GLOBALIZZIAMO LA LOTTA, GLOBALIZZIAMO LA SPERANZA
EMOZIONI E REALTA' AL FORUM SOCIAL MUNDIAL DI PORTO ALEGRE


marzo 2001, di Rosanna e Gianni Meazza

 

Durante il lungo viaggio in aereo, nel silenzio della notte e alla stupenda visione dell'alba, i pensieri corrono veloci attraverso i ricordi degli anni delle lotte operaie, delle rivendicazioni sociali, delle diverse forme che ancora oggi attraversano la cosiddetta società civile. Ma anche alle difficoltà a trovare tra tutte un patrimonio solidale, convergente verso una nuova concreta speranza per una umanità liberata dai poteri. Ed è con questa speranza che aspettiamo con ansia l'arrivo a Porto Alegre.

Quando arriviamo al Forum, c'è subito un impatto confuso e stupendo al tempo stesso. Le emozioni sono fortissime. Una spontanea e immediata constatazione: l'emozione è un sentimento che la politica delle concertazioni, degli accordi
autoreferenziali e di potere ha cancellato dalle sue pratiche.
L'ambiente dove si svolge il Forum è una grande e bella Università: un formicaio in piena attività, ogni spazio grande o piccolo brulica di gente viva, attenta come mai abbiamo visto.

La ricchezza dei colori che circola è resa evidente dalle diverse tonalità della pelle di persone provenienti da ogni parte del mondo, dalla varietà grandissima dell'abbigliamento, dai linguaggi che si incrociano, dalla fantasia dei moltissimi manifesti e volantini che i diversi gruppi mettono ogni giorno in circolazione, dalla splendida luce solare che ravviva ogni cosa e persone, dagli stands all'interno dell'università e dalle bancarelle all'esterno che mettono in mostra i propri prodotti artigianali e le esperienze di lavoro sociale e politico.

E' il primo giorno del FORUM: l'inizio appare denso di simbolismi.
Nella grandissima sala che vede accalcarsi oltre 6000 persone, il palco è vuoto, nessuna sedia, nessun tavolo, un solo microfono al centro e due grandi schermi ai lati per permettere a tutti di vedere. Gli ideatori e i promotori di questo primo Forum Social Mundial sono persone di Movimenti, Organizzazioni che hanno la loro
radice in donne e uomini che ogni giorno lottano per la giustizia, la terra, le libertà.
Il palco non vuole rappresentare i leaders politici dei movimenti, ma solo uno spazio rappresentativo, simbolico, di volontà, esperienze, di una continuità da socializzare.
Lo stesso Bernard Cassin che è tra le persone che fortemente hanno voluto questa prima iniziativa, viene chiamato sul palco solo per dare il via a questo processo unificante socializzante mondiale. Ed è quasi schivo che si presenta sul palco per dire semplicemente, ma fermamente: "la volontà rappresentata qui da ognuno di noi dichiara che un altro mondo è possibile: facciamolo!" e subito lascia il palco.

Inizia.
Un gruppo di percussionisti diffonde una musica ritmata a simboleggiare che la lotta non è tristezza, è ritmo, è vita di persone che sanno mostrare il cambiamento: i corpi incominciano a vibrare.
Sul palco due speaker "anonimi", una donna e un uomo, leggono, ripetono con diversi accenti (quasi un messaggio
subliminale) che il mondo nuovo dei diritti, della giustizia, delle libertà, è possibile;
che la lotta per la difesa della natura lo rende possibile;
che la lotta per la difesa delle diversità lo rende possibile;
che la lotta per i diritti lo rende possibile;
che la lotta per la giustizia sociale lo rende possibile;
che la lotta per le libertà lo rende possibile;
che la lotta quotidiana di ogni donna e di ogni uomo lo rende possibile;
che la lotta dei popoli della terra lo rende possibile.

Non i leaders, le idee critiche, ma la lotta di ogni persona che si fa protagonista, e si rende garante delle speranze per unanuova umanità rende possibile un mondo nuovo.

