DIBATTITO NEL COORDINAMENTO MILANESE
CONTRIBUTO A PROPOSITO DELL'ULTIMA RIUNIONE DEL COORDINAMENTO MILANESE


giugno 2000 di Lidia e Rosa

 

Riceviamo e pubblichiamo il contributo scritto da due compagne del coordinamento milanese della Marcia allo scopo di fare chiarezza sulle posizioni emerse nel corso della riunione di mercoledì 31 maggio. Queste riflessioni volevano facilitare il lavoro dell'incontro fissato per martedì 6 giugno sgombrando il campo da malintesi. Riteniamo che possano essere utili anche per chi non appartiene al coordinamento di Milano perché offrono uno spaccato del dibattito in corso.

- Purtroppo dobbiamo registrare ancora una volta la difficoltà a mettere in piedi un coordinamento a Milano. Negli ultimi anni sono state tentate una serie di esperienze: il 3 giugno, Costellazioni, un coordinamento con ragazze dei Centri sociali, il coordinamento contro la guerra e adesso il coordinamento per la marcia. L'aspetto negativo della vicenda non è l'alternarsi e il mutare di soggetti politici, che entro certi limiti è fisiologico in esperienze del genere. L'aspetto preoccupante è che non si è creato un nucleo di donne con un progetto comune, capace di dare continuità e filo logico alla discussione.
La ragione di fondo di questo stato di cose non sono le diversità: le diversità esistono e vanno riconosciute e accettate. Ma va riconosciuto anche che la quantità di aspirazioni, obiettivi, contenuti che abbiamo in comune è enorme e in sé stessa basterebbe a farci lavorare insieme per un'intera epoca storica. In realtà i problemi per la creazione di un quadro di lavoro comune sono legati alla logica dell'appartenenza e alla sottovalutazione profonda dell'esigenza di superare la frammentazione, senza che nessuna ovviamente sia costretta a rinunciare alla propria esperienza.
Nel coordinamento nazionale della marcia abbiamo elaborato un testo, malgrado i suoi ovvi limiti, denso di contenuti ma poi le stesse donne che l'hanno elaborato hanno spesso ritenuto le scadenze e gli impegni del proprio gruppo assolutamente prioritari. Se è vero che ciascuna mette una passione e un impegno nel fare le cose proporzionali a quanto ci crede, dobbiamo dire che non siamo in molte a credere nella necessità e nell'urgenza di limitare la dispersione di energie, ora e non domani, perché ora ci sono la necessità e la possibilità.
-Abbiamo voluto ricordare le vicende milanesi perché c'è uno stretto rapporto con la marcia. Come ORA! Abbiamo aderito alla marcia con entusiasmo non perché ne condividiamo tutti gli aspetti o giuriamo sui suoi esiti positivi. Quella che condividiamo è la dinamica che la marcia dovrebbe innescare nelle intenzioni di chi l'ha pensata e promossa. Ma quale dinamica vuole avviare la marcia? Qual è la situazione dell'area delle donne che fanno riferimento a Pechino? Quali posizioni diverse si delineano di fronte a un contesto mutato rispetto al 1995? Da due anni donne di tutto il mondo nei coordinamenti internazionali ne discutono, producendo iniziative, elaborazioni e dibattiti. Di queste cose avremmo dovuto discutere anche noi qui a Milano ma per le vicende cui abbiamo appena accennato cominciamo davvero a esistere come coordinamento quando siamo sopraffatte dalle urgenze organizzative. Ricordiamo la grande mole delle cose scritte e dette nei diversi paesi, le scadenze italiane e la loro logica, non perché esse siano vincolanti per qualcuna. Non siamo un partito, siamo una rete le cui parti cercano di muoversi insieme su alcune cose e nei limiti del possibile. La ricordiamo per invitare le compagne a informarsi almeno un po' prima di esprimere giudizi liquidatori su un'iniziativa (la Marcia mondiale, appunto) a cui se non altro bisognerebbe augurare successo.
