GRUPPO DI LAVORO
SULLA GUERRA
APPUNTI
DAL GRUPPO DI LAVORO NUMERO 2 DEL CONVEGNO DEL 15 GIUGNO A GENOVA
luglio 2001, a cura di Margherita Corsi
Il gruppo di lavoro, vista anche l'ampia adesione al convegno, era composto da una settantina di donne appartenenti a diverse associazioni, gruppi organizzati o semplicemente donne singole. Il lavoro di gruppo avrebbe dovuto dare a tutte la possibilità di parlare, di esprimere la propria opinione seguendo un filo allo scopo di arrivare a delle conclusioni operative discusse, elaborate ed approvate dal gruppo stesso. Non si è riuscite, invece, a trarre delle conclusioni utili da riportare in plenaria.
Le cause che hanno portato a questa non riuscita si possono sintetizzare in pochi punti principali:
1) l'eccessivo numero di donne che hanno partecipato ai lavori ha trasformato, di fatto, quello che doveva essere un gruppo di lavoro in una assemblea; il luogo fisico in cui si è incontrato il gruppo sulla guerra offriva la possibilità di suddividersi in almeno tre sottogruppi, ma ci si è rese conto delle difficoltà solo a lavori avviati;
2) tranne un tiepido tentativo di una delle tutor di proporre un limite di tempo agli interventi, non è stata assolutamente garantita la democraticità nello svolgimento dei lavori consentendo ad una esperta in biotecnologie di fare una vera e propria relazione di quasi mezzora (sugli organismi geneticamente modificati, su ciò che questa nuova industria comporta a livello di salute ed ambiente, sugli interessi economici e sullo sfruttamento della manodopera prevalentemente femminile di questo settore) che, pur essendo estremamente interessante, ha sviato l'attenzione dal tema principale del dibattito e costituito un precedente per una non limitazione dei tempi d'intervento;
3) il tema del gruppo era ambiguo in quanto si parlava di guerra, tecnologie ed ambiente intendendo per tecnologie non gli armamenti tecnologicamente avanzati, come aveva inteso buona parte delle persone presenti, ma le biotecnologie con annessi e connessi e così l'ambiente inteso non come inquinamento o distruzione causata da armi chimiche, uranio impoverito, plutonio ecc., bensì nel più ampio e variegato significato della parola stessa. Una delle tutor ha invitato le partecipanti a sforzarsi di seguire il tema del gruppo, ossia la stretta correlazione esistente tra biotecnologie e guerre, dando per scontato che tale correlazione fosse riconosciuta e condivisa da tutte. Personalmente ritengo che per ricercare tale correlazione occorra fare molti sforzi considerando che le biotecnologie sono un nuovo mercato con enormi interessi economici gestiti da multinazionali che sfruttano i territori ed i lavoratori dei paesi più poveri del mondo e che invece le guerre fanno comodo sia per sedare gli animi di alcune popolazioni di stati geograficamente e quindi militarmente considerati strategici (continuando a garantirsi il dominio), sia per dare maggior respiro alle industrie di armamenti garantendo loro la continuità dei propri interessi finanziari. Tra biotecnologie e guerre, al di là di speculazioni finanziarie, non mi sembrano sussistere grosse correlazioni. Ma il problema principale è che in una riunione di diverse persone che non si conoscono tra loro, non è pensabile dare per scontato nulla.
4) alcuni interventi sono stati propositivi oscillando dalla richiesta di solidarietà lanciata dalla donna kurda alle proposte di giornate di festa al disertore o di legge sull'opzione fiscale. Condivisibili o meno, tali proposte sono rimaste fini a se stesse poiché gli interventi successivi portavano di nuovo ad un altro argomento o ad una propria analisi della problematica in oggetto.
5) gli interventi di alcune compagne mirati ad esprimere il proprio disagio nel trovarsi in una "assemblea" che di propositivo e concreto non aveva nulla e che pareva apparentemente fuori tema vista l'ambiguità dell'argomento del gruppo di lavoro, sono stati inizialmente ignorati per poi essere presi, alla fine della riunione, nella dovuta considerazione accettando correttamente di riportare il disagio vissuto nello spazio previsto in plenaria. Particolarmente toccante e significativo è stato l'intervento di Maria Teresa che con poche semplici parole ha espresso il senso di disorientamento vissuto da molte di noi, ossia una guerra vera e propria la vivi concretamente nell'immediato, ti vedi morire decine di familiari nel giro di pochi minuti, un'alterazione genetica, per quanto pericolosa e dannosa, provoca danni a distanza di tempo, non è possibile metterle sullo stesso piano.
In conclusione possiamo considerare questo momento di lavoro come un primo scambio di pura e semplice conoscenza tra donne e far tesoro di questa esperienza per organizzare futuri incontri in modo più operativo e democratico.