Poi il Governatore dello stato De Rio Grande do Sul legge la relazione introduttiva.
Un messaggio breve, semplice e chiaro che possiamo riassumere in tre punti fondamentali:
- L'economia mondiale, governata dalle multinazionali, distrugge le economie locali, le risorse naturali, i rapporti democratici interni ai paesi, producendo un aumento delle povertà e degli squilibri tra il Nord e Sud del mondo;
- L'ideologia del mercato e le pratiche consumistiche conducono gli individui e i popoli a battaglie per la difesa dei propri interessi esclusivi, negando la solidarietà come valore sociale;
- Ma è proprio la lotta per lo sviluppo di una solidarietà collettiva capace di far convergere le esperienze positive di tutte le persone, donne e uomini, dei diversi movimenti popolari che lottano per la terra, i diritti e le libertà, che UM OUTRO MUNDO E' POSSIVEL con il controllo e la partecipazione attiva del popolo.

A questo punto vengono nominate ciascuna delle oltre 100 nazioni presenti: ognuna ha un applauso, ma è non convenzionale. Certo il Brasile ha il tifo di casa, così come quando vengono citati il Movimento dei SemTerra (tra i protagonisti del Forum), ma quando viene nominata CUBA la sala è in piedi a ritmare l'applauso, analogamente vengono marcate altre nazioni in particolare: il Messico (il grido è Zapata è vivo), il Nicaragua, l'Honduras, la Colombia, la Palestina, il Sud Africa.

Quindi ancora una simbologia toccante. Una voce stupenda, una vocalist donna, echeggia sopra i ritmi delle percussioni modulando i toni quasi a sottolineare le forti
emozioni che le immagini che scorrono sugli schermi (tra cui le bellissime foto della mostra "Exodus" di Salgado), suscitano.
Nulla è casuale: povertà, miseria, oppressioni, disastri ambientali, bambini di strada, violenze, migrazioni, prigionie, guerre, rivolte, mentre sul palco sfilano a passi lenti persone chine a indicare la sottomissione; ma poi risalgono sul palco più ritte,
poi ancora con il pugno chiuso proteso verso l'alto a rivendicare, infine di nuovo sventolando le bandiere della vittoria.
Tutte bandiere di lotta, senza che le immagini smettano di mostrare quanto ancora le libertà, i diritti negati, le offese alla natura e alle persone, aspettano le nuove lotte di riscatto.

L'ultimo quadro simbolico è rappresentato da una donna a torso nudo esaltato da disegni rituali. Danza fra le bandiere che ondeggiano sul palco declamando uno stupendo testo di Galeano che richiama il significato e il valore delle diverse lotte, che muovono dai diversi campi e che devono essere parte unitaria della lotta più generale di liberazione. Il corpo è una entità complessa che si muove attraversando tutti gli aspetti della vita, contaminandosi con le diverse esperienze e culture che formano le persone e i popoli.

Tutti i messaggi e tutte le simbologie vengono alla fine richiamati, sottolineati e ricomposti in un unico gesto simbolico finale, un elemento naturale da cui muove la vita di ogni singola persona, di ogni singolo popolo, di tutta l'umanità.
Da una brocca, la donna dal corpo liberato, versa l'acqua in un grande vaso, e un gruppo di adolescenti lo innalza sopra le teste al centro del palco.
Che ognuno con il proprio corpo e la propria mente ricordi: la sostanza della vita è unica, ritorniamo ad essa per dissetarci e riscoprire il valore del bene comune.

Questo è il modo che rende possibile ciò che è scritto sulle borse di tela date ai convenuti e sugli striscioni dei Sem Terra:
"GLOBALIZZIAMO LA LOTTA, GLOBALIZZIAMO LA SPERANZA".

Questa prima giornata indimenticabile si chiude con una grande manifestazione per le vie di Porto Alegre.
Ritirandoci la sera, percepiamo il timore, che la memoria di questo grande evento del Forum Social Mundial, rimanga privata di quella forte emozione del suo messaggio, che invita a produrre con la lotta la continuità necessaria che, seppur simbolicamente, qui è cominciata verso un nuovo mondo possibile

Musica e danza non sono mai mancate negli intervalli tra un seminario e l'altro, tra un'officina e l'altra o alla sera a conclusione dei lavori.
Ci ha colpito l'angolo dei computer a cui chiunque ha potuto accedere, senza pagare, per inviare e-mail a famigliari ed amici del proprio paese, così come è stato molto piacevole, quando ne abbiamo sentito il bisogno, accedere gratuitamente alla
macchinetta del caffè.
La contemporaneità dei seminari del mattino (tutti molto interessanti) e la molteplicità degli incontri pomeridiani (oltre 70) organizzati dalle diverse delegazioni su specifiche tematiche, temi che andrebbero discussi separatamente così come i diversi spettacoli sono sfuggiti inevitabilmente alla nostra presenza.
Ma nonostante ciò, fin dal primo giorno, abbiamo avuto la conferma che "UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE", che il piccolo lavoro nel sociale che svolgiamo da anni rappresenta davvero una preziosa goccia in quel meraviglioso mare.

