LA QUESTIONE ORGANIZZATIVA: PROPOSTA DI DISCUSSIONE
UN CONTRIBUTO PER LA COSTRUZIONE DI UNA RETE DI DONNE A PARTIRE DALL'ESPERIENZA DELLA MARCIA MONDIALE


gennaio 2001, di Rosanna Meazza e Gabriella Gagliardo

 

Carissime, in preparazione dell'assemblea nazionale di Firenze abbiamo pensato di proporre un punto all'ordine del giorno: la questione organizzativa.
Queste le motivazioni:
- Per portare avanti i coordinamenti locali, nazionali e internazionali è indispensabile condividere pienamente un obiettivo unificante "forte"
- Al di la' dei contenuti politici sui quali cerchiamo di convergere, ci sembra un obiettivo fondamentale la costruzione di movimento di donne unitario e ampio, con un'identità femminista, internazionalista, antipatriarcale e antiliberista. La condivisione di questo nucleo di identità è il portato forse maggiore dell'esperienza della Marcia.
- Dal momento che l'approfondimento dei contenuti politici e la capacità di iniziativa unitaria procedono per forza di cose a ritmo lento, ci sembra opportuno non affrettare e forzare il raggiungimento di un'omogeneità tra le diverse componenti che si riconoscono nella Marcia. Proponiamo invece di dare la precedenza alla discussione sulle modalità organizzative del nostro coordinamento, con i seguenti obiettivi:
a) creare le condizioni per la massima circolazione di idee, esperienze, opinioni, proposte, in una dinamica di rete in cui ogni gruppo abbia pari peso e possibilità di contare.
b) Facilitare l'assunzione di responsabilità da parte di tutte, attraverso la pratica della rotazione degli incarichi. Ciò permetterà a sempre nuove compagne di acquisire strumenti, competenze e relazioni
c) Salvaguardare la piena autonomia della rete da partiti e istituzioni

Questa in sintesi la nostra proposta, che sottoponiamo alla discussione dell'assemblea.

Sulle strategie di allargamento della rete e di coinvolgimento attivo di nuove donne e gruppi
Proponiamo di lavorare per campagne. E' un obiettivo che dobbiamo porci: imparare ad individuare una campagna unitaria intorno alla quale far convergere le forze, che si possa tradurre nella lotta per una rivendicazione concreta (parziale, limitata ma per questo raggiungibile in tempi definiti e comprensibile a livello di massa).
La ricerca delle persone e dei gruppi da coinvolgere deve partire dal basso. Non è infatti sufficiente rivolgerci agli apparati nella speranza che ci degnino di attenzione. Le forze per lanciare e sostenere una campagna si costruiscono strada facendo.
Ad esempio a Milano e nel suo hinterland per preparare un 8 marzo di lotta, stiamo cercando di coinvolgere diversi gruppi di donne immigrate e italiane dei settori popolari. Questo significa concretamente prendere contatto con loro, andare fisicamente a trovarle nelle loro sedi, fare loro una proposta, essere pronte a modificare il proprio progetto per coinvolgere in modo attivo queste persone, rischiare esperienze nuove. La lotta infatti non significa certamente contarsi il giorno dell'evento, ma portarsi a casa il saldo di relazioni solide che permettano ulteriori passi.
Infine, e secondo l'indicazione che ci è venuta dal coordinamento internazionale della Marcia, ci sembra fondamentale in questo momento inserirci all'interno dei movimenti antiliberisti portando la nostra posizione femminista al loro interno. La strada proposta da Marea di realizzare all'interno della lotta contro i G8 un percorso e un evento "separato" e specificamente femminista, così come quella di organizzare uno spezzone femminista a Davos (su cui lavorano donne di centri sociali in Italia e in Svizzera), ci sembra la migliore e pensiamo che valga la pena investire molto su questo. Proponiamo inoltre che i coordinamenti locali della Marcia si inseriscano nei nodi locali delle reti esistenti, come la rete Lilliput, la rete contro i G8, eccetera, per far pesare le posizioni della Marcia. Non ci aspettiamo di trovare grandi consensi ma di far emergere contraddizioni: non possiamo permettere che la dimensione di genere dell'oppressione liberista scompaia, nell'analisi macroeconomica come nella rilevazione dell'impatto della globalizzazione sulla vita quotidiana. Si tratta di dare battaglia dentro la sinistra, dentro ai movimenti che potrebbero potenzialmente essere nostri alleati ma che sempre nella storia hanno relegato la questione delle donne a "dopo".

