CONCLUSO L'VIII INCONTRO FEMMINISTA DELL'AMERICA LATINA E DEI CARAIBI


dicembre 1999, di Irene Leon da ALAI

 

Buona parte delle mille partecipanti che sono convenute nella Repubblica Dominicana dal 22 al 25 novembre passato, per partecipare all'VIII Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi, ha scelto di tentare l'esperienza di una metodologia totalizzante, che ha cercato di coniugare creazione, riflessione e simbologie, invitando a superare il monopolio della parola, e delle relazioni di potere che da essa discendono, per cercare forme di espressione coinvolgenti, ricorrendo a diverse forme di comunicazione. Altre invece hanno avvertito la mancanza del dibattito verbale e si sono organizzate il loro proprio evento dove la parola ha regnato.
Entrambi i fronti hanno concluso, comunque, che al movimento femminista spetta affrontare, da diverse prospettive, le nuove problematiche provenienti da un contesto in mutamento, principalmente a causa del processo di globalizzazione, l'analisi teorica del quale - alla vigilia del compimento del millennio - resta pendente per alcune, mentre per altre, essendosi messo in evidenza il ruolo guida del mercato e il conseguente avanzamento dell'esclusione sociale in questo processo, si tratta di un'assunzione di posizione politica improrogabile.
Tutte, o quasi tutte, hanno puntato il dito sul neoliberismo come un modello escludente, acutizzatore delle differenze socioeconomiche tra i generi, responsabile delle continue crisi che colpiscono tutti i paesi della regione. Per affrontarlo è stata dibattuta l'idea di "recuperare la proposta femminista con resistenza, disobbedienza e trasgressione, per rivoluzionare gli spazi pubblici, privati e intimi e resistere al mercato tanto sul piano culturale come su quello ideologico." Tra le strategie possibili si è insistito sulla necessità di stabilire ponti con altri movimenti sociali che mettono in discussione il neoliberismo, "senza perdere la specificità femminista."
La chiamata a riprendere l'aspetto sovversivo del femminismo, formulata dalla commissione organizzatrice dei Caraibi, ha avuto eco, nella sostanza o nella forma. Molte hanno criticato anche le relazioni di potere interne, che derivano non solo dalle abilità dialettiche ma anche dall'accesso a risorse, forme di lideranza, agganci istituzionali, o prese di posizione relative all'accesso delle donne al potere e alla decisione, che da diversi punti di vista diluiscono il suddetto carattere sovversivo.
"Ci sono due classi al potere, ha sostenuto uno dei gruppi di lavoro, quello patriarcale oppressivo e il potere che libera le potenzialità ... un progetto femminista deve essere quello di ricostruire il potere a partire da questa ottica e da questa pratica. Il movimento femminista, quando guarda se stesso, ha necessità di tornare sulla costruzione della fiducia, sulle alleanze, i patti tra le donne e superare la frammentazione".
La diversità nel movimento sembra essere già un valore condiviso, nonostante si sia osservato che la sovrapposizione di agende e di strategie vada risolta con la ricerca di un minimo comune identificatore: la capacità trasgressiva e feconda del femminismo.
"Questa diversità ci fa andare più in la' dei punti dibattuti, e ci chiama a definire quali di essi vogliamo negoziare con gli Stati e quali costituiscono la nostra agenda più radicale e più trasformatrice, tenendo conto del fatto che tutto quello che ha a che vedere con la vita, con la democrazia, è un argomento che ci compete e ci interessa", ha affermato un altro gruppo.
Il bilancio dei risultati raggiunti dal femminismo nel secolo che termina è stato presentato da diversi punti di vista, però c'è stata convergenza intorno ad alcune questioni aperte: la violenza; l'aborto; la diversità sessuale; il lavoro domestico; la lotta contro l'esclusione sociale; "l'urgenza di generare nuove proposte di sviluppo, che aspirino ad una sovranità universale globale"; il rafforzamento di prospettive etiche; e così via.
Dopo un quinquennio di scissioni, dovute principalmente alle differenze intorno alla natura politica del movimento, l'Incontro realizzato nella Repubblica Dominicana ha mostrato che il femminismo latinoamericano e dei Caraibi si trova in una fase di transizione verso la formulazione di proposte che affrontino le conseguenze della globalizzazione; transizione verso la definizione della propria partecipazione alla costruzione di un tessuto sociale di movimenti che propongano alternative all'attuale modello; ma anche transizione dalla propria visione di se stesso, della propria linea di lotta e delle proprie modalità di dibattito.
La convivenza dei differenti punti di vista metodologici che si è manifestata nella Repubblica Dominicana, per lo meno ha lasciato come un dato acquisito che il femminismo è multiplo e diverso, come lo sono coloro che lo compongono.
L'VIII Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi si è concluso il 25 novembre, giorno mondiale di lotta contro la violenza verso le donne, con una marcia di massa durante la quale si è onorata anche la memoria delle sorelle Mirabal - assassinate in questo paese dalla dittatura di Trujillo-, donne simbolo di questa ormai tradizionale giornata di azione per la pace nelle strade e nelle case.