DIRITTI E DELITTI
UNA DENUNCIA E UN'INIZIATIVA DI LOTTA A DIFESA DELLA 194


novembre 2000, dall'Osservatorio delle Donne Trevigiane "La Panchina"

 

Incinta della 4^ figlia, Patrizia D. viene avvisata, alla seconda ecografia (23^ settimana di gestazione) delle gravissime malformazioni genetiche che il feto presenta. Decide per l'interruzione volontaria di gravidanza, e si scontra con tutta una serie di informazioni contraddittorie ricevute dai medici: le si dice che è fuori termini legali, che deve sottoporsi ad un esame di approfondimento cromosomico, che lo psichiatra non rilascerà il certificato necessario per l'I.V.G.
Infine, le si dice che all'Ospedale di Treviso gli aborti vengono eseguiti solo il lunedì, con la presenza di un medico non obiettore e visto che la richiesta era stata fatta di giovedì, per il lunedì successivo Patrizia è di nuovo "fuori tempo massimo" Solo minacciando una denuncia la donna ottiene che si rintracci un medico per praticare l'interruzione di gravidanza. Così la si informa dei suoi diritti: "Ha diritto ad un letto, ha diritto all'I.V.G. e all'assistenza post-parto, ma non ha diritto ad una presenza medica e ostetrica durante il parto poiché noi tutti, medici ed ostetriche ci dichiariamo obiettori di coscienza." Viene inoltre informata che l'I.V.G. non le verrà praticata in sala parto e che non avrebbe avuto, per tutta la durata dell'operazione, assistenza medica poiché altrimenti il personale obiettore, se presente al parto, sarebbe stato costretto a rianimare il feto
Patrizia è lasciata sola dopo l'introduzione della prima candeletta. Nessun medico, tranne l'anestesista che le somministra morfina, varca la soglia della sua stanza dal pomeriggio del 2 giugno alla mattina del giorno successivo, in cui avviene il parto. Quando il convivente di Patrizia ne fa esplicitamente richiesta, al posto del medico si vede mandare due infermiere di reparto e due tirocinanti. Prima di procedere alla revisione della cavità uterina, il feto della bambina viene lasciato tra le gambe di Patrizia per un quarto d'ora E' tutto finito, ma restano il vuoto, il dolore, la rabbia.
"Mi presi il tempo di consultare personalmente la legge - dice Patrizia - e con sorpresa, leggendola e rileggendola, non trovai tra le righe nessun riferimento di termine entro il quale non si potesse eseguire l'interruzione volontaria di gravidanza. Ma allora, forse avrei avuto a disposizione più tempo per eseguire ulteriori accertamenti e per trovare una struttura diversa da quella propostami. Mi resi conto che il protocollo medico legato alla 194 è ben altra cosa rispetto al protocollo interno, applicato dall'Ospedale Tutte le mattine, quando mi sveglio, penso che forse sarà più difficile insegnare alle mie figlie l'onestà, il rispetto, perché io stessa adesso ho una gran paura di vivere, di credere nei valori, nelle istituzioni ed in chi le rappresenta Ho cercato di trovare risposte in altre donne che fossero state capite, rispettate nella loro scelta. Ma ciò che ho trovato ha solo confermato l'iter da me subìto: parto a letto, senza l'aiuto di un medico o di un'ostetrica Tali situazioni portano noi donne a preferire aborti clandestini, piuttosto che violenze autorizzate per legge."
Patrizia sta incessantemente cercando altre donne disposte a testimoniare: ha inviato il suo esposto, presentato alla Magistratura, alla stampa, a politici, a chiunque fosse disposto ad ascoltarla. Si è rivolta a noi, l'Osservatorio delle donne trevigiane "La Panchina", che stiamo cercando di avviare una campagna di sensibilizzazione sul nostro territorio rivolta alle donne e relativa alla Legge 194. Ed è grazie a lei che abbiamo saputo dell'esistenza del Movimento "Con Cristo per la Vita" (Via Falgare, 75 - 36015 Schio - Vicenza) i cui membri pregano contro l'aborto sul piazzale d'ingresso dell'Ospedale di Treviso ogni lunedì pomeriggio, quando il medico non obiettore venuto da altra struttura pratica le interruzioni di gravidanza. Costoro, attorno all'altare, recano cartelli con la scritta "Non uccidere con l'aborto", diffondono materiale con foto di feti "ricostruiti" dopo le I.V.G. e con informazioni del tutto false: "a 6 ore dal concepimento è possibile distinguere il sesso e il colore dei capelli" Sul loro volantino si trovano le seguenti affermazioni: "Lo sai che Gesù sta soffrendo perché abbiamo ucciso con l'aborto più di un miliardo di bambini negli ultimi vent'anni? C'è chi afferma che l'aborto è una conquista sociale. La Chiesa lo definisce quale esso è: ABOMINEVOLE DELITTO."
Scopriamo che la nostra città non è l'unica interessata dai sedicenti "incontri di preghiera all'ingresso degli ospedali". Il lunedì, oltre che a Treviso, potete trovarli a Palmanova, Milano, Vicenza, Padova, Noventa Vicentina; il martedì a Bologna, Scandiano, Bassano del Grappa, Bussolengo, Desenzano, Rovereto, Thiene, Montebelluna, Camposampiero, Pordenone e così via sino a domenica, in una linea geografica che va da Torino a Recanati
Come Patrizia, rispettiamo le scelte degli obiettori e persino quelle degli oranti suddetti: ma ci sembra inaccettabile che sia loro consentito di propagandare falsità e di insultare le donne davanti ad una struttura pubblica, laica e non confessionale. La stampa locale non ha ritenuto di pubblicare i nostri interventi a sostegno di Patrizia e dell'autodeterminazione femminile, ma ha diffuso con larghezza le opinioni del Direttore Sanitario e dell'Assessore Regionale alla Sanità: Patrizia, secondo loro, è stata trattata "con professionalità" e in fondo, aggiunge l'Assessore in persona, "ha scelto"
Crediamo, anche alla luce delle ultime assurdità relative alla cosiddetta "pillola del giorno dopo" (Norlevo), che sia necessaria una risposta forte da parte delle donne. A parer nostro è in gioco qualcosa di più importante, di più pericoloso di una semplice comparsata politica elettorale. Se siete interessate ad organizzare qualcosa assieme a noi, se avete idee da scambiare, contattateci.
Osservatorio delle donne trevigiane "La Panchina" - email: dirienzo@tvol.it