EDITORIALE


agosto 2001, a cura di Iemanjà

 

Impossibile quest'anno fermarci per la pausa estiva. Dopo i fatti di Genova, ci attende un autunno difficile, denso di scadenze.
Moltissimo è stato scritto da autorevoli redazioni sui fatti di Genova: immagini, interviste, documenti, opinioni, testimonianze, circolano in queste settimane proiettando rappresentazioni del ricco e vario panorama del movimento che si è sollevato contro la globalizzazione neoliberista. Quello che manca ancora una volta ­ e speriamo che qualcuno ci smentisca ­ è il riconoscimento e la voce di un soggetto femminista collettivo.
La scelta di organizzare le due giornate di donne a Genova a giugno con ogni evidenza era stata opportuna: sapevamo che altrimenti non avremmo avuto alcuna visibilità. Nel movimento misto, in particolare in Italia, le donne sono la maggioranza della base ma si riconoscono di norma nelle diverse organizzazioni miste e non in un pallido soggetto femminista che evidentemente non ha in questo momento altrettanta attrattiva per loro. E le diverse sigle dei movimenti misti hanno in comune tra l'altro, di certo, almeno un elemento: i leaders sono maschi, e maschili le dinamiche dominanti. Con queste premesse sapevamo che a luglio la presenza femminista sarebbe stata oscurata.
E così in realtà è stato durante le manifestazioni di luglio: le donne, che pure il 16 giugno avevano manifestato senza alcun incidente per le strade di Genova, si sono riconvocate all'interno della grande manifestazione del 20 luglio in uno spezzone ugualmente pacifico e creativo. Invisibili ai più e soprattutto alla stampa, sono apparse invece miracolosamente alle forze "dell'ordine"che le hanno viste benissimo e sapevano cosa facevano quando hanno caricato, manganellato, spaccato teste e costole con accanimento. Le molte che non sono riuscite a raggiungere lo spezzone femminista, le moltissime che hanno preferito manifestare dietro ad altri striscioni, non si può dire che l'abbiano scampata bella: lacrimogeni, pestaggi, insulti, non hanno risparmiato nessun settore del movimento. Molte testimonianze di donne su quei fatti hanno circolato freneticamente via e-mail e sono disponibili presso il sito del Paese delle donne, al quale rimandiamo per chi ancora non le avesse lette.
Noi aggiungiamo in questo numero di Iemanja' pochi ulteriori contributi, perché non vadano perse indicazioni e proposte per l'immediato futuro, alcuni contenuti espressi attraverso volantini semplici ed efficaci, e istruzioni operative per dare corso alle denunce legali e alle azioni giudiziarie.
Al di là di Genova, osserviamo che l'oscuramento della presenza e della voce delle donne, non è solo questione di capacità di fare notizia, questione di immagine. La presenza collettiva femminile che vorremmo riconosciuta, è ancora quasi tutta da costruire nella realtà. Quali passi possiamo fare perché prenda corpo, finalmente, anche in Italia un soggetto femminista autonomo, unitario nella sua pluralità, di massa? Come pensiamo di affrontare gli attacchi di questo governo cui dovremo far fronte ogni giorno, casa per casa, alle prese ognuna con la sua vita pubblica e privata? Cosa abbiamo da dire e da proporre alle donne che incontriamo sui nostri posti di lavoro, nei quartieri, all'uscita della scuola dei figli, nelle sale d'aspetto degli ambulatori medici, al mercato? Che spazi siamo in grado di aprire perché molte altre abbiano voce?
In questo numero forniamo alcuni materiali che speriamo possano essere utili in questo percorso. L'equipe di collegamento internazionale della Marcia Mondiale delle Donne ha inviato una lettera in cui ci invita a dare seguito all'esperienza che abbiamo condiviso con centinaia di migliaia di donne e ci chiede di mandare rappresentanti all'incontro del coordinamento internazionale che si terrà in Quebec nell'ottobre prossimo: pubblichiamo questo documento insieme alla lista dei contatti presenti nei diversi paesi del mondo.
Dall'estero ci arrivano anche altre significative sollecitazioni: notizie dalle donne afghane, tra cui una sconcertante denuncia riguardo premi per la pace e generosi finanziamenti conferiti a donne legate a settori integralisti; stupri di massa in Cecenia, passati sotto silenzio proprio durante i giorni del vertice del G8; un'importante iniziativa relativa al processo contro Milosevic perché siano riconosciuti come crimini imputabili quelli compiuti contro i diritti umani delle donne; richieste di appoggio dalla Palestina, mentre i tragici avvenimenti di questi giorni incalzano.
In Italia segnaliamo le espulsioni dei rifugiati kurdi, la denuncia contro le donne che hanno manifestato in consiglio comunale a Bologna per l'autodeterminazione, e l'arresto della giovane femminista romana accusata di terrorismo sulla base di indizi inconsistenti.
Buona lettura e arrivederci a settembre!




Iemanja'