RACCONTO DA PORTO
ALEGRE
NARRAZIONE
A PIU' VOCI DAL FORUM SOCIAL MUNDIAL
marzo
2001, di Laura Bergomi e Paolo Rizzi di Assopace di Novara
4.702 DELEGATI E DELEGATE
di cui 1.509 provenienti da 122 nazioni del mondo700 INDIGENI E INDIGENE
1.870 GIORNALISTI E GIORNALISTE
per 764 mezzi di comunicazione
di cui 322 internazionaliPIU' DI 1.000 ADDETTI E ADDETTE
all'accoglienza, alle traduzioni, ai computer, alla sorveglianza
Riccardo Petrella, presidente del comitato per il "Contratto mondiale dell'acqua" ci ricorda che dobbiamo fare emergere NARRAZIONI DEL MONDO diverse da quelle del sistema dominante che ne presenta solo una, forte nel linguaggio e nelle analisi.
Le nostre narrazioni devono essere plurali, come la diversità che è la ricchezza che ci caratterizza.
Proveremo a raccontarvi di Porto Alegre aggiungendo alle nostre voci narranti quelle di alcuni protagonisti del forum.
Graffito murale in città
CONSERVIAMO IL PESSIMISMO PER TEMPI MIGLIORINarrazione mediatica: l'inaugurazione
La descriviamo riportandovi l'e-mail che abbiamo inviato "a caldo" subito in Italia dal forum, dove erano a disposizione gratuitamente numerosi computer, e che raccoglie le nostre emozioni.
" Alle ore 15 si è aperto ufficialmente il forum, siamo nella sala auditorium del PUC, l'università cattolica , è piena siamo in 4.000 persone. Ai lati del palco dei percusionisti Afro Tche scaldano la sala con ritmi tribali. Il forum viene definito Hot Davos. Vengono lette da uno speaker tutte le presenze internazionali. Siamo in 122 paesi. Olivio Dutra, governatore dello stato legge il documento politico di saluto introducendolo con queste parole: "E' un incontro di sensibilità, di indignazioni, di intelligenze e di preoccupazioni che si tiene qui a P.Alegre". Segue una rappresentazione teatrale: un corteo di persone, disoccupati e sem terra, sale a testa bassa sul palco e sfila più volte camminando al ritmo lento del tamburo ed al canto-lamento di una voce. Su uno schermo in contemporanea vengono proiettate immagini di profughi, clandestini, migranti, polizia (di Salgado), Il ritmo dei tamburi cambia ed il passo diventa una marcia, le teste si alzano e nelle mani delle persone compaiono attrezzi di lavoro, vanghe, martelli, libri, radio, pneumaticiarrivano poi bandiere multicolori e nasce un girotondo. Tre bambini versano terre e semi in una ciotola retta da un uomo, una donna vi versa dell'acqua. Una donna india a seno scoperto con i disegni rituali sul corpo recita un testo di Galeano che immagina la trasformazione del mondo in UTOPIA. Le persone dal palco scendono in mezzo al pubblico a distribuire sacchetti di semi, girasoli, cerali, granturco, caffè".
Favola politica: la città di Porto Alegre
"La parola "politica" viene dal greco "Polis" e significa città. Più che un nucleo urbano la città ellenica era il centro della democrazia sociale, nella quale una parte della popolazione partecipa ad un dibattito aperto che riguarda la vita della comunità. (Scliar,giornalista del quotidiano Zero Hora)
Tarso Genro, sindaco di Porto Alegre, e Olivio Dutra, governatore dello stato di Rio Grande do Sul, ci narrano della città che ci ospita e che amministrano, ponendocela orgogliosamente come esempio di democrazia sociale.
A Porto Alegre si amministra il comune mediante L'Orçamento Participativo, ovvero il bilancio partecipato come forma di gestione della vita economico-politica della città.
E' una realtà che dal 1989 dimostra a Porto Alegre che "um outro mundo è possivel".
Il bilancio partecipato è una forma pubblica di potere in cui i cittadini ogni anno partecipano direttamente al bilancio preventivo municipale. La città di 1.300.000 abitanti viene divisa in 16 circoscrizioni, all'interno delle quali si svolgono assemblee per discutere i programmi e le priorità d'investimento e si eleggono i delegati, 46 per ogni area. Gli interventi sono suddivisi in 5 gruppi tematici: trasporti pubblici e traffico; educazione, cultura e tempo libero; salute e assistenza sociale; sviluppo economico e tasse; organizzazione della città e sviluppo urbano. I cittadini votano le più urgenti e ne controllano la realizzazione.
