IMPRESSIONI TRA GENOVA E BOLOGNA
ANCORA ECHI DALL'INCONTRO DI GENOVA DEL 15-16 GIUGNO


luglio 2001, di Nicoletta Poidimani

 

Di ritorno dalla due giorni di donne a Genova vorrei raccontarvi brevemente le mie impressioni.
Immagino che più o meno tutte abbiate letto gli articoli sul Manifesto o le sintesi dei gruppi di lavoro sui siti. La mia è una testimonianza in più, e mi piacerebbe se anche altre compagne che erano al convegno dicessero la loro.
A parte la quantità assurda di polizia intorno e all'interno dell'edificio in cui si è svolto l'incontro (presenza davvero fastidiosa!) c'erano tante donne, provenienti da tutta Italia, e c'era anche un consistente numero di immigrate.
Non c'è bisogno di dire che, fra gli interventi programmati, sono stati molto più interessanti quelli delle donne non occidentali: testimonianze concrete e toccanti che chiamano alla globalizzazione delle lotte femministe mantenendo differenze e specificità.
Personalmente ho lavorato col gruppo su lavoro, immigrazione e welfare, che è poi il gruppo da cui sono emerse delle posizioni un po' più concrete sulle condizioni delle donne, forse anche perché era proprio in quel gruppo che si
concentrava la presenza delle immigrate. Non per caso c'è stata una focalizzazione precisa sul rapporto di lavoro della maggior parte delle immigrate come rapporto donna-donna, come emerge anche dall'articolo del Manifesto. Non era citata, negli articoli, la richiesta di chiusura dei lager per immigrate/i, ma è stata posta con determinazione.

Il corteo, a parte un clima in certi spezzoni un po' da 'tute rosa' è stato partecipato, colorato e a tratti combattivo, mantenendo una specificità ironica e creativa tutta al femminile.
Complessivamente devo dirvi che sono contenta di essere andata a Genova, anche perché, rispetto alla frammentazione che sta caratterizzando il misto sempre più, fra le partecipanti al convegno ho sentito invece la volontà di essere davvero concretamente in rete col rispetto delle reciproche diversità. E non è solo un giudizio dato dal mio grande amore nei confronti delle donne: ancora una volta riusciamo ad essere meno ideologiche e più concrete. Lo so, lo so: non è un dono di natura, ma effetto di un processo storico. Ma perché non valorizzarlo?

Un'ultima cosa: gli attacchi di Buttiglione & c. alla 194 rendono ancora più necessaria una partecipazione di massa alla manifestazione del 30 a Bologna indetta dal coordinamento per l'autodeterminazione.
Non tanto, dal mio punto di vista, per difendere la 194, quanto per sottolineare che nessuno può pensare di privarci della nostra autodeterminazione. Il neoliberismo (tanto più nella sua attuale versione italiana clerico-fascista e filo-USA) si fonda anche su politiche sessuali che tendono a relegarci nel solito ruolo: una donna non deve amare una donna
perché è una sessualità improduttiva, né può amare un uomo e fare uso di anticoncezionali, per la stessa ragione.
A queste politiche sessuali patriarcali non si può che rispondere con una politica radicalmente sessuata e femminista.