A NEW YORK LE DONNE
FRONTEGGIANO L'ONU, IL FMI E LA BM
L'ULTIMA
TAPPA DELLA TAPPA MONDIALE HA MANIFESTATO CON GRANDE ENERGIA LE
RAGIONI DELLE DONNE
novembre 2000, dal coordinamento internazionale
del Quebec
New York, 17 ottobre 2000Questo mercoledì 17 di ottobre, nella città di New York, 10 mila donne in inglese, francese e spagnolo hanno manifestato urlando il loro dissenso verso le Nazioni Unite e contemporaneamente al mondo intero. Con questa presenza nella metropoli newyorkese è culminato un implacabile lavoro durato tre anni e una marcia mondiale che ha visto mobilitazioni e iniziative praticamente in ogni angolo della terra. Un'anziana militante degli anni '60 ha esclamato: "Pensate, ho dovuto darmi da fare per vivere abbastanza per poter vedere una Marcia Mondiale di Donne".
Alle nove di mattina di questa grigia giornata di Manhattan, nulla faceva presagire la trasformazione che avrebbe subito la Dag Hammarskiold Plaza, una striscia di spazio aperto ma cementificato che si distende da est ad ovest, fiancheggiata da una strada a nord e da un grattacielo a sud. Circondavano la piazza barriere di ferro della polizia e alcuni uomini in uniforme osservavano sonnecchiando i gruppetti isolati di donne che a poco a poco arrivavano. Le prime ad arrivare si sono raggruppate intorno a banchetti e hanno aperto pacchetti e scatole, indossando vesti gialle, e estraendo bandierine e iniziando a intonare i loro canti.
Come per magia, più donne hanno cominciato ad apparire, a gruppi di tre o quattro, poi cinque e dieci, finché si è formato un gruppo sostanzioso che si agitava impaziente e ha riempito il centro della piazza. Il contingente di Montreal è arrivato con gran clamore ed entusiasmo. Presto sono arrivate donne di svariate nazionalità indossando abbigliamenti tipici del paese di origine dai colori vivaci. Sono arrivate a frotte, marciando fianco a fianco, facendo risuonare i fischietti e intonando il canto del giorno: so, so, so, solidarité; so, so, so, solidaridad; so, so, so, solidarity. Tamburi, fischietti, tamburini, maracas oltre a strani strumenti improvvisati per fare rumore e musica: il retro di uno zaino riempito per bene, bastoncini di legno e scatole. Donne dal Messico, dal Brasile, da vari paesi dell'Africa; donne irakene e giordane e naturalmente donne di New York. Nel frattempo una carovana di cicliste che era partita da Washington Heights alle 9:00 a.m., trasportando alcune delle 4.600.000 cartoline firmate, bandiere, tappeti e pezzi di stoffa o quanto altro su cui è stato possibile apporre delle firme. Pedalando, aprendosi dei varchi a zigzag nell'intenso traffico, le 60 cicliste, lentamente ma con determinazione, si sono inoltrate verso la mid-Manhattan, allegramente nonostante la difficoltà di districarsi nel traffico cittadino, perché loro sanno che ad aspettarle erano le donne rappresentative di tutti i paesi del mondo.
In fondo alla piazza, nei pressi del palazzo dell'ONU, è stato installato un palco. Nel momento in cui il programma è stato ufficialmente aperto non era rimasto nessuno spazio libero fra la First e la Second Avenue. Ogni centimetro quadro della Dag Plaza (come viene chiamata dai newyorkesi) era calpestato dai piedi delle donne. Cantavano, gridavano alcune piangevano. La folla non stava un attimo quieta, onde cariche di emozione la attraversavano da un capo all'altro, le donne avrebbero voluto velocemente abbracciarsi l'una con l'altra, intrattenersi in passi di danza, cantare o semplicemente gridare e darsi la mano. La nota scrittrice e esponente femminista, Robin Morgan ha esposto il programma in inglese mentre Maglie Marcelin della Casa delle Donne di Haiti lo ha esposto in francese e in spagnolo. Le due introduzioni intrecciate delle oratrici, le varie rappresentazioni e gli incitamenti alla folla hanno fatto sì che, nonostante il cielo nuvoloso, la temperatura sembrava essersi alzata di diversi gradi. L'entusiasmo si è risollevato quando sono arrivate le cicliste con le firme. Quando è stato annunciato che le firme avevano raggiunto quasi la quota di 5 milioni dalle donne si è sollevato un boato di urla, grida e applausi.