Oggi a Porto Alegre 700 associazioni e 14.000 persone sono direttamente coinvolte nel processo amministrativo per tutto l'anno.(Olivio Dutra, pronuncia queste parole alla inaugurazione del forum)
Tocca a noi, che ci opponiamo all'ingiustizia nel mondo, lottare per la solidarieta' e l'uguaglianza. Le differenze sociali, di genere, etniche, religiose e sessuali devono essere rispettate.
La solidarieta' - espressa nel rispetto delle differenze - deve tradursi nella costruzione di pari opportunita' e di relazioni eque tra gli esseri umani, le loro comunita' e la natura.
Invece dello stato minimale (obiettivo del neoliberismo) vogliamo costruire uno stato che non sia piu' grande della societa', ma che abbia la giusta misura per realizzare politiche pubbliche che assicurino i diritti di cittadinanza, combattano l'esclusione e stabiliscano la giustizia sociale.I temi delle "palestre" e delle "officine"
In Brasile (forse a testimoniare che il forum è lotta, è sforzo fisico) le conferenze in plenaria si chiamano "palestras" e i dibattiti di lavoro si chiamano "oficinas". Sono stati 5 giorni intensissimi, la quantità e la qualità degli appuntamenti era impressionante, la prima gioiosa fatica era operare una scelta. Quattro i grandi temi discussi nelle mattine, presentati da autorevoli relatori: "La produzione della ricchezza e la riproduzione sociale". - "L'accesso alla ricchezza e la sostenibilità". - "L'affermazione della società civile" - "Potere politico ed etica nella nuova società". Nei pomeriggi più di 400 gruppi di lavoro si incontravano nelle aule delle università per "raccontarsi" le proprie esperienze in un abbraccio di lingue e colori.
Storie di donne in "Un altro mondo possibile".
La presenza delle donne è stata altissima, i cartellini da appendere al collo (datici al momento della registrazione) con la scritta "delegada " si sono esauriti prestissimo.
Un altro mondo è possibile, ma (e qui citiamo testualmente il volantino preparato dal seminario della marcia mondiale delle donne) solo se "costruito sull'uguaglianza tra donne e uomini. La globalizzazione attuale non è solamente capitalista e neoliberista: è anche sessista. La grande maggioranza delle donne è mantenuta in uno stato d'inferiorità culturale, sociale, economica, nell'invisibilità della sua esistenza e del suo lavoro, nella mercificazione del suo corpo".
Anche a livello informativo, noi per prime dobbiamo far emergere e richiedere in tutte le analisi e i dati su povertà, lavoro, violenza, reddito le percentuali che riguardano le donne: 70% della povertà mondiale è donna, 10% del reddito e 1% delle proprietà sono delle donne, che lavorano 2/3 del monte ore mondiale. Perché nel sud del mondo c'è il sud delle donne, nella povertà c'è la povertà delle donne, nella violenza c'è la violenza sulle donne.Le voci della Pace
Motivo di amarezza e di autocritica è stata la tematica della pace e degli armamenti e ci riguarda in particolare perché eravamo a Porto Alegre come delegati dell'Associazione per la Pace.
Nel Forum delle conferenze non sono emerse le esperienze specifiche dell'Europa e dell'Italia che ha guerre vicino ai suoi confini, che partecipa a guerre in quanto alleata nella NATO, che produce e vende armi in tutto il mondo; con il corrispondente percorso pacifista di opposizione alla guerra, di campagne contro gli armamenti; con le esperienze di diplomazia dal basso, di interposizione nonviolenta, di cooperazione e convivenza. Nell'impostazione dei seminari e dal punto di vista dei popoli latino-americani il militarismo e la guerra sono stati la repressione nelle campagne e nei quartieri delle città; la lotta agli armamenti è stata trattata come campagna contro la diffusione delle armi leggere per difesa personale (che ha portato ad esempio il Brasile al primo posto per morti violente per futili motivi). Alcune associazioni ci hanno chiesto materiali e documentazioni proprio per allargare l'orizzonte del loro impegno. Manca ancora un'analisi condivisa sui nuovi modelli di difesa e sul ruolo del riarmo, anche nucleare, del commercio delle armi e manca ovviamente un allargamento internazionale delle campagne contro.
Così mancava nella bozza del documento finale delle associazioni, una netta dichiarazione contro l'uso della guerra nella risoluzione dei conflitti internazionali, per la costruzione di una ONU dei popoli e di corpi civili di pace (inserita grazie alle pressioni del gruppo italiano, eravamo in circa 100 persone, ed alle fatiche del nostro portavoce Vittorio Agnoletto). Spetta a noi organizzarci più puntualmente per i prossimi appuntamenti internazionali e proporre specifici workshops dove ampliare il confronto delle esperienze.Ricordiamo però con interesse la conferenza del 29 gennaio dal titolo "Come mediare i conflitti e costruire la pace", con quattro relatori latinoamericani: dall'Argentina (Nora De Cortinas madre di Plaza de Mayo), Colombia, Ecuador, Brasile e Sergio Yahni, rappresentante del "Centro di informazione alternativa", un movimento pacifista israeliano, che ha fatto un intervento appassionato ed applauditissimo.
