TERZO INCONTRO INTERNAZIONALE DELLA MARCIA MONDIALE DELLE DONNE 2-6 OTTOBRE 2001 A MONTREAL, QUEBEC CANADA
DOPO GLI ATTENTATI DI NEW YORK E WASHINGTON


novembre 2001

 

Appello della Marcia Mondiale delle Donne alla Costruzione di un Mondo Giusto, Equo, Solidale, Democratico e Pacifico
Noi, le donne della Marcia Mondiale siamo entrate nel terzo millennio marciando contro la povertà e contro tutte le forme di violenza contro le donne, perché queste due piaghe devastano e minano l'umanità, generano terribili reazioni di odio, crudeltà, disperazione ed impediscono ogni speranza di vivere in un mondo caratterizzato dalla giustizia, dalla solidarietà, dall'uguaglianza, dalla democrazia e dalla pace. In tutti i paesi abbiamo marciato contro le ingiustizie, l'ignoranza, le violenze, gli integralismi, il razzismo, le discriminazioni, le esclusioni, le guerre e contro i mali sociali che costituiscono terra fertile per tutti i terrorismi.
Noi delegate di 37 paesi e territori, riunite a Montreal per il Terzo Incontro Internazionale della Marcia Mondiale, riaffermiamo con forza la nostra condanna di tutti gli atti di terrorismo perpetrati nel mondo, dei quali quelli dell'11 settembre costituiscono gli ultimi barbari esempi. Le migliaia di cittadini e cittadine selvaggiamente assassinati in questi attentati si sommano alle molte migliaia di persone innocenti tra la popolazione civile che, ancora prima dell'11 settembre, sono state anch'esse spazzate via brutalmente dalla faccia della terra, vittime anch'esse di atti della stessa barbarie: guerre impropriamente dette "umanitarie" o di "bassa intensità", violenza di Stato, embarghi economici, occupazione, colonizzazione, genocidi, oppressione patriarcale (crimini d'onore, violenza domestica, mutilazioni genitali, traffico sessuale), la fame e la miseria quotidiana frutto delle intollerabili disuguaglianze generate dal sistema economico mondiale. La nostra solidarietà va a tutte le vittime ed ai loro cari.
Noi, le donne della Marcia Mondiale, siamo andate all'ONU esattamente un anno fa per denunciare con vigore le numerose guerre sporche che devastano i nostri popoli. Con estrema chiarezza ne avevamo identificato i protagonisti i cui interessi si rafforzano reciprocamente: le grandi potenze, l'industria delle armi, le società multinazionali, i governi corrotti, le dittature, i fondamentalismi religiosi, il crimine organizzato, il traffico di droga. Ci siamo andate come testimoni viventi della violenza e delle ingiustizie subite da migliaia di donne a causa dei conflitti armati. Abbiamo gridato: Le donne di tutto il pianeta non vogliono più mettere al mondo figli da mandare in guerra. Abbiamo chiesto il rispetto dei diritti umani, l'applicazione di tutte le Convenzioni ONU, la risoluzione politica, negoziata dei conflitti. Non siamo state ascoltate.
Oggi che assistiamo al ritorno violento di guerrieri di tutti i tipi, la nostra voce si leva più forte che mai, per ricordare:
- la polveriera rappresentata dall'occupazione da parte di Israele dei territori palestinesi; il suo utilizzo dei fatti dell'11 settembre per legittimare ed accentuare le aggressioni contro il popolo palestinese, il suo rifiuto a lavorare per una soluzione negoziata del conflitto nel rispetto delle risoluzioni dell'ONU;
- la durata, l'ampiezza, l'intensità delle tragedie di Ruanda, Angola, Burundi, Sierra Leon, della Repubblica Democratica del Congo, di Liberia, Sudan, Etiopia, Eritrea, Sri Lanka;
- i massacri in Algeria, gli orrori di Timor Est; la situazione in Messico ed in Indonesia (Molucche);
- la sorte delle prigioniere e dei prigionieri politici nelle carceri di Turchia, Marocco, America Latina e in altre carceri del mondo;
- l'impatto sulle popolazioni civili dei conflitti nei Balcani, in Kurdistan, Georgia, Cecenia e in tanti altri paesi;
- la fragilità ed i fallimenti del processo di pace in Irlanda del Nord.
Sentiamo sui nostri corpi le terribili violazioni perpetrate dai Talebani sulle donne afgane da oltre un decennio, impunemente e forti della complice inerzia della comunità internazionale. Le donne di Birmania, Iran, Iraq e Pakistan non stanno meglio. Conosciamo le conseguenze del Plan Colombia sulle popolazioni dell'America Latina, un piano orchestrato e finanziato dagli Stati Uniti. Riaffermiamo la nostra indignazione di fronte all'oppressione delle popolazioni indigene in tutto il mondo. Portiamo tutte il peso di tutti i conflitti del mondo. Basta con le guerre!
