DONNE IN IRAQ: NO ALLA SHARIA, MANIFESTAZIONE A BAGHDAD
LA RISOLUZIONE 137 DEL CONSIGLIO GOVERNATIVO IRACHENO CANCELLA I DIRITTI GIA' RICONOSCIUTI DAL CODICE DI FAMIGLIA DEL 1959. LE DONNE IRACHENE CI CHIEDONO DI INVIARE LETTERE PER SOSTENERE LA LORO LOTTA. TROVI QUI I TESTI IN ITALIANO E IN INGLESE E GLI INDIRIZZI


febbraio 2004, da WLUML, Women Living Under Muslim Laws

WLUML (Women Living Under Muslim Laws) invita tutti a contribuire allo sforzo delle donne irachene per opporsi alla Risoluzione 137 del Consiglio Governativo Iracheno (IGC) emanata il 29 dicembre 2003 che propone l'introduzione della Sharia nelle questioni personali, cancellando la validità di qualsiasi altro codice che sia incompatibile con i dettami della Sharia stessa.
La legge irachena del 1959 sullo Status Personale, considerato uno dei codici Familiari più progressisti di tutto il Medio Oriente, reso possibile grazie allo sforzo del popolo iracheno per gran parte del secolo scorso, verrà abolito se la Risