COORDINAMENTO ITALIANO MARCIA 2000
DOCUMENTO CONTENENTE LE RIVENDICAZIONI DELLE DONNE ITALIANE


marzo 2000

 

Donne di 3000 organizzazioni di 140 Paesi del Nord e del Sud del mondo preparano una marcia mondiale che si concluderà con tre scadenze: il 14 ottobre 2000 a Bruxelles la manifestazione europea, il 15 ottobre a Washington la protesta contro il Fondo Monetario Internazionale, il 17 ottobre a New York la consegna all'ONU di milioni di cartoline con le richieste elaborate dal coordinamento mondiale.
Il coordinamento italiano aderisce alla mobilitazione internazionale alle piattaforme mondiale ed europea, che sintetizzano la grande varietà di esperienze delle migliaia di organizzazioni aderenti e rappresentano nello stesso tempo un progetto comune a cui tutte possano riferirsi. Reca poi come proprio contributo temi specifici del nostro Paese ed esperienze del movimento delle donne, riconoscendosi nei seguenti obiettivi comuni.

Abbiamo sempre rifiutato la guerra come mezzo per risolvere le controversie internazionali e abbiamo mantenuto relazioni con le donne che nei luoghi dei conflitti armati hanno manifestato la loro irriducibile opposizione. Rifiutiamo con sdegno il grottesco paradosso della guerra umanitaria; vogliamo che il territorio italiano non venga usato come base degli strumenti di distruzione e di morte e che il disimpegno del nostro Paese da operazioni militari (della NATO o di un esercito europeo) sia unilaterale e immediato.
Rifiutiamo il nuovo modello di difesa, in realtà modello di aggressione, funzionale alla logica che coniuga guerre e globalizzazione. Rifiutiamo il nuovo militarismo dell'esercito professionale, che usa la partecipazione delle donne per legittimare la più impresentabile e patriarcale delle istituzioni. Siamo per la drastica riduzione delle spese militari, per il divieto della vendita di armi e la riconversione dell'industria bellica, perché vengano al più presto resi noti gli effetti devastanti dell'ultimo conflitto sull'ambiente.

Difendiamo la laicità dello Stato contro le continue ingerenze confessionali, per la difesa delle libertà conquistate e la conquista di quelle ancora contestate. Denunciamo i ripetuti tentativi di cancellare la legge 194, la pretesa regressiva di riconoscere statuto giuridico all'embrione, l'imposizione di un'etica cattolica integralista attraverso la legge sulle Tecniche di Riproduzione Assistita, l'opposizione tenace ai diritti delle lesbiche e dei gay, le leggi regionali che discriminano singole e singoli e coppie di fatto.
L'autodeterminazione delle donne sul proprio corpo è un diritto irrinunciabile: la parola delle donne sia la prima e l'ultima; l'aborto sia legale e assistito; la legge non detti regole per l'accesso alle tecniche di riproduzione, se non quella della maggiore età, ma vi siano invece adeguati controlli sui centri che la praticano; l'orientamento sessuale sia considerato diritto fondamentale della persona. (Vogliamo che i diritti siano attribuiti alle persone e non alle famiglie, a cui nessuna deve essere obbligata).

Siamo per l'autonomia economica delle donne, senza la quale ogni altra domanda di autonomia resta necessariamente inevasa; perché le giovani generazioni femminili non continuino a vivere nella precarietà e nell'incertezza; perché il lavoro di riproduzione sia riconosciuto, senza diventare per questo né obbligo né destino.
Denunciamo come specifica condizione italiana la cronica carenza di sbocchi occupazionali nell'Italia meridionale, che è una lesione gravissima non solo di un diritto elementare di donne e uomini, ma dell'autonomia delle donne dagli uomini.
Siamo perché chi non ha un lavoro abbia un salario sociale; per la creazione di nuovi posti di lavoro nei settori che dovrebbero essere sviluppati per garantire a tutti migliori condizioni di vita (ambiente, istruzione, salute, ecc.); per riduzioni di orario del lavoro retribuito, sostenute da un adeguato sistema di servizi, senza il quale si risolverebbe solo in un pari incremento del lavoro di riproduzione; per l'estensione dell'indennità di maternità delle lavoratrici dipendenti alle pseudo-atipiche e per la riforma dell'intero sistema, in modo che la maternità non sia più causa di discriminazione; perché le pensioni consentano di vivere dignitosamente e un certo numero di anni di anticipo per le donne le risarcisca per il lavoro di riproduzione svolto nel corso della loro vita.

Denunciamo l'assenza dal potere legislativo nazionale delle donne, che raramente vi superano il 10%, mentre a livello locale la situazione migliora di poco. Nei ministeri che contano, nella alta Magistratura e nella Banca centrale vige ancora il Club degli uomini.
Lavoriamo insieme perché questo stato di cose sia superato; chiediamo che il governo ritiri il sostegno ai regimi che escludono le donne e perseguitano lesbiche e gay.

Siamo per la regolarizzazione di coloro che sono senza permesso di soggiorno, per il diritto di soggiorno per tutti e tutte, per la libera circolazione delle persone; per la chiusura dei centri di detenzione.
Vogliamo il riconoscimento dello statuto di rifugiate per le donne vittime di discriminazione sessista e per le lesbiche e i gay perseguitati; non vogliamo che si ripeta più un caso Semira e denunciamo le nuove forme di riduzione a schiavitù di immigrate e immigrati.

 

Marcia mondiale delle donne 2000

 

LE DONNE LIBERE DA GUERRE VIOLENZE POVERTÀ