Attraverso delle mappe Sergio illustra la situazione territoriale prevista dai Piani di pace.
Per descrivere la realtà concreta sceglie invece la storia di Muhamad Amin Dahud, palestinese di 17 anni, garzone di fornaio. Abitava in un villaggio di 3000 persone occupato dagli Israeliani dal 1967, dove si vive (viveva? vivrebbe?) dell'economia dell'ulivo. Dopo la confisca delle terre a favore dei coloni israeliani, i contadini palestinesi si recano in Israele per lavorare. Nel 1993 parte da Oslo il "processo di pace", che non porta nessun miglioramento per il villaggio, dove i coloni raddoppiano, mentre in Israele ai lavoratori palestinesi si preferiscono immigrati stranieri. Nell'autunno 2000, alla stagione della raccolta delle olive, i Palestinesi sono chiusi in casa, terrorizzati dalle ronde quotidiane dei coloni armati. I giovani reagiscono con le pietre. L'esercito è sempre pronto, spara su tutto e tutti in direzione del villaggio. Muhamad è morto con il pane in mano, cantando.
Sergio denuncia con coraggio la natura etnocentrica dello Stato di Israele, dove i cittadini di origine palestinese non hanno gli stessi diritti, e con amarezza indica due possibilità di sviluppo: o una guerra o un cambio strutturale dello Stato di Israele, da etnocrazia a democrazia. La lotta per una pace giusta in Palestina si lega così a quella per la democratizzazione di Israele.
Nel pomeriggio un appassionato laboratorio israelo-palestinese sull'intercultura e la coesistenza.
Il mormorio dell'acqua
Ci sono "fiumi silenziosi" che non raggiungono più il mare, il loro flusso si è interrotto. Riccardo Petrella è la voce chiara ed instancabile di denuncia contro l'ennesimo furto che il neoliberismo , attraverso le multinazionali e con il consenso delle istituzioni, sta perpetrando ai danni del più importante diritto dell'umanità: l'accesso all'acqua.
Continua Petrella: <la Banca Mondiale dichiara che servono nei prossimi 10 anni 850 miliardi di $ per garantire a tutti l'accesso all'acqua, e siccome i governi non dispongono di questi soldi, deve intervenire il capitale privato. E' FALSO! Perché il ragionamento è basato sugli attuali modelli di consumo e sulle attuali tecnologie.> La recente conferenza dell'Aja ha stabilito che l'acqua non è più un diritto ma è un bene ed in quanto tale vale il prezzo che il mercato decide. Un miliardo e quattrocentomila persone nel mondo non hanno accesso all'acqua, è più che mai necessario impegnarsi perché nasca un "Parlamento mondiale dell'acqua" che garantisca questo bene indispensabile alla vita per tutti.
Il canto della terra: Il Movimento dei Lavoratori Sem TerraScrive di loro Eduardo Galeano:
"Sebastiano Salgado li ha fotografati. Chico Buarque li ha cantati. Josè Saramago ha scritto libri su di loro. Cinque milioni di contadini senza terra sono in movimento, vagando tra sogni e disperazione nelle immensità disabitate del Brasile.
Molti di loro si organizzano nel Movimento dei Sem Terra. Dagli accampamenti ai lati delle autostrade, arriva un'ondata di persone, camminando silenziosamente nella notte, per occupare i latifondi vuoti. Rompono i lucchetti, aprono le porte ed entrano. Qualche volta sono accolti dai pistoleri delle milizie personali o dai soldati, gli unici che lavorano in queste terre abbandonate.
Il Movimento dei Lavoratori Sem Terra è colpevole. Non solo violano le leggi della proprietà privata, ma osano mostrarsi irrispettosi verso i doveri nazionali: i "semterra" coltivano cibo nelle terre che occupano, mentre la Banca Mondiale ha stabilito che i paesi del sud non devono produrre il loro cibo ma vivere elemosinando sussidi dal mercato internazionale".Joao stedile è il portavoce dei Sem Terra, parla di 15 anni di lotta, di un movimento dove non si votano tesi, ma si occupano latifondi
" riforma agraria, urgente e necessaria " (è lo slogan gridato in sala)Riportiamo due dichiarazioni di rappresentanti dei Sem Terra sul forum:
"Un processo di convergenze per globalizzare le lotte e le speranze"
"Un porto mondiale dove attraccare per rifornirsi di idee e di spirito solidale"
Il grido delle madri di Piazza di maggio
Hebe de Bonafini, madre di plaza de mayo, argentina:
Ni un paso atras: neanche un passo indietro.
