III INCONTRO CONTINENTALE DELLE DONNE INDIGENE
A 5 ANNI DALLA IV CONFERENZA MONDIALE DELLA DONNA DELL'ONU I PASSI AVANTI DELLA DONNA INDIGENA


aprile 2000

 

Si è svolto dal 5 all'8 marzo scorso il III Incontro Continentale delle donne indigene dell'America Latina, al quale hanno partecipato delegate di 19 Paesi del continente. L'incontro è stato organizzato dal Coordinamento Nazionale di Donne Indigene del Panama (CONAMUIP), con l'obiettivo di valutare i passi in avanti e gli ostacoli sul percorso della donna indigena a 5 anni dalla IV Conferenza Mondiale della Donna dell'ONU (Pechino 1995). L'incontro doveva anche progettare un piano di azione per i prossimi tre anni, in particolare sui seguenti temi: potere e partecipazione, violenza, povertà, autonomia intellettuale, ed altri.
Traiamo dal documento di analisi presentato in occasione di questa iniziativa, alcuni brevi stralci per dare un'idea della situazione attuale e dei problemi aperti.

In alcuni Paesi, come Bolivia, Ecuador, Guatemala, Messico e Perù, gli indios rappresentano dal 40% al 60% della popolazione totale. Il 90% degli indios dell'America Centrale risiede in Messico, dove sono presenti sia nelle zone rurali che urbane.
Questi popoli praticano un'economia di sussistenza che li mantiene ai margini dello sviluppo. Gli indicatori della speranza di vita, della fecondità, del livello di istruzione, sono ovunque più drammatici per gli indios rispetto a quelli relativi alle rispettive medie nazionali. Si tratta di circa 40 milioni di persone che in America Latina vivono prive dei servizi più elementari.
Gli indios sono prevalentemente lavoratori indipendenti, e svolgono attività agricole e artigianali. Per tutti, uomini e donne, il problema fondamentale è quello della demarcazione delle terre, fonte di sopravvivenza ed identità. Come lavoratori/lavoratrici rurali non godono di alcun diritto di sicurezza sociale e previdenziale né di servizi sanitari, tanto meno di accesso al credito e di risorse per la commercializzazione. Gli emigrati, e ancor più le emigrate, in città sono esposte al massimo sfruttamento e ad abusi sessuali.
In molte occasioni la diseguaglianza di genere si aggrava a causa di giustificazioni culturali, in modo da mantenere le donne indigene in una situazione di svantaggio che non può essere modificata attraverso un apporto esterno, perché questo sarebbe considerato una intromissione in più del modo di pensare non indigeno sui problemi dei popoli indigeni. Pertanto il lavoro per combattere la diseguaglianza di genere deve essere realizzato dalle donne indigene dall'interno dei loro stessi popoli.
I modelli patriarcali nel modo di concepire la famiglia e il ruolo delle donne e degli uomini, in molte occasioni sono contraddittori rispetto alla cosmogonia dei popoli indigeni, e questo trae come conseguenza l'ambivalenza e l'insicurezza psicologica dell'identità. Il maschilismo e la violenza domestica sono più gravi nei maschi indigeni che hanno perso la loro identità.
Tra le donne indigene le situazioni sono molto differenziate, ad esempio tra le donne che vivono solo nelle comunità e quelle che hanno contatti con la città, tra le anziane e le giovani, tra quelle che hanno studiato e le monolingue analfabete, tra quelle che posseggono terre e quelle che non le posseggono, tra le professioniste e le non professioniste.
In modo unanime, e in tutti i Paesi, tutte però viviamo l'eredità culturale e l'accelerato processo di perdita dell'identità indigena e delle risorse dei nostri territori. Le donne indigene sono sul gradino più basso dove c'è estrema povertà.