Quando si è approssimata l'ora dell'appuntamento, la delegazione internazionale composta da 200 donne è stata scortata in gruppi di 15 attraverso la First Avenue all'interno del punto di incontro delle Nazioni Unite. Questa operazione ha richiesto molto tempo e ha richiesto la partecipazione delle donne del servizio d'ordine della Marcia, la polizia di New York e le forze di sicurezza dell'ONU. Alla fine comunque la delegazione è stata radunata alla Sala Conferenze numero Uno. Le sedie nella sala sono state sistemate a semicirconferenza di fronte al podio dove si trovavano sedute Francoise David della Federazione delle Donne del Quebec con la Delegata dell'Ufficio di Segreteria, sig.ra Louise Frénchette e la sig.ra Angela King, Consigliera Speciale della Segreteria Generale sulle questioni delle donne. Era presente anche il capo dell'UNDP (Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite). Sono state usate le lingue inglese e francese ed era disponibile il servizio di traduzione simultanea. Come introduzione, David parla della Marcia delle Donne e di come si è riuscite a raccogliere quasi 5 milioni di firme in soli 6 mesi, quindi spiega che sarebbero intervenute 5 donne come rappresentative dei diversi paesi del mondo. Frénchette ha annunciato di avere poco tempo a disposizione e sarebbe potuta andar via da un momento all'altro per cui le ha chiesto di presentarle la delegazione.
Frénchette ha annunciato che il Segretario Generale Kofi Annan avrebbe voluto partecipare volentieri all'incontro ma le circostanze non gli hanno dato questa opportunità; egli aveva degli impegni di responsabilità in Medio Oriente. Lei ha detto di essere cosciente di tutto il lavoro che ha comportato la Marcia Mondiale delle Donne. Ha aggiunto: "So che non avete risparmiato nessuno sforzo". Cita le statistiche che mostrano che ancora 2 miliardi di persone vivono con 2 dollari al giorno; 1.2 miliardi con 1 dollaro. Ha aggiunto: "La povertà determina un genere, ed è il genere femminile". Principalmente Frénchette ha teorizzato come necessaria una maggiore, e non una minore, globalizzazione. Davvero la gente dovrebbe darsi da fare per incrementare la globalizzazione in modo che i benefici dello sviluppo economico possano essere portati in tutte le parti del mondo. Simultaneamente i movimenti delle donne dovrebbero "incoraggiare i governi dei propri paesi a prendere le misure più idonee contro la povertà".
In seguito, una alla volta le 5 delegate si sono dirette verso il gruppo dei delegati delle Nazioni Unite. Esse provenivano dal Marocco, Canada, Mozambico, India e Perù. Una alla volta le 5 donne hanno portato le richieste avanzate dalla Marcia Mondiale. Tra i punti che maggiormente hanno messo in evidenza, con una voce che risuonava e che nascondeva a stento la collera, erano: la alienazione e la marginalizzazione delle popolazioni indigene che perfino non sono rappresentate presso l'ONU; i programmi di aggiustamento strutturali a cui, esse hanno insistito, si deve porre fine; la pratica del commercio dei corpi delle donne e il doppio livello di valore di rappresentanza della nazioni come si palesa con il diritto di veto. Ripetutamente hanno chiesto la cancellazione di tutti i debiti del Terzo Mondo a partire dalle 53 nazioni più povere e uno stop alla globalizzazione, al capitalismo liberista e al patriarcato. Hanno elencato i crimini del patriarcato contro le donne che includono lo stupro, l'incesto, l'aborto selettivo, l'infanticidio femminile, la mutilazione genitale e il traffico sessuale. Esse hanno chiesto come mai nel 50% dei paesi del mondo l'omosessualità è considerata un crimine. Esse hanno richiesto quindi che i governi condannannino ogni autorità che cerchi di esercitare controllo sulle donne e sulle ragazze. "L'ONU non si oppone alla globalizzazione" afferma Sail Shashi dell'India, "ma piuttosto agisce come sua complice". Frénchette era visibilmente sorpresa dalla veemenza delle donne e inoltre, come da lei stessa ammesso, impressionata dalla loro dignità e disciplina. Lei si aspettava che avrebbe dovuto andar via prima della fine dell'incontro, ma queste hanno finito nell'arco di tempo messo a disposizione. Ha aggiunto che fermo restando l'attuale struttura dell'ONU, tutti i temi sollevati dalle donne sono nelle mani dei paesi membri. "La globalizzazione" ha detto "è un fenomeno irreversibile". Ciò che si deve fare è impedire che gli "effetti collaterali negativi" rendano più ampio il dislivello tra le nazioni ricche e le nazioni povere. "Visto gli sforzi che sono stati investiti nella Marcia Mondiale delle Donne", ha detto "penso abbiate estremamente chiaro la determinazione per ciò che volete".
Ha promesso che avrebbe trasmesso queste richieste al Segretario Generale. Quindi è andata via. Di seguito 6 donne hanno espresso ad Angela King l'impatto delle guerre e della violenza sulle donne. "Noi non vogliamo più perdere i nostri con le guerre" ha detto Marta Burutica della Colombia. Ha sostenuto che le fabbriche di armi sono le responsabili dell'insorgere e dell'esacerbazione dei conflitti in tutto il mondo. "L'industria della morte si sposta di paese in paese provocando conflitti fra popoli di diversa e di una stessa nazione". Il momento più drammatico dell'incontro è avvenuto quando Fahima Vorgatts dell'Afghanistan, che era rimasta coperta tutto il tempo sotto uno chador di color blu, si è alzata, e prendendo la parola si è liberata dallo chador. Le sei donne si sono alzate, si sona prese per mano e alzandole hanno gridato: MAI PIU' GUERRE, MAI PIU' GUERRE, MAI PIU' GUERRE
La riunione è continuata con interventi delle donne presenti. Ruth Penaflor, che si è definita come una donna amazzone, ha parlato della marginalizzazione delle donne indigene e della necessità di programmi di sviluppo per le popolazioni indigene. Barbara Switzer dell'Assemblea Nazionale delle Donne della Gran Bretagna ha detto che gli effetti della globalizzazione si sono sentiti anche fra i paesi dell'Occidente. Ha parlato delle statistiche che mostrano come il 4.5% di bambini vivono in povertà e che gli stupri sono aumentati del 65% con solamente un 20% di condanne. Gracia Ramos del Messico ha spiegato come i programmi di aggiustamento strutturali abbiano distrutto il suo paese e che le Nazioni Unite dovrebbero prestare più attenzione a queste questioni. Essa ha manifestato il disappunto della delegazione per non aver incontrato Kofi Annan. E inoltre: "Noi donne spesso abbiamo ricevuto promesse da parte degli uomini che non sono state mantenute".
