LA MARCIA MONDIALE AL FORUM SOCIALE EUROPEO
IL MODELLO SI DEVE ADATTARE A NOI, NON NOI AL MODELLO


dicembre 2002, di Valeria Savoca, addetta stampa della Marcia Mondiale delle Donne

Impossibile tenere un diario delle iniziative e dei contenuti emersi nelle poche ore vissute dalle donne in questo straordinario ambito creato dal movimento antiglobalizzazione. L'universo della soggettività femminile e della sua rappresentanza politica e sociale, i temi dei lavori delle donne, quello del lavoro nel mercato, quello della riproduzione dal punto di vista biologico e quello del lavoro di cura e riproduzione della vita materiale, il corpo e l'autodeterminazione, la discriminazione sessuale, razziale, economica, ed altro ancora.
Nella scelta che si impone, discriminazione, autodeterminazione, lavori, possono sintetizzare tutti i temi del movimento delle donne e della Marcia Mondiale in particolare, tutti compresi il forte tema dell'opposizione alla guerra e quello della necessità di una lotta unitaria tra movimenti misti e movimenti femministi, temi che si intrecciano con i precedenti.
Il corpo, il ruolo materno come scelta e non come destino, l'autodeterminazione come fatto non solo economico ma anche intellettuale, identitario proprio perchè corporeo e morale, sono temi emersi da punti di vista diversi nei seminari e negli incontri dei primi due giorni di lavoro. La scelta della maternità anche quando i normali processi biologici la rendono difficoltosa o impossibile, scelta che ciascuna donna può fare per la scienza e la tecnologia, ma non per la legge, è stata discussa da posizioni differenti: Gasparini, dell'Università delle Donne di Milano, ha sostenuto, contro le delegate portoghese e spagnola, dove non esiste possibilità di scelta per le donne, il primato della natura sull'uso delle tecnologie, individuando nell'uso delle TRA un ennesimo modo di farsi imporre dalla cultura dominante il ruolo, che non è per destino, anche in questo caso. Mentre Lidia Cirillo ha sostenuto la necessità di non stabilire per legge ciò che le donne possono o (non) devono fare del proprio corpo, che impedire a una donna la decisione è prendersi potere su di lei, comunque. Questa possibilità di autodeterminazione è particolarmente invisa alle gerarchie ecclesiastiche, dovunque in Europa, come denunciano con passione le donne polacche, le irlandesi, oltre che le basche e le altre iberiche. Ma il carico della riproduzione, che indebolisce le donne nel mercato del lavoro, al punto da consentire che vengano nominate come "soggetto sussidiario", ci dice Laura Gonzales Txabarri, sindacalista basca, è ciò che il soggetto maschile, in quella parte che vuole combattere contro il neoliberismo e la globalizzazione, deve accettare di ridistribuire assumendosene il carico e la responsabilità insieme a colei con la quale condivide la sua vita quotidiana. D'altra parte, ci dice Laura, il modello di difesa e solidarietà nelle lotte sociali è ciò che il sindacalismo deve assumere, modificando il proprio modello di difesa fondato esclusivamente sulla difesa salariale: la discriminazione salariale delle donne deve cambiare, ma ciò è impossibile se non migliora la vita quotidiana delle donne, costrette alla precarizzazione e alla flessibilizzazione selvaggia dal peso dei lavori riproduttivi. Il sindacalismo deve assumere come modello le istanze del movimento antiglobalizzazione, se vuole adattarsi alle necessità delle persone.
La scelta del neoliberismo pretende esattamente il contrario, pretende che le persone si adattino al modello, lacerandone le vite e le relazioni.