riceviamo e pubblichiamo

COSTRUIAMO UN MOVIMENTO TRA DONNE MIGRANTI E NATIVE
RIFLESSIONI DI "GENERE E POLITICA" SULLA MARCIA MONDIALE IN RISPOSTA AL CONTRIBUTO DI LIDIA E ROSA DEL COORDINAMENTO MILANESE DEL 5 GIUGNO


giugno 2000, da Genere e Politica (Milano)

 

Alle compagne del coordinamento milanese per la Marcia mondiale delle donne
Care compagne, dopo la faticosa riunione del 31 maggio scorso sentiamo il bisogno di meglio precisare le nostre posizioni sia rispetto alla Marcia sia rispetto alla manifestazione dell'8 luglio. Siamo totalmente d'accordo sulla motivata adesione che il coordinamento ha dato al Lesbian and Gay Pride, il cui scopo, più che condivisibile, è l'affermazione in positivo dell'identità sessuale dei gay e delle lesbiche, e naturalmente della libertà individuale in materia di sentimenti, sessualità e relazioni.
Inoltre, è in questo momento particolarmente importante esprimere solidarietà e difendere un'agibilità politica comune contro l'"espansionismo" giubilare della chiesa. Anche se ­ osserviamo ­ quest'ultimo aspetto non vale solo per la manifestazione del Lesbian and Gay Pride: il 1° maggio delle lavoratrici e dei lavoratori ha scatenato la stessa prevaricazione, e avremmo dovuto sentire un identico bisogno di difendere al femminile quello spazio, o di solidarizzare con chi lo difendeva.
Si può obiettare che il primo maggio è una scadenza neutra-maschile, in cui la visibilità politica delle lavoratrici e delle contraddizioni che la loro presenza pone al mercato del lavoro, e agli uomini che tradizionalmente lo "abitano", è praticamente nulla.
Ma per l'appunto questa riflessione vale anche per la manifestazione dell'8 luglio, che solo qualche compagna femminista (lesbica o eterosessuale) chiama "Lesbian and Gay Pride".
Tuttavia questa scadenza, pur essendo importante, è altra cosa rispetto alla Marcia e quindi non può né esaurire né riassumere la complessità e la varietà delle tematiche che sono al centro della Marcia mondiale delle donne "contro la violenza e la povertà".
Proprio perché l'iniziativa della Marcia si collega direttamente alle tematiche femminili e femministe emerse 5 anni fa a Pechino, ci sembra evidente che la centralità di questa scadenza del Duemila debba essere una presa di parola delle donne contro un sistema politico neoliberista che sempre più violentemente colpisce ed esclude le donne, in particolare quelle del Sud del mondo. Come tutte sappiamo, le donne sono i 4/5 delle persone che nel mondo vivono al di sotto della soglia di povertà (vuol dire che all'interno di uno stesso nucleo familiare l'indigenza può colpire le donne senza toccare i loro congiunti!), un dato che dimostra come la disuguaglianza sociale sia, nelle sue più profonde radici e nei suoi effetti più devastanti, una questione di genere.
Siamo convinte che solo le donne oggi possano assumersi la responsabilità di creare alternative a questo sistema, in un'alleanza tra nord e sud che parta dalle concrete situazioni in cui ci troviamo a vivere. E qui in Italia, oggi, questo vuol dire cominciare a costruire un movimento tra donne migranti e donne native fondato non su uno spirito assistenziale e solidaristico, ma al contrario sulla condivisione di una lotta per le libertà e i diritti di cui sempre più veniamo tutte private.
È questo il nodo, secondo noi, che potrebbe unificare e collegare i diversi piani di interesse e di intervento che caratterizzano il lavoro dei gruppi di donne aderenti al coordinamento per la Marcia. Proprio perché su questo terreno lavoriamo da anni, siamo consapevoli delle difficoltà e degli ostacoli, ma questo nulla toglie al fatto che sia proprio il tema attorno a cui costruire una marcia mondiale. Di più: siamo convinte che si tratti di un obiettivo ormai ineludibile, in Italia, qui e ora.
È con tale intendimento che abbiamo caratterizzato la nostra adesione alla Marcia con l'iniziativa del 1° aprile scorso su "La biodiversità come metafora della democrazia", come anche il numero de "La terra e la luna" dedicato allo stesso argomento.
Ed è in quest'ottica che vorremmo segnare al femminile le mobilitazioni internazionali contro il WTO, il cui prossimo appuntamento sarà a Praga, e farne una tappa per la costruzione della Marcia delle donne.
In breve, stiamo lavorando e continueremo a lavorare per la Marcia mondiale in quello che ci sembra l'unico modo utile, cioè costruendo i contenuti che possano riempirla di senso, e con la preoccupazione di farne una tappa e non l'orizzonte ultimo di un percorso. Ci auguriamo, naturalmente, di intrecciare costruttivamente il nostro lavoro con quello delle compagne di altri gruppi, senza malintesi o polemiche.