INTERVISTA A ROSA ALVARADO
DIRIGENTE NAZIONALE DELLA CONAIE


aprile 2000

 

Abbiamo incontrato Rosa Maria Alvarado Tanguila, responsabile del settore Salute e Nutrizione della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell'Ecuador (vedi Breve storia della CONAIE), in occasione del suo viaggio in Italia, iniziato proprio in questa settimana. Le abbiamo chiesto di presentarci l'attività della sua organizzazione dal punto di vista delle donne.

UNA DIRIGENTE NAZIONALE DONNA: COME MAI IN UNA ORGANIZZAZIONE INDIGENA TROVIAMO DONNE AL LIVELLO DELLA DIRIGENZA?
E' una scelta della nostra organizzazione: le donne svolgono un ruolo fondamentale nella lotta indigena, sono molto presenti e appoggiano le iniziative. Per questo la formazione di leaders donne è considerato un obiettivo prioritario.

QUALI INCARICHI RICOPRONO LE DONNE?
Ci sono tre dirigenti nazionali: io mi occupo di salute e nutrizione, Ruth dell'area "donna e famiglia", e Blanca delle relazioni internazionali. L'area "donna e famiglia" è quella specifica relativa alle donne, quindi ci sono apposite dirigenti regionali - della Costa, della Sierra, dell'Amazzonia - e dirigenti provinciali.

COME AGISCONO QUESTE DIRIGENTI?
Si riuniscono periodicamente per pianificare il lavoro. L'obiettivo è la formazione di leaders comunitarie. Trimestralmente le donne disponibili vengono convocate a frequentare un corso di formazione. Stiamo cercando un accordo con l'Università perché, terminato il nostro percorso di formazione, le leaders possano frequentare dei corsi all'Università per approfondire le loro competenze.

QUALI SONO I CONTENUTI DI QUESTI CORSI?
Le donne imparano a gestire microprogetti produttivi. Studiano come pianificare, come eseguire le attività, la contabilità, la commercializzazione. Le leaders a loro volta devono addestrare le donne dei villaggi, le madri in particolare, a sviluppare progetti di apicoltura e pescicoltura, per migliorare la nutrizione delle famiglie e della comunità, e progetti di produzione artigianale.
Inoltre le leaders devono conoscere la legislazione e apprendere a difendere i diritti collettivi.
In alcune provincie, come l'Amazzonia, si lavora sulla salute preventiva e sulla medicina tradizionale. La medicina tradizionale vanta un'antica tradizione, sia per la cura di ferite e fratture, sia per l'assistenza al parto. Le donne infatti non hanno fiducia negli ospedali, dove le indigene non vengono rispettate nelle loro tradizioni, e si affidano alle "parteras", le ostetriche popolari. Ci sono corsi di formazione rivolti in modo specifico alle parteras, in modo da garantire migliori condizioni igieniche e una più elevata qualità delle loro prestazioni.

MA LA MASSA DELLE DONNE COME PARTECIPA, QUALI OSTACOLI DEVE SUPERARE?
A livello comunitario, il marito è quello che ordina e comanda. Se il marito non vuole che la moglie partecipi, lei resta tagliata fuori. Se il marito non lo permette, la donna non lavora. Il primo passo è fare in modo che le donne escano di casa, si riuniscano. Attualmente, però, il 60% delle donne sta riuscendo a partecipare. Per gli incontri di formazione bisogna viaggiare fuori dal villaggio o andare in altre città. Noi cerchiamo di dislocare i corsi in modo che non siano richieste più di sei o otto ore di viaggio, e per la durata di soli tre giorni, altrimenti per le donne diventa impossibile lasciare tanto a lungo la famiglia. Questo per le donne di base, le leaders ormai viaggiano ovunque.

E NELLE MANIFESTAZIONI DI QUESTI ULTIMI MESI?
C'erano moltissime donne di base, si portavano dietro i bambini e partecipavano in tutto. Prendevano parte alle discussioni e alle decisioni, avanzavano le loro proposte.

PROPOSTE RIGUARDO L'INSIEME DEL MOVIMENTO INDIGENO O ANCHE SPECIFICHE RISPETTO ALLE DONNE?
Rispetto ai diritti delle donne, chiedevano l'applicazione di una norma che era stata accettata circa due anni fa: la quota del 30% delle cariche da riservare alle donne. Questa norma era contenuta dentro il pacchetto di "Diritti collettivi" approvato tra il '98 e il '99. In questo momento tale meccanismo è stato individuato come la rivendicazione su cui puntare per assicurare alle donne il diritto di contare negli organismi decisionali.

DENTRO LA CONAIE DA QUANTO TEMPO SI E' AFFERMATA UNA DIRIGENZA FEMMINILE?

Questo è il secondo mandato. Le prime donne sono rimaste in carica tre anni, ora tocca a noi, dal novembre scorso fino al 2003.

COME SIETE COORDINATE A LIVELLO INTERNAZIONALE?
La CONIAE aderisce alla COICA, il Coordinamento Indigeno della Conca Amazzonica, formato da organizzazioni indigene di Bolivia, Perù, Brasile, Colombia, Ecuador. Si lavora in modo coordinato sul progetto politico e si scambiano esperienze, realizzando riunioni semestrali e un congresso ogni tre anni.
Come donne abbiamo inviato tre nostre delegate al III Incontro Continentale di Donne Indigene che si è svolto dal 5 all'8 marzo scorso in Panamà raccogliendo delegate di 19 Paesi. Insieme abbiamo elaborato un documento di analisi e un piano di azione per i prossimi tre anni, in riferimento a: potere e partecipazione, violenza, povertà, e altro ancora.

SIETE AL CORRENTE DELL'INIZIATIVA DELLA MARCIA MONDIALE DELLE DONNE CONTRO LE VIOLENZE E LA POVERTA'?
No, ma qualcosa deve essere circolato negli incontri continentali.

QUALI PROSPETTIVE AVETE PER IL FUTURO?
A questa domanda stanno rispondendo in questi giorni, dal 17 al 20 aprile, le delegate di ogni organizzazione locale che sono state convocate per valutare e progettare il lavoro come donne. Sono circa un centinaio di partecipanti: ogni organizzazione doveva inviare la presidente e due delegate. So che stanno richiedendo maggiore formazione di leaders in diversi ambiti. Dobbiamo diventare più competenti rispetto alla legislazione: per conquistare un codice sanitario che dia spazio alla medicina tradizionale; per l'acqua (attualmente i nostri villaggi pagano cara la poca acqua potabile che consumano, mentre i grandi proprietari consumano molta acqua e pagano poco), per l'elettricità, per un'amministrazione più equa. Le lotte sul piano legislativo e amministrativo richiedono una preparazione specifica.
In campo educativo negli ultimi due anni abbiamo ottenuto molti progressi nella qualità dell'istruzione, che ora è bilingue. Ci sono maestri locali pagati dallo Stato e scelti dalle organizzazioni delle dodici nazionalità presenti in Ecuador. Ma mancano le risorse, il Governo da' un minimo che non copre i costi, e dobbiamo ricorrere ad aiuti internazionali per il materiale didattico e per migliorare la metodologia di insegnamento rivolto ai bambini.