IL SOGGETTO FEMMINISTA E LA RAPPRESENTANZA
SINTESI DEL GRUPPO DI LAVORO CHE SI E' TENUTO DURANTE IL SEMINARIO INDETTO DAL COORDINAMENTO MILANESE DELLA MARCIA MONDIALE DELLE DONNE


gennaio 2002, da Maria Grazia Campari

 

Nel gruppo di lavoro che si è tenuto durante il seminario indetto dal Coordinamento Milanese della Marcia Mondiale delle Donne il 28 ottobre scorso, si è subito chiarito che la problematicità del rapporto fra donne e istituzioni rappresentative ha a che vedere sia con la rappresentanza sociale sia con la rappresentanza politica.

Nell'introduzione ai lavori fatta in assemblea da Maria Grazia Campari era stata riferita un'esperienza di conflitto sindacale cui avevano partecipato lavoratrici associate all'Osservatorio sul Lavoro delle Donne di Milano, che aveva portato alla elaborazione di una teoria su una possibile interpretazione femminile della rappresentanza e alla redazione di un progetto di legge sulla elezione delle rappresentanze sindacali aziendali.
Nel lavoro di gruppo si è chiarito che la riflessione sollecitata da quella pratica poteva ben articolarsi in ipotesi anche relative alla rappresentanza politica.

In breve, la pratica del conflitto sindacale aveva reso parlante nella materialità dell'esperienza il fatto che le diseguaglianze del mondo si presentano a tutti i livelli dell'esistenza umana e cominciano dalla famiglia, ove esiste una diseguaglianza fra il destino della donna e quello dell'uomo. In quel caso, un trasferimento da un'azienda ad un'altra era stato contrastato da molte lavoratrici associate all'Osservatorio non tanto perché dequalificante rispetto alle mansioni (e lo era sensibilmente), ma soprattutto perchè penalizzante rispetto alle incombenze famigliari loro (in via esclusiva) riservate.
Ciò che autorizza la riflessione che anche nelle situazioni di emancipazione più garantita, a livello sociale le donne sembrano detenere più che diritti individuali, diritti condizionati dalla loro appartenenza famigliare.

L'altro dato evidenziato da questa situazione di conflitto è stato che alcune donne hanno cercato di affiancare ai rappresentanti del sindacato altre donne, scelte per una consonanza di intenti su un obiettivo e per la capacità di sostenere un punto di vista condiviso.
Questa scelta ha dimostrato che alcune lavoratrici erano propense ad una modalità diversa e relazionale del rapporto di rappresentanza: mandato e verifica costantemente esercitati in progress, un movimento pendolare fra il luogo del conflitto e il luogo di donne che ha autorizzato la presenza nel conflitto (ciò che significa assunzione di responsabilità, capacità di rendersi reciprocamente conto e di trovare le opportune mediazioni fra aspettative e possibilità concrete di praticarle).
Una modalità che la relazione fra alcune donne ha consentito di tentare, ma che è stata bloccata dal monopolio maschile della rappresentanza sindacale.

Da quell'esperienza è scaturita una proposta di legge che contempla, fra le altre cose, anche la possibilità di creare una lista autonoma di donne, candidate alle elezioni per i rappresentanti sindacali nei luoghi di lavoro.

Nel gruppo di riflessione del seminario, si è notato che la stessa logica permea la rappresentanza politica: vi è un monopolio maschile nella presenza istituzionale che oscura e blocca qualsiasi progetto autonomo di donne, ciò che determina l'impossibilità di ampliare i punti di vista, di differenziarli, di articolarli facendo perno sulle diverse esperienze di vita.

Anche rispetto al mandato politico istituzionale si è considerato indispensabile un andamento pendolare della rappresentanza, un percorso dentro/fuori le istituzioni, ipotesi che può darsi (come è stato sottolineato) solo con la creazione nel contesto sociale di un soggetto organizzato, in grado di interloquire sia con le donne che non vi appartengono sia con le istituzioni.
Alcune hanno precisato che vedono questo soggetto nella forma di una rete di donne e associazioni che si costituisca come luogo materiale e simbolico di esodo dalle appartenenze al dominante mondo maschile. Luogo di elaborazione di una politica femminista autodeterminata e rivolta al cambiamento.

E' stato anche affrontato il problema delle quote come strumento di superamento del monopolio maschile della rappresentanza.
Alcune hanno sottolineato la problematicità dello strumento ed espresso una contrarietà anche rispetto alla presenza femminile nelle istituzioni che sono viste unicamente come strumento di potere maschile.
Altre hanno obiettato che in questa fase storica, in cui molte conquiste sono state erose sul terreno sociale e politico è necessario porsi il problema di una partecipazione istituzionale
tesa alla modificazione.
Altre ancora pensano che sia importante trovare il modo per partecipare al farsi delle regole che governano il mondo in cui anche noi viviamo e che l'esistenza di un soggetto femminista potrebbe dare la forza sufficiente per varare l'esperimento.

Sul problema del potere è stato anche detto che non è necessario vederlo in modo solo negativo, come espressione di dominio e prevaricazione, ma che può essere inteso e praticato anche in positivo innervandolo con i nostri saperi, altrimenti alle donne rimarrebbe come unico potere quello seduttivo e materno.

Si è cercato, a questo punto, di approfondire la questione del soggetto femminista che potrebbe pensarsi strutturato in forma né gerarchica né verticistica, ma a rete: una rete da organizzare e rafforzare attraverso la individuazione di obiettivi, sistematizzando le nostre diverse esperienze , scambiandole attraverso una pratica di relazione, attivando fra noi le mediazioni necessarie per rendere le varie esperienze strutturanti della pratica politica che elaboriamo insieme.
Si è detto anche che non sono necessarie sintesi politiche comuni né idee comuni sull'universo mondo, ma è importante piuttosto praticare, attraverso la mediazione, obiettivi possibili, specifici e circoscritti, coltivando i nessi fra locale e globale.

Si è pensato di varare campagne di riflessione e mobilitazione sulle tematiche dell'autonomia e autodeterminazione delle donne, con ogni possibile ricaduta sulle problematiche dell'aborto e della bioetica e sulla giusta ripartizione mondiale dei lavori e dei redditi, a partire dalla prima fra le diseguaglianze, quella fra i sessi.

Il gruppo ha concluso i suoi lavori notando che abbiamo compiuto un passo avanti nella costruzione del soggetto politico femminista perché ora ci interroghiamo sulla sua qualità e non sul se della sua esistenza, sull'esistenza abbiamo già risposto di si.