ABORTO: PRIMA CAUSA
DI MORTE TRA LE DONNE IN ETA' FERTILE
IN
ARGENTINA UNO STUDIO DIMOSTRA L'INCIDENZA LETALE DELL'ABORTO CLANDESTINO
novembre 2002, di Gabriela
Navarra de La Nacion, 17/10/02. Traduzione a cura di Iemanjà.
La prima causa di mortalità materna in Argentina sono le complicazioni che seguono a un aborto realizzato in condizioni ad alto rischio.
"Uno studio del nostro nuovo ospedale dimostra che si verifica un aborto ogni quattro parti e che più della metà delle donne in età fertile muore di setticemia o infezioni postabortive" afferma il dottor José Luis Marengo, responsabile della terapia intensiva dell'ospedale Lagomaggiore di Mendoza. "La causa della morte è in questi casi un aborto provocato portato a termine male, che causa un'infezione e compromette l'intero organismo", aggiunge lo specialista.
"Con gli anni - spiega il dottor Marengo - sono diminuiti i decessi durante il parto e il puerperio, però è aumentata la mortalità in gravidanza dovuta a emorragie o infezioni, ovvero all'aborto incompleto, che entro 24 ore se non viene curato nel modo appropriato si infetta."
In questo modo le complicazioni postabortive sono diventate la prima causa di mortalità materna, ove per mortalità materna si intende il rischio di morte durante la gravidanza, il parto e il puerperio.
Il dottor Marengo sottolinea che "a volte il processo infettivo si localizza nell'utero e in quel caso ci sono maggiori possibilità di cura. Però dal momento che le donne di solito si presentano in ritardo per essere soccorse, generalmente per paura, già vengono ricoverate con un'infezione diffusa e sono trasferite all'unità di terapia intensiva con la setticemia e scarse probabilità di sopravvivere. Così la setticemia postabortiva è la principale causa di morte tra le donne in età fertile.Cospirazione del silenzio
"Esistono tre grandi cause di mortalità materna in Argentina - aggiunge il dottor Bernardo Maskin, responsabile dell'Unità di Terapia Intensiva (UTI) di adulti dell'ospedale Alejandro Posadas, di Haedo - le emorragie, le infezioni (tra le quali la setticemia) e l'ipertensione legata alla gravidanza".
"Quanto all'aborto, non è frequente, se si realizza in modo appropriato, che provochi infezioni, però una notevole quantità di donne entra in ospedale con le conseguenze di aborti portati a termine male, anche se questo non vuol dire che tutte siano trasferite nel reparto di Terapia Intensiva per casi gravi di setticemia."
Il dottor Maskin precisa che le infezioni lievi vengono curate con antibiotici, quelle moderate possono richiedere il ricovero e solo le più serie finiscono in terapia intensiva. "Sono le pazienti che entrano con disfunzioni in qualche organo e necessitano di dialisi o assistenza respiratoria. La mortalità di queste pazienti, che ricoveriamo in terapia intensiva e che non superano le dieci al mese, oscilla tra il 17 e 23 per cento."
La morte dovuta a complicazioni dell'aborto appare inevitabilmente legata alla paura che quelle donne che hanno abortito nutrono rispetto alle possibili conseguenze del loro gesto. "Molte, sebbene moribonde, lo negano", afferma il dottor Maskin. "Sono spaventate e aspettano a casa loro finchè non cela fanno più. Quando arrivano, stanno molto male."
Secondo uno studio pubblicato nell' aprile di quest'anno dal Centro di Studi di Stato e Società (CEDES) la registrazione delle morti materne nel Paese corrisponderebbe a circa il 50% dei casi, "poiché molte volte nel registrare una causa di decesso si ignora o si omette lo stato di gravidanza della donna, e poiché l'illegalità dell'aborto induce il personale a registrare le morti come conseguenza di altre cause, per evitare conseguenze penali."
Lo studio del CEDES riporta anche le cause di mortalità materna: invece delle complicazioni dell'aborto, troviamo menzionate la setticemia, la tossiemia, disturbi ipertensivi, edema ed emorragie (pre e post parto).Giovani a bassa scolarizzazione
"Le cause ostetriche dirette - segnala il documento - che dipendono dallo stato gravido puerperale e non da una morbilità esistente, rappresentano il 90% del totale (della mortalità materna), il che vuol dire che si tratta di donne sane che muoiono per cause relative solo al processo riproduttivo".
Come accade in altri paesi in via di sviluppo, anche in Argentina le complicazioni di gravidanza, parto e puerperio sono le principali cause di invalidità e morte tra le donne dai 15 ai 49 anni.
Il dottor Marengo indica che nell'ospedale Lagomaggiore hanno luogo circa 8 mila nascite all'anno. "Un lavoro che abbiamo realizzato nel 2000 ha mostrato che 84 pazienti di ostetricia sono state trasferite in terapia intensiva, una cifra superiore alla media dei paesi sviluppati. Di esse, la metà vi è entrata per infezioni postabortive e la mortalità è stata intorno al 30%.
Il medico di Mendoza ha aggiunto che il 47% degli aborti incompleti curati nell'Unità di Ginecologia dell'ospedale era relativo a donne tra i 21 e i 30 anni, mentre il 30% riguardava donne tra i 31 e i 40 anni, e il 7% signore maggiori di 40 anni.
"Nel 2000 sono stati soccorsi 1436 aborti incompleti -ha detto -. Il 60% delle pazienti non aveva completato le scuole elementari, quasi il 70% non possedeva un reddito proprio e il 48% aveva già figli e aveva già subito un aborto.
La situazione descritta dal responsabile della Terapia Intensiva dell'ospedale Posadas non è molto diversa. "L'età media è 26 anni - ha affermato il dottor Maskin - e il profilo sociale è quello di una paziente multipara, che abortisce alla sua quarta o quinta gravidanza."
Il dottor Marengo ha aggiunto che in quei paesi dove l'aborto è legale la mortalità è sensibilmente minore: 0,4 ogni 100 mila aborti, mentre laddove è una pratica clandestina la mortalità sale a 1 per la stessa proporzione.Grave, però sconosciuta
"La setticemia postabortiva - sostiene il dottor Maskin - non è la prima causa di setticemia: le infezioni respiratorie, urinarie e addominali sono più frequenti. La mortalità giunge al 40% nella setticemia grave, malgrado questi siano dati di altri paesi, già che ancora è in via di realizzazione un'inchiesta su questa patologia nel nostro paese, che è molto grave. E' la prima causa di morte nell'Unità di Terapia Intensiva non coronaria, però non è molto nota. Il dottor Marengo ha aggiunto che aumenta il rischio di setticemia (indipendentemente dalle sue cause) tra "i più deboli e malnutriti, e ciò è dovuto in gran parte al fatto che questi settori non dedicano tempo sufficiente alle cure mediche per varie ragioni: barriere economiche o culturali o perdita dell'assistenza sanitaria. E questa è una realtà che aumenta e che si vede tutti i giorni."
Sebbene il punto iniziale della setticemia sia un'infezione (batterica, virale, da funghi o parassiti), la sua gravità dipende dalla risposta immunologica del paziente: in certi casi, l'organismo attiva una serie di processi e si sviluppano l'infiammazione e la coagulazione. Questo ha un impatto sui tessuti e gli organi, generando un cattivo funzionamento a livello respiratorio, renale e cardiaco. Quando non funziona il sistema cardiovascolare e la pressione cade a un livello critico, gli organi vitali non vengono riforniti di sangue, ed è allora che sopravviene la morte.