Noi, le donne della Marcia Mondiale
esprimiamo la nostra totale opposizione all'utilizzo di interventi armati contro un paese o gruppi di paesi per risolvere questa crisi prodotta dagli eventi dell'11 settembre:
- perché un tale intervento produce ulteriori sofferenze e distruzioni senza risolvere in alcun modo i problemi alla base di questa violenza. Al contrario, non farà che aggravare la povertà e l'umiliazione delle popolazioni colpite;
- perché sappiamo per esperienza che le donne ed i bambini sono le principali vittime, insieme ai popoli più svantaggiati, di tutti i conflitti armati. La sola minaccia di un intervento militare delle forze della NATO ha provocato la fuga di milioni di cittadini e cittadine afgane già drammaticamente impoveriti;
- perché il governo degli Stati Uniti, con l'appoggio incondizionato dei suoi alleati, rafforzerà la sua posizione egemonica di gendarme del mondo e continuerà ad imporre il suo "nuovo ordine mondiale". Continuerà ad opporsi agli strumenti internazionali a favore della pace, dello sviluppo sostenibile e del rispetto dei diritti delle donne, tra cui: la Convenzione per l'Eliminazione di tutte le Forme di Discriminazione contro le Donne (CEDAW), il Protocollo di Kyoto, il Trattato per la costituzione di un Tribunale Penale Internazionale, la Convenzione contro le Mine Antiuomo;
- perché l'industria delle armi e le spese militari aumenteranno a scapito dei programmi per la salute, l'istruzione, la sicurezza sociale e la tutela ambientale;
- perché molti governi sfrutteranno questa situazione per giustificare l'escalation della xenofobia: l'ulteriore chiusura delle frontiere per erigersi a fortezza contro immigranti e rifugiati; per minare e persino sopprimere i diritti civili e le libertà fondamentali, soprattutto delle donne, e per criminalizzare ogni forma di opposizione all'attuale globalizzazione neoliberista e sessista;
- perché rafforzerà le dittature e gli integralismi religiosi di tutte le marche.
Noi, le donne della Marcia Mondiale
- Chiediamo che i colpevoli degli attentati siano chiaramente identificati e portati di fronte alla giustizia. La legge deve prevalere sullo spirito di vendetta e ritorsione.
- Appoggiamo le voci sempre più numerose di cittadine e cittadini degli Stati Uniti e di tutto il mondo che chiedono una cambiamento radicale di rotta della politica estera statunitense;
- Chiediamo che l'ONU svolga un ruolo più attivo e positivo per impedire ogni forma di intervento militare nell'attuale crisi; per porre fine ai conflitti, alle aggressioni ed alle occupazioni militari in atto; per assicurare il diritto di asilo ed il diritto dei rifugiati a tornare al loro paese di origine;
- Chiediamo che tutti i paesi ratifichino ed applichino la Convenzione sulle Mine Antiuomo;
- Affermiamo l'urgenza di soluzioni politiche negoziate di tutti i conflitti e della partecipazione attiva delle donne in questi negoziati;
- Chiediamo lo smantellamento degli embarghi e dei blocchi (Cuba, Iraq), sanzioni di cui le donne ed i bambini sono le principali vittime;
- Chiediamo il divieto totale di produzione e vendita di armi e chiediamo che gli Stati realizzino politiche di disarmo sia sul fronte delle armi tradizionali che su quello delle armi nucleari e biologiche.
Noi, le donne della Marcia Mondiale, proponiamo la costruzione paziente ed infaticabile della pace, della giustizia, della democrazia e dell'uguaglianza tra donne e uomini come alternative agli atti terroristici ed agli interventi armati. Riaffermiamo la nostra volontà di vivere in un mondo che si preoccupi di più della sicurezza delle persone che della sicurezza degli Stati e dove tutti gli esseri umani godano degli stessi diritti e delle stesse libertà, a prescindere dal sesso, dall'etnia, dalla nazionalità, dalla religione o dall'orientamento sessuale. Noi, le donne della Marcia Mondiale, ci uniamo in solidarietà a tutte le persone del pianeta che si stanno mobilitando per affermare che "un altro mondo è possibile" e per realizzarlo ora!