Sulla rete
Riprendiamo qui alcuni brevi stralci di un documento apparso su Iemanja' nel novembre scorso, a cura della redazione. Questi i punti che ci interessa sottolineare ora:
- La rete è un collegamento di gruppi. Pur accogliendo anche i singoli, vengono valorizzati i collettivi invece che personalità individuali, come è invece caratteristica delle organizzazioni tradizionali. Il fatto che la rete metta insieme gruppi permette inoltre una più ampia circolazione di materiali e di idee, dal basso in modo circolare (invece che dall'alto). Inoltre rende più difficoltosa la burocratizzazione: ad una assemblea, in rappresentanza dello stesso gruppo, può andare prima una persona e la volta successiva un'altra.
- Va incoraggiata la comunicazione in orizzontale da tutti i punti della rete: gli indirizzi e-mail, i numeri di telefono, i contatti, devono essere condivisi da ognuna.
- Una rete si costruisce intorno al fare. E' molto meglio, invece di piattaforme generiche frutto di estenuanti compromessi e che alla fine scontentano tutte, l'accordo su un solo punto di mobilitazione concreta intorno al quale tutti i gruppi con le proprie specificità possano muoversi
- Ogni gruppo deve essere valorizzato, per ciò che sa fare.

Sull'assemblea
E' il momento fondamentale per l'esistenza stessa della rete. Per quanto si debba potenziare la comunicazione attraverso internet (siti, e-mail), è necessario periodicamente incontrarsi fisicamente per conoscerci meglio e parlare insieme.
Questi rari e preziosissimi momenti devono essere gestiti quindi in modo da favorire al massimo la comunicazione tra tutte. Dobbiamo assolutamente evitare di sottrarre tempo al dibattito per trasmettere informazioni che sarebbero potute essere inviate in anticipo. Anche le relazioni su eventi già realizzati, i resoconti degli incontri a cui si sono inviate delegazioni, e così via, dovrebbero essere scritti e inviati in anticipo (o almeno distribuiti all'inizio dell'assemblea) perché tutte possano avere il tempo di leggere, riflettere, prepararsi al dibattito.
Per la stessa ragione non si possono prevedere lunghe relazioni iniziali, ma solo introduzioni ai lavori brevissime e funzionali alla discussione.
Si dovranno approvare l'ordine del giorno e i tempi per la discussione di ogni punto. Si dovrà quindi stabilire una durata massima per ogni intervento e chi coordina dovrà far rispettare i tempi e vigilare che si resti in tema. Inoltre per ogni punto in discussione, è necessario esplicitare a quali accordi siamo arrivate, per verificare la reale adesione dell'assemblea rispetto alle proposte avanzate: ogni decisione deve essere chiaramente condivisa.
Infine spetta all'assemblea deliberare sull'utilizzo dei fondi.

Sul gruppetto di coordinamento, a cui l'assemblea delega alcune funzioni:
1) quali compiti:
- eseguire e organizzare ciò che l'assemblea ha stabilito (ad esempio, la stampa di un manifesto: la redazione del testo definitivo deve essere sottoposta all'approvazione via e-mail di tutti i gruppi collegati, recependo gli eventuali emendamenti; il gruppetto infine si occupa della stampa e della diffusione)
- raccogliere e diffondere idee dal basso, far circolare le informazioni, i materiali e sollecitare l'invio di contributi da ogni punto della rete
- preparare per tempo le assemblee: inviare un ordine del giorno dettagliato, con contenuti stimolanti che provochino il desiderio di intervenire mettendosi in gioco. Il testo di convocazione dovrebbe essere ampio.
- inviare i resoconti delle assemblee, scritti sulla base degli accordi esplicitati come sopra
- curare i rapporti con la stampa
- la cassa: il rendiconto di entrate e uscite e fondi disponibili deve essere presentato brevemente (meglio un appunto scritto) ad ogni assemblea, perché questa possa deliberare su eventuali spese
2) Criteri per la formazione del gruppo
E' necessario discutere con quali criteri formiamo il gruppetto: la vicinanza geografica, per facilitare la collaborazione? Oppure al contrario l'appartenenza ad aree geografiche diverse, utilizzando e-mail per comunicare? Oppure l'appartenenza a gruppi diversi e significativi? Dobbiamo fare in modo che questo organo funzioni effettivamente in modo unitario e non ci siano persone di fatto tagliate fuori dalla gestione, mentre altre accentrano il lavoro.
3) Durata del mandato
Noi proponiamo la rotazione degli incarichi. Questa potrebbe essere parziale, per facilitare il passaggio delle consegne, delle competenze acquisite e delle relazioni all'interno del gruppo. Una stessa persona in ogni caso non dovrebbe restare in carica per più di due volte consecutive. L'assemblea deve di volta in volta decidere la scadenza del mandato: la successiva assemblea? La realizzazione di un evento, come l'8 marzo?
La rotazione per noi è fondamentale perché:
- garantisce una maggiore democrazia
- combatte lo spirito di delega e il liderismo, mentre favorisce l'assunzione di responsabilità e il senso di appartenenza rispetto al nuovo soggetto che stiamo costruendo
- è uno strumento per favorire la formazione, l'acquisizione di competenze, l'ampliamento di orizzonti. Tutte prima o poi dovremmo assumerci degli incarichi e, in particolar modo, vanno incoraggiate e sostenute le più giovani

Arrivederci a Firenze!
Gabriella Gagliardo, per la redazione di Iemanja'
Rosanna Meazza ­Dimensioni Diverse (MI)