La presenza delle donne, con grande piacere, è stata altissima. Un particolare curioso: all'atto dell'iscrizione, molte ricevono il cartellino da appendere al collo con la scritta "delegado" perché quelli con "delegada" erano ormai terminati.
Uno dei seminari è stato organizzato dalla "Marcia Mondiale delle Donne contro la povertà e la violenza". Un confronto necessario fra le diverse realtà presenti impegnate a proseguire le lotte sui percorsi rivendicativi della Marcia.

Grande entusiasmo e partecipazione ha riscosso la manifestazione-corteo interno all'università organizzato spontaneamente dalle donne in difesa dell'aborto.
Uno dei manifesti che ci ha più colpito diceva: "ABORTO nao è pecado, aborto è direito de escolha, direito à saùde, direito de cidadania" firmato da Catolicas pelo direito de decidir.

Come dicevamo, la vastità delle esperienze e degli argomenti incontrati, richiede ben altro spazio, tuttavia ci sembra doveroso riportare alcuni messaggi forti che speriamo accompagneranno sempre tutti coloro che sono stati al Forum Social Mundial i quali hanno la grande responsabilità politica di rendere sempre più evidenti quelle pratiche.

1.La lotta come un valore umano, come costante processo critico interno alle relazioni personali e sociali;
2.Tutti gli argomenti trattati (almeno quelli che abbiamo potuto seguire), accanto alla realtà veniva puntualmente descritta la pratica sociale e di vita dopo aver indicato l'obiettivo finale, il punto di convergenza. Le pratiche potevano e dovevano essere diverse, ma l'obiettivo era fermo.
- Così si è dibattuto della comunicazione, del diritto ad essere informati, e subito è stata assunta l'informazione come diritto universale per l'uomo.
- Si è analizzato e discusso del grande problema delle manipolazioni genetiche, dei semi modificati come del diritto dei contadini alla terra, e anche qui i semi sono un bene dell'umanità;
- Si è discusso dell'acqua, fonte indiscussa per la vita, diventata alla conferenza dell'Aja nel marzo 2000, un "bisogno" anziché un diritto, e quindi ancora il punto convergente l'acqua bene naturale, diritto universale.
- Ancora, parlando dei diritti umani, delle pratiche contro lo strapotere delle multinazionali e contro le politiche neoliberaliste delle diverse forme istituzionali, viene enunciato un principio forte: solo i movimenti sociali e non le mediazioni dei rappresentanti, potranno praticare vere lotte di liberazione e il controllo popolare. "Potere al popolo" indicava uno striscione che sventolava dal tetto dell'università.
- Anche la lotta alle privatizzazioni passa attraverso il riconoscimento dei diritti universali. E il diritto oggi universalmente riconosciuto e declamato dai movimenti come i Sem Terra è la globalizzazione della solidarietà che passa attraverso il riconoscimento delle diversità come valore.
3. L'assunzione di obiettivi "radicali" è una utopia che appare immediatamente chiara, che non si fa confondere dai particolarismi o dai tatticismi. Sono obiettivi, finalità che rendono possibile la comprensione delle diversità che in tutto il mondo muovono verso di esse. Nessuna esclusione, ma comprensione e convergenza. E sarà ancora la chiarezza degli obiettivi che saprà mantenere attiva quella passione
politica capace di criticare, rovesciare i processi consumistici, di accumulazione capitalistica e di sperpero che coinvolgono le persone singole e i gruppi nelle difese autoreferenziali.

Sarebbe necessario parlare anche del Brasile, di Porto Alegre e del suo governo che da 12 anni ha messo a punto quello che viene chiamato "Bilancio partecipativo popolare". Sarà per un'altra volta.