COORDINAMENTO NAZIONALE DELLA MARCIA A GENOVA
BREVE RESOCONTO DELL'INCONTRO DEL 18 MARZO


aprile 2001, a cura di Iemanja'

 

 

Il 18 marzo a Genova si è svolto il coordinamento nazionale della MARCIA MONDIALE DELLE DONNE, dedicato interamente alla discussione sull'articolazione e alla preparazione del convegno che si terrà a Genova il 15 e 16 giugno nell'ambito delle iniziative antiglobalizzazione in vista del vertice dei G8 di luglio.
La discussione sul razzismo viene rimandata al 20 maggio a Firenze, vista l'ampiezza e la problematicità dell'argomento.
Due gli aspetti principali nei quali si è snodata la discussione dell'intera giornata, aspetti separabili solo in linea di principio ma non di fatto, e che riguardano il taglio politico e il taglio organizzativo da conferire al convegno.
Comunque per chiarezza di esposizione diremo sinteticamente delle posizioni espresse rispetto alla natura politica dell'evento e relativamente alle proposte organizzative.
Rispetto al movimento misto dell'antiglobalizzazione non si possono non porre forti e chiare le posizioni e le questioni dell'antipatriarcato. Anche se si ribadisce che il convegno non rimanga qualcosa di isolato, ma trovi politicamente, nelle pratiche e nei contenuti, una sua precisa collocazione all'interno del processo di tutto il controvertice.
Nell'ambito dell'antiglobalizzazione è necessario che le donne giungano ad esprimere un punto di vista, una soggettività e un posizionamento nuovi ed originali e che si tematizzi, pertanto, come la globalizzazione dei mercati stia influendo sulla vita delle donne, sulla loro quotidianità e come ne condizioni pesantemente il destino.
Viene posta la necessità di una elaborazione femminile su temi quali la guerra, la militarizzazione, l'ambiente, l'economia, il lavoro.
Anche perchè il movimento antiglobalizzazione è iniziato da Pechino e sta continuando con la Marcia Mondiale, ma fa ancora problema la mancanza di una autonomia, organizzazione e soggettività propria da parte delle donne affinchè riescano a porsi criticamente rispetto ad alcune pratiche maschili della politica.
Ed è proprio a partire dalle pratiche e dalle relazioni che l'aspetto organizzativo del convegno assume una problematicità non solo formale ma anche sostanziale e di contenuti.
Si ribadisce la necessità di evitare una passerella di esperte, ma di creare condizioni di una vera partecipazione, quali una preventiva circolazione di documenti e la preferenza di piccoli gruppi di lavoro, nei quali la condivisione delle esperienze delle partecipanti sia facilitata dalla presenza di esperte, le cui relazioni hanno solo un ruolo esplicativo e uno spazio iniziale. Le facilitatrici avrebbero il compito di trarre il massimo dai gruppi e di riportare in plenaria quello che è il frutto di un'elaborazione collettiva.
Se lo scopo di tale scelta organizzativa è quello di lasciare spazio al dibattito e di consentire a più donne di interloquire e di incontrarsi, il senso più profondo è quello di mettere in atto nuove pratiche politiche, che si fondino sulle relazioni tra donne, sul comporre insieme le differenze e sul partire da sé.
Ciò operativamente permette di definire obiettivi comuni su questioni affrontate volta per volta e di esprimere, al posto di una piattaforma complessiva che rischia di essere generica e inoffensiva, una serie di rivendicazioni puntuali di cui chiedere conto alle controparti.
Dal punto di vista delle pratiche politiche agibili all'interno di reti di nodi, si ribadisce la necessità di un diverso rapporto tra teoria e pratica.
Non più un agire e un pensare separati ma strettamente connessi, con una serie di conseguenze; il valore di azioni di tipo propedeutico che servono, partendo dalla base, a fare emergere richieste, bisogni, pratiche ed esperienze, la funzionalità delle teorie che dovrebbero sistematizzare e mediare questo patrimonio di istanze, la necessità di fare circolare tra le donne ciò che viene elaborato e prodotto e pertanto di essere convicenti.
Si ipotizza che la questione delle forme organizzative venga affrontata in un incontro ad hoc.
Nel frattempo si forma un gruppo di lavoro che appronti, entro quindici giorni, un documento preparatorio per il convegno da fare circolare preventivamente e opportunamente tra i gruppi, in modo da consentire a tutte di proporre emendamenti, integrazioni e modifiche. Tale documento servirà infatti per convocare le donne all'appuntamento del 15 ­ 16 giugno a Genova. In quella occasione tutte le partecipanti, secondo le modalità sopra esposte, potranno collaborare alla costruzione di una piattaforma di rivendicazioni concrete, e progettare azioni unitarie.
Rispetto alla gestione del 15-16 giugno, si stabilisce di limitare gli interventi in apertura dei lavori a tre o quattro comunicazioni di massimo 10 o 15 minuti, con la funzione di indirizzare i lavori di gruppo.
Viene infine stabilita la data di domenica 6 maggio a Genova per fare il punto sulla preparazione dell'evento di giugno.