby, is put to death. Ms. Tungar-Tudu, convicted for adultery, has been condemned to be stoned to death by the Islamic Court of Gwadabawa, in the state of Sokoto. Your nation central authorities have the power and the duty of cancelling such a sentence. By the use of your own constitutional powers, also you could, dear President, through extreme instance, grant mercy. As shown by the fast growth of the number of abolitionist countries, death penalty harshly contrasts with the ethic maturity reached by Mankind. Capital punishment bars the way to the development of Human rights, the only mean to reach peace and justice among human beings in a tormented world.
We oppose death penalty in all cases, but we submit to your attention Ms. Safiya Hussaini Tungar-Tudu's case with particular concern, because the crime for which she has been condemned, the kind of trial she has undergone, and the method chosen to put her to death add terrible aggravating factors to the capital punishment itself.
In the confident hope of your authoritative intervention, we remain respectfully yours

Firma leggibile ed indirizzo

Traduzione:
Signor Presidente, ci appelliamo a lei con grande preoccupazione ed angoscia pregandola di intervenire per impedire che Safiya Hussaini Tungar-Tudu, madre di un neonato che sta tuttora allattando, sia messa a morte. La signora Tungar-Tudu, accusata di adulterio, e' stata condannata alla lapidazione dal Tribunale islamico della città di Gwadabawa nello stato del Sokoto. Le Autorità centrali del suo paese hanno il potere e il dovere di annullare una simile sentenza. Come estrema istanza, ricorrendo ai Suoi poteri costituzionali, lei, Signor Presidente, potrebbe concedere la grazia.
Come dimostra la rapida crescita del numero dei paesi abolizionisti, la pena di morte risulta essere in netto contrasto con la maturità etica raggiunta dall'Umanità. Essa impedisce inoltre lo sviluppo dei diritti umani, che solo può portare pace e giustizia tra gli uomini in un mondo tormentato. Pur essendo
in ogni caso contrari alla pena di morte, le sottoponiamo con particolare il caso della signora Safiya Hussaini Tungar-Tudu in cui il delitto contestato, il tipo di processo celebrato e il metodo di esecuzione scelto aggiungono terribili fattori aggravanti alla condanna capitale. Con viva speranza nel suo autorevole intervento, la salutiamo rispettosamente.