IL LAVORO DELLE DONNE E LE POLITICHE NEOLIBERISTE DEL G8
IL TESTO DI UN VOLANTINO PRODOTTO E DISTRIBUITO DAL NODO DI MILANO DELLA RETE LILLIPUT, "CONTAMINATO" DAL MOVIMENTO DELLE DONNE


luglio 2001, dal nodo di Milano della rete Lilliput

 

LA GLOBALIZZAZIONE E LE DONNE
- Lo sfruttamento della forza lavoro femminile nei paesi di recente industrializzazione: tra il 1970 e il 1990 nel sud est asiatico l'occupazione femminile è passata dal 25 al 44%, in Bangladesh su 1 milione e mezzo di nuovi posti di lavoro, creati negli ultimi 20 anni, il 90% sono stati occupati da donne. Nella produzione di T-shirt, scarpe, pulci elettroniche la percentuale di donne varia dal 70 al 90%.
Nelle condizioni in cui la globalizzazione lo impone il lavoro salariato della donne è fatica allucinante, sfruttamento, ricatto. Orari interminabili, salari miserabili, mancanza di qualsiasi garanzia, insufficienti protezioni contro gli infortuni (non di raro incendi), punizioni, condizioni di schiavitù sono le condizioni di gran parte del mercato globalizzato del Sud del mondo.
- La precarizzazione della forza lavoro femminile nel Nord del mondo: nell'Unione Europea il 79% delle donne attive lavora nei servizi, questa concentrazione è indice di discriminazione e di segregazione.
Le donne occupate nel Nord devono prima di tutto adattarsi al lavoro a tempo parziale. In Europa il 78% dell'occupazione part-time è coperta da donne. E' stata prima di tutto la forza lavoro femminile ad essere investita da molteplici forme della precarizzazione, dall'assunzione a tempo determinato alla prestazione di servizi indipendenti, al lavoro a domicilio, al telelavoro ... e lo smantellamento dello stato sociale tende a rendere le donne più disponibili alle occupazioni che consentono di conciliare guadagno e famiglia.
- Gli effetti dei danni ambientali sulla vita delle donne nel Nord e nel Sud del mondo: dal momento che ad occuparsi del nutrimento e della salute delle famiglie sono le donne al Nord non meno che al Sud, le preoccupazioni per il cibo che mangiamo, l'acqua che beviamo, l'aria che respiriamo sono delle donne più che degli uomini.
- La riduzione della forza lavoro femminile: nelle società post-industriali a fare le spese della crisi dei settori più esposti alla concorrenza sono ancora una volta le donne, per l'ovvia ragione che la forza lavoro femminile è concentrata negli stessi settori. Nel settore tessile, per esempio, l'automazione e la concorrenza hanno prodotto in alcune regioni dell'Europa una riduzione del 70% di una forza lavoro in larga misura femminile.

PARTECIPAZIONE FEMMINILE AL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA.
Le politiche comunitarie che incentivano la partecipazione femminile al mercato del lavoro operano su due fronti da un lato incoraggiano la condivisione del lavoro familiare tra uomini e donne, dall'altro ricercano soluzioni istituzionali che agevolino la riconciliazione dell'impegno familiare con quello lavorativo.
Queste politiche hanno una notevole rilevanza in Italia dove la presenza di 8.000.000 di casalinghe spinge il tasso di attività femminile al fondo della graduatoria dei paese membri. E il problema è aggravato dal fatto che secondo i dati ISTAT le casalinghe appartengono alle NON Forze di Lavoro, non alla disoccupazione.

Non sono dunque persone che non riescono a trovare un lavoro, ma donne che, seppure in età lavorativa, si ritrovano fuori dal mercato del lavoro e utilizzano le proprie risorse umane nell'ambito della produzione domestica.

Il LAVORO DI SERVIZIO DELLE DONNE IMMIGRATE è caratterizzato da sfruttamento, (spesso recluse e sottopagate), ed invisibilità.

DIFFERENZE SALARIALI PER SESSO SONO ANCORA MOLTO DIFFUSE: in Italia gli stipendi delle donne, a parità di posizione gerarchica, è mediamente inferiore del 25% a quella degli uomini.

FEMMINILIZZAZIONE DELLA POVERTA': le donne costituiscono una quota sempre più elevata degli assistiti e dei poveri. Le caratteristiche della povertà femminile dipendono anzitutto dalla inadeguatezza economica, dalla mancanza di opportunità lavorative e dall'essere "costrette" a lavori precari e mal pagati.
Inoltre vi è una DIMENSIONE DI GENERE DELLA POVERTA' non solo quantitativa ma anche qualitativa, che dipende da una serie di fattori specifici per cui la deprivazione femminile vede combinati insieme occupazioni di basso livello, mancanza di riconoscimento del lavoro di cura, dipendenza economica e sociale dall'uomo.

Più concretamente le Nazioni Unite identificano 12 aree critiche:
- Persistenza e aumento della povertà femminile
- Diseguaglianze nel sistema scolastico e nell'accesso all'istruzione
- Diseguaglianze generate dal sistema sanitario e dai servizi sanitari
- Violenza di genere
- Effetti sulle donne dei conflitti armati
- Diseguaglianza nelle strutture economiche e politiche
- Diseguaglianza nella condivisione e gestione del potere
- Scarsa efficacia dei meccanismi di promozione di avanzamento lavorativi delle donne
- scarsa protezione dei diritti umani delle donne
- diseguaglianza nell'accedere e partecipare ai sistemi di comunicazione
- diseguaglianza nella gestione delle risorse naturali
- discriminazione nei confronti delle ragazze madri.

Approfondimenti sulle tematiche femminili: www.ecn.org/reds/donne.html

UN MONDO DIVERSO E' POSSIBILE !

A luglio, in occasione della riunione dei Governi del G8, saremo pacificamente presenti a Genova e in molte altre città italiane per far sapere ai politici che il fine della politica e dell'economia è di ricercare il bene comune, non di favorire gli interessi dei grandi gruppi di potere che vogliono appropriarsi del mondo e del nostro futuro.

CHI SIAMO: attivisti della Rete di Lilliput; una rete di persone, gruppi e associazioni, voluta tra gli altri da:
"Beati i costruttori di pace", "Botteghe del Mondo", "Campagna Sdebitarsi", "Centro Nuovo Modello di Sviluppo",
"Mani Tese", "Pax Christi", "WWF
", che lottano per un'economia di giustizia e per la salvaguardia della
dignità umana, della salute e dell'ambiente
.
Crediamo nei metodi nonviolenti non abbiamo nulla in contrario verso le attività economiche
umane, ma proprio perché "umane" vogliamo che siano fatte nel rispetto dell'uomo e dell'ambiente
Crediamo che altri valori come la solidarietà, la partecipazione democratica, la vita sociale, la bellezza,
la cultura, vanno riscoperti, valorizzati e diffusi.

Nodo di Milano della Rete di Lilliput: www.lilliputmilano.org
E-mail: lilliputmilano@lilliputmilano.org - tel. 0248914705