Vandana Rana del Nepal ha sollevato la questione del traffico sessuale nel Nepal e della criminalizzazione dell'aborto. Suzy Rojtman dalla Francia ha confermato quanto detto dalla donna della Gran Bretagna che la povertà e la violenza si verificano altrettanto nel Nord. "Nel dire questo, io comunque desidero esprimere la mia solidarietà alle donne del Sud". Ha sottolineato che dividere le donne fra paesi ricchi e paesi poveri sfavorisce entrambe a beneficio solo della globalizzazione sessista. Ha richiesto la cancellazione dei prestiti fatti dal FMI e BM. E' stata sollevata la questione se l'ONU riesca ad esercitare pressione morale verso i paesi membri affinché rispettino gli impegni presi, al di là della pressione che le donne da se' esercitano sui loro rispettivi governi. King quindi ha detto che il potere dell'ONU è quello che i paesi membri decidono abbia. Ha citato convenzioni e accordi, come pure programmi che rispecchiano le questioni sollevate dalle donne. Le donne dovrebbero continuare a fare i loro rapporti al CEDAW (Commissione per la Eliminazione delle Discriminazioni Contro le Donne), per mantenere l'istituzione forte e vitale, come pure per usufruire vantaggiosamente del protocollo di opzione che è entrato in vigore quest'anno. Ha detto che l'ONU prevede la fine delle discriminazioni contro le donne tramite la legislazione entro l'anno 2005 e la riduzione del 50% delle persone che vivono al di sotto della soglia di povertà per il 2015. Ha detto di essere cosciente che per tanta gente possa non essere presto abbastanza. Quindi ha detto che avrebbe potuto vedere che "è emersa una nuova generazione di donne attiviste; voi siete più vigili di quelle che vi hanno preceduto". Con questo l'incontro si è avviato alla conclusione. La dott.ra Sylvia Estrada di Kilos Kabaro ha commentato che quest'incontro è stato molto simile a quello avvenuto il giorno precedente con FMI e BM. Ha detto che i due uomini che avevano incontrato avevano dichiarato di essere feriti dal fatto che le donne non capissero né il Fondo Monetario Internazionale né la Banca Mondiale. "Sono stati loro a non capir nulla" ha detto. "Noi siamo andate lì per ottenere legittimazione dal FMI e BM, per rimuovere il potere che questi esercitano su di noi".
Nel frattempo in Union Square, i preparativi sono andati avanti dalle 10:00 di mattina per il programma di celebrazione previsto per le 3:00 del pomeriggio. Un programma pieno di interventi e di rappresentazioni per terminare festosamente la Marcia Mondiale delle Donne. La newyorkese Elizabeth Shipley, volontaria, è rimasta perplessa che siano andati a chiederle palloncini per i propri bambini. Una impiegata del Dipartimento dei Parchi l'ha rimproverata per non aver trattato bene una impiegata del dipartimento avendole rifiutato il palloncino. "Mancavano tre ore all'inizio della cerimonia" ha detto. "Le avevo detto che glielo avrei dato più tardi, ma lei lo voleva immediatamente".
Rappresentazioni etniche in contemporanea con musica e canti hanno invogliato alla danza la Marcia Mondiale delle Donne, nonostante piedi stanchi, fatica e fame. Trampolieri, clowns e altri giravano tra i presenti suscitando risa, come pure donne che indossavano pseudo-corone e fasce con scritte come Miss Povertà, Miss Violenza, ecc. spinte avanti e indietro. Foulard, spille e altri souvenir sono stati venduti attivamente.
Come la Dag Plaza, Union Square North è stata circondata da barriere di ferro. Queste sono state drappeggiate con palloncini dai volontari stanchi. Ma nel tardo pomeriggio, passanti e alcune partecipanti al raduno desiderose di portar via con se un pezzo di Marcia hanno strappato via tutto. Alle prime ombre serali si è dichiarata la fine dei festeggiamenti. Un affaticato ma giubilante contingente della Federazione delle Donne del Quebec, diretto da Francoise David, si è presentato sul palco a ringraziare coloro che si erano dati da fare. Quindi si è data la buona notte con un sospiro di sollievo perché tutto era andato bene.