CHI SONO I G8
MATERIALI DI RIFLESSIONE VERSO IL CONVEGNO, DI LIDIA MENAPACE


maggio 2001, dal sito di Marea

 

I G8 vengono identificati come un potere forte. Il potere non ha da essere forte, ha però da essere almeno legale, altrimenti non si chiama nemmeno potere, bensì dominio, oppressione ecc. Orbene i G8 non hanno alcuna base di legittimazione formale: non sono una emanazione del parlamento europeo, nemmeno un pezzo di esso, non sono un pezzo di N.U., nemmeno una emanazione delle Nazioni Unite,
nemmeno un mandatario delle stesse.
Per arrivare a una definizione che ne indichi le caratteristiche, si può dire: sono un club privato di stati, che si scelgono tra loro, stabiliscono in modo non dichiarato le forme di accesso ed esercitano un potere illegale, sostenuto solo dalla loro forza. Sono dunque un'organizzazione privata particolarmente pericolosa. Stiamo per dire che, persino se prendessero decisioni od orientamenti giusti, non sarebbero da seguire e da approvare. La loro delegittimazione è urgente perché -come è noto- nelle relazioni internazionali il diritto si forma visibilmente sui rapporti di forza e una legittimazione si può raggiungere anche solo in assenza di movimenti di delegittimazione.
Come ci si rapporta a un potere informale, non legittimato giuridicamente, a un potere di fatto? Non vi sono canali. Non è possibile, come nel conflitto sociale, adire a un sindacato, trovare forme di espressione del conflitto, seguirlo attraverso trattative confronti tra le parti, mediazione del governo, contrattazione concertazione ecc. Se si bussa per avere la possibilità di inviare una delegazione e farsi ascoltare, un qualsiasi maggiordomo sbatte la porta in faccia perché non si fa parte del club e non si è stati invitati. Non è possibile nemmeno usare le regole del conflitto politico, fare interrogazioni interpellanze presentare emendamenti, perché i G8 non rispondono a nessuna assemblea eletta.
Come si fa dunque ad esprimere un qualsiasi dissenso o persino assenso, a suggerire modifiche, insomma a rapportarsi con i G8 analogamente a quanto si fa con qualsiasi istanza di potere reale ma legittimo?
Solo la manifestazione motivata e accompagnata da dichiarazioni analisi propositi proposte, esprime il fondamentale diritto civile all'espressione verso un potere illegittimo e prepotente. Infatti -temendo di essere delegittimato- il gruppo dei G8 invade, alla lettera, paesi liberi violandone la sovranità. Non si conosce alcuna trattativa diplomatica che ne preceda l'arrivo, come sempre succede quando un capo
di stato ­ad esempio- intende visitare un altro paese. Le misure di sicurezza hanno carattere invasivo e prepotente, tendono ad esasperare le popolazioni e le città, sottoposte a blocchi del traffico, a difficoltà di accesso alle abitazioni per giorni (a Genova è già in corso da settimane la blindatura della città e riguarda tutti gli abitanti del centro storico, di fatto non raggiungibile senza dover passare attraverso il filtro delle forze di polizia). E' noto che la Digos ha già avvisato numerose abitazioni degli ultimi piani che di lì i cecchini saliranno per stazionare sui tetti.
Dovendo di necessità far ricorso al diritto di espressione politica, (non militare!) attraverso le manifestazioni, che sono dunque l'unico possibile linguaggio della popolazione, è decisiva la scelta delle forme. Purtroppo nel simbolico maschile il linguaggio più diffuso è il militare, lo scontro guerresco, che è sicuramente perdente, allontana molti e molte per paura, e per più profonde ragioni di etica politica: non è accettabile infatti che un potere illegale induca anche chi protesta contro, ad usare
forme di violenza illegali e illecite. Sappiamo che anche uomini condividono il nostro giudizio negativo sul militarismo e si impegnano a praticare altre culture, altri simboli, e siamo molto vicine a loro: ma dobbiamo constatare che il militare esercita ancora un appello diffuso sul maschile e si diffonde anche tra le donne.
Dunque i movimenti di lotta cerchino nella loro memoria storica altri simboli, altre forme che siano efficaci, rendano impossibile la provocazione violenta del potere illegale e riescano a parlare alla parte più vasta della popolazione.
Orbene, il movimento sindacale ha una antica e consolidata memoria e pratica di forme di lotta ancorate nell' azione nonviolenta (che non è la nonviolenza pura): assemblee, appelli, raccolta di firme, referendum nella base, denuncia dei termini del conflitto, manifestazioni pacifiche, scioperi, picchetti, fino al sabotaggio delle macchine. Il movimento femminista ha cortei assemblee grafica canti musica danze teatro di strada, sit-in, resistenza passiva uso del corpo inerme nella sua fisicità debole ma invincibile ecc.