FORMAZIONE E G8
OSSERVAZIONI
E PROPOSTE PER UNA FORMAZIONE CHE SIA MOTORE DI CAMBIAMENTO
marzo 2001, di Adriana De Benedittis della
redazione di Iemanja'
Questo intervento ha innanzi tutto lo scopo di lanciare degli spunti di riflessione e di discussione oltre che esprimere la mia opinione su una serie di questioni sia di metodo che di contenuto.
1. Considero l'esperienza della rete di Lilliput, insieme ad altre simili come la rete femminile costituitasi attorno alla Marcia Mondiale delle Donne, una sperimentazione di nuove pratiche politiche, che necessitano di essere messe in atto vista la crisi generale della 'vecchia politica' (vedi la forma partito).
La costituzione di nodi locali di una rete più ampia è una sfida rivolta alla nostre capacità di confrontarci, di mediare tra le differenze, di partecipare, di partire dalle singole realtà, dai bisogni e dai desideri.
Vedo il cammino solo all'inizio, lungo e non privo di ostacoli.
A questo proposito si usa ormai chiamare in causa la formazione, parola magica e spesso abusata.
Per me, che sono formatrice ma anche apprendista militante, è quasi un invito a riflettere ma soprattutto a cercare di elaborare proposte concrete.
Penso che tutti noi abbiamo continuamente bisogno di formarci e di autoformarci soprattutto quando ci troviamo ad affrontare situazioni nuove e non semplici.
La formazione serve alle singole persone, ai gruppi di lavoro che si vanno costituendo, agli interlocutori che si desidera raggiungere, perchè è un'occasione per elaborare le capacità di comunicare tra noi e verso l'esterno, di gestire i conflitti, di essere progettuali.
E' un sostegno per elaborare le informazioni che raccogliamo e trasformarle in conoscenze e in capacità critiche di analisi e di giudizio.
Ma soprattutto la formazione può essere motore del cambiamento e il cambiamento è il cuore della politica, soprattutto se emerge la necessità di promuovere nuove forme di partecipazione e di lotta.
Si cambia innanzi tutto come persone che riescono a riflettere sulla propria esperienza (l'esperienza è qualcosa di più della conoscenza, è sintesi tra conoscenza ed azione), a socializzare questo cambiamento e a comunicarlo, in fine, all'esterno creando un circolo virtuoso.
Si cambia quando una rinnovata consapevolezza di questioni e di problemi si incontra con nuove pratiche e modi di agire dando vita a una nuova visione del mondo.
Detto ciò, mi limiterei a dare dei suggerimenti, anche perché un certo percorso è già stato avviato e non può essere sconvolto.
ß Le discussioni sia nei gruppi ristretti che in quelli più ampi devono realmente dare voce a tutti, senza che si abbia l'impressione che tutto sia già stato predeterminato a convergere verso un'unica soluzione,
ß Negli stessi seminari deve essere lasciato molto più spazio alla discussione e questa deve essere adeguatamente preparata e guidata affinché diventi partecipazione
ß Gli argomenti trattati non devono contenere troppi dati e informazioni (non c'è né modo né tempo per rielaborali in conoscenze), ma solo input e soprattutto messaggi etico-politici
ß I laboratori non riguardano solo la dimensione del fare. All'interno degli stessi laboratori, opportunamente guidati, devono svilupparsi conoscenze e modalità di azione, perciò non è indispensabile che siano introdotti dai seminari, che sono solo uno stimolo alla partecipazione
ß Per il futuro mi permetto di indicare momenti di formazione per i più impegnati
ß Vorrei avviare un dialogo costruttivo su questa tematica con quanti nella rete si occupano o vogliono occuparsi di formazione.2. Poche parole circa il tema della differenza di genere su cui anche Rosanna Meazza e Gabriella Galiardo si sono già espresse.
Continuiamo a ribadire che non è un tema estraneo ai G8, ma piuttosto una questione estremamente complessa che in sé contiene tanti spunti di discussione e di azione e che per questo è trasversale a tutte le altre tematiche affrontate.
Le donne in Italia, in Europa e nel mondo hanno ricominciato a sperimentare nuove forme di aggregazione e di intervento politico poiché ritengono che quanto è stato fatto negli ultimi 30 anni dai movimenti femministi, sia in termini teorici che pratici, abbia solo in minima parte risolto il dramma della condizione femminile nel mondo.
Noi, pur agendo in luoghi separati, riteniamo importante per tutti, e non solo per le donne, affrontare le problematiche di genere anche in luoghi misti, convinte che sottolineare le differenze sia un segno di ricchezza e non di povertà.
Più concretamente, riteniamo utile che nel seminario sul lavoro intervenga anche un'economista esperta di occupazione femminile e pensiamo coerentemente che nel laboratorio su lavoro e commercio possa trovare spazio l'esperienza del coordinamento milanese in difesa della proposta di legge di iniziativa popolare sugli asili nido.
Al coordinamento partecipano da anni donne, genitori, educatrici convinti che l'attuale smantellamento di questo servizio (insieme ad altri servizi sociali) e il disconoscimento del valore pedagogico dei nidi a favore di altre forme di 'custodia' dei bambini siano un grave danno sia per le donne, sempre più sole nel difficile tentativo di conciliare vita familiare e vita professionale, che per gli stessi bambini, privati di una fondamentale esperienza di crescita e di socializzazione.