Siamo madri di tutti i desaparecidos*, oggi sono qui con noi, non vogliamo monumenti alla memoria , vogliamo giustizia, ne hanno uccisi a migliaia, ma non sono morti: non si uccide l'utopia. La rivoluzione tarda ma arriva non importa se io non la vedrò*Ariel Dorfman, scrittore cileno dichiara: hanno dovuto inventare il passivo di un verbo intransitivo: "coloro che sono stati spariti"
Gli assolo di due "narratori" professionisti
Josè Bovè Francia
Gatt e WTO hanno mentito dicendo "il commercio eliminerà la fame", vediamo i dati onu sull'aumento della povertà.
La nostra lotta è per il futuro del pianeta, per il diritto inalienabile alla sopravvivenza e alla sovranità alimentare.
Il neoliberismo globale distrugge l'agricoltura nel mondo trasformandola nel regno dell'industria biotecnologica, dei brevetti e delle multinazionali.
In Brasile 60 milioni di persone non mangiano tutti i giorni.
L'1 % dei proprietari terrieri possiede più del 50% delle terre, le esportazioni a bassissimo prezzo uccidono le produzioni locali. l'Europa non dovrebbe produrre più di quel che consuma. oggi l'agricoltura è contro l'occupazione, contro l'ambiente, contro la salute dei consumatori.Ernesto De Guevara:"Via Campesina" Messico.
La Biodiversità non è solo biologia, è la lotta per la cultura, i governi, l'ecosistema, il modo di organizzarsi è la lotta contro il liberismo.
La diversità è un modo per garantire la sicurezza alimentare.
Ci opponiamo alla proprietà intellettuale, ai BREVETTI, ai semi sterili.
Negli USA 3 milioni di richieste di brevetto.
I semi da sempre sono patrimonio dell'umanità ed il diritto di moltiplicarli all'infinito appartiene ai contadini
Chiediamo la responsabilità civile per i danni da contaminazione genetica.
10 imprese controllano l' 80% del commercio alimentare del mondo.
La Carta di Porto Alegre
Documento finale del forum delle amministrazioni locali (240 rappr.) che sara' consegnata alla riunione di Genova dei g8 dal sindaco Tarso Genro di Porto Alegre. Pone le basi per la garanzia dei diritti sociali di cittadinanza nel quadro dell'urbanizzazione: casa, servizi, lavoro, rendita minima garantita.
(v. proiezioni demografiche onu: fra 35 anni 2/3 del genere umano vivra' in citta'; nel 2050 ci saranno 23 megalopoli con piu' di 15-20 milioni di abitanti)
Un altro mondo e' possibile e comincia dalle citta'.
Le politiche sociali di inclusione sono decisive per i diritti umani, le citta' hanno diritto di rappresentanza negli organismi internazionali. E' necessaria una stretta collaborazione tra enti locali e ONG. Le risorse pubbliche vanno equamente ripartite tra governi centrali e locali. Risultano indispensabili meccanismi di controllo sociale sui flussi finanziari internazionali (tassa Tobin)Cerimonia finale: sul palco uomini e donne rappresentanti di popoli dichiarano che un altro mondo è possibile
africano:
6 secoli fa sarei arrivato in Brasile schiavo con le mani incatenate nella stiva di una nave.
oggi sono qui a rappresentare il mio popolo.
si profonde que soit la nuit, le jour va venir.brasiliana:
ognuna e ognuno di noi fa la differenza. nunca desistir.indigeno
un altro mondo e' possibile con l'autodeterminazione dei popoli indigeniaraba:
e con la Palestina liberacolombiano
e con la pace. Venite alla marcia per la pace in Colombia ad agostoargentina:
con la verita' e la giustizia. siamo qui con i desaparecidos
Voci di popoli popolazione brasiliana
155 milioni
la popolazione e' piu' che raddoppiata negli ultimi 35 anni
il brasile e' il sesto paese piu' popolato del mondo
ma e' uno dei meno densamente popolati: in media 15 abitanti per km2
50% sotto i 20 anni, 27% sotto i 10
piu' di 10 milioni di abandonados, minori senza famiglia sulle stradepopolazione indigena
erano 5 milioni all'arrivo dei portoghesi
sono attualmente meno di 200.000
con 174 lingue e dialetti
centinaia di tribu' sono concentrate nella regione amazzonica
si ritiene che una quarantina di tribu' non abbiano contatti con l'esternoparque de l'harmonia, porto alegre, gennaio 2001
600 indigeni di 20 etnie diverse, soprattutto dal brasile
1500 giovani dai cinque continenti
artigianato, incontri e dibattiti, musica