- Ripetiamo la proposta che avevamo fatto nella riunione precedente quella di mercoledì 31 maggio. La proposta è che si faccia una presentazione della marcia in quanto tale, dei suoi obiettivi, delle sue logiche, dei suoi soggetti, con la presenza di donne autorevoli del coordinamento mondiale ed europeo. Proponiamo inoltre che per il momento politico in cui la presentazione ha luogo, l'importanza dei temi che ci hanno contrapposte in questi anni all'integralismo cattolico (194, stato giuridico dell'embrione, familismo, omofobia, ecc.), le cose di cui ci siamo occupate a Milano, l'iniziativa serva anche a lanciare la partecipazione della marcia al giorno dell'orgoglio lesbico e gay. La cosa ci sembra così ovvia che ci meravigliamo di dover trovare degli argomenti per spiegarla. Naturalmente non stiamo qui ad illustrare l'importanza del nodo politico del corpo della donna e la qualità delle minacce dell'integralismo cattolico. Su questo supponiamo che tutte siamo d'accordo. La questione è dell'opportunità. Il rumore delle ultime vicende sull'8 luglio è stato qui evocato come se la proposta di farne l'argomento della presentazione milanese fosse un cedimento alle suggestioni dei media. Ora accade che per caso il centro delle nostre preoccupazioni (appunto il ruolo politico dell'integralismo cattolico), grazie alla radicalità e alla capacità di mobilitazione delle lesbiche e dei gay, si trovi per un momento sulla scena politica, crei anche per noi un'occasione. E noi che cosa dovremmo fare? Dire "no grazie, troppo chiasso per i nostri gusti"? Insomma ­ come ha già detto Cristina dell'Arci Lesbica ­ se non ora, quando?
- Vogliamo ora spiegare le nostre perplessità sul tema dell'immigrazione. Prima di tutto preghiamo le compagne di non farci lezioni sulla sua importanza, come noi eviteremo martedì di farne sull'integralismo, il corpo femminile e l'omofobia. Nessuna deve convincerci che la questione dell'immigrazione è fondamentale ed è anche evidente che nelle ultime settimane ha anche acquisito un'ulteriore attualità. Il problema è che noi non abbiamo ancora costruito la condizione per affrontarla nell'unico modo serio possibile, cioè la partecipazione paritaria al coordinamento di uno o più gruppi politici di donne immigrate. In mancanza di questa mediazione la questione diventa o dibattito culturale a proposito di o rapporto diretto con settori che si possono agganciare solo offrendo una qualche forma di servizio (corsi, possibilità di utilizzazione delle strutture sanitarie, assistenza legale, ecc.). A detta di donne che si sono già misurate su questo terreno, si tratta di un lavoro difficile e faticoso che spesso logora le forze che ci sono, senza conquistarne a breve termine altre. Per un coordinamento debole come quello milanese noi non proporremmo mai di cominciare da qui: preferiremmo temi meno urgenti, interlocutrici meno bisognose ma più capaci a costruire strumenti di difesa per se stesse. Cominceremmo da lavoratrici e giovani donne scolarizzate, preparando nel frattempo le condizioni per un intervento verso le immigrate. Ma l'assenza di gruppi politici, se non si riuscisse a superare, ci porrebbe comunque dei problemi. Per quanto riguarda poi la presentazione della marcia, la cosa ci sembra molto estemporanea visto che di questo tema non ci siamo occupate prima e la vigilia del Pride ci sembra proprio l'occasione meno opportuna per cominciare.
- Siamo disponibili ovviamente anche ad altre versioni di presentazione della marcia, visto che l'importante è riuscire a coinvolgere nell'organizzazione del 1° luglio (se ci sarà) il numero maggiore di compagne possibile. Se alcune ritengono di avere cose molto importanti da dire e considerano la questione delle immigrate condicio sine qua non allora si può tranquillamente pensare ad altre soluzioni. Per noi l'importante è che la presentazione si faccia e che a lavorare sia qualcuna in più di quelle che lavorano di solito. Vediamo però problematico combinare pride e immigrazione, perché si rischia o l'estrema genericità (l'esclusione) o l'eccessiva specificità (il diritto di manifestare). Inoltre, ripetiamo, la solidarietà con lesbiche e gay è solo parte delle ragioni della partecipazione alla manifestazione dell'8 luglio. Per le donne il rapporto con l'integralismo non è una questione di esclusione ma di controllo. Si potrebbero fare cose diverse nel corso della giornata: la presentazione della marcia, un film (per es. Stonewall) con raccolta di prenotazione per il treno speciale dell'8, un dibattito sulle immigrate, purchè ci sia anche qualche gruppo politico di immigrate, ecc. Quale che sia la scelta bisognerebbe comunque essere all'aperto e prevedere cena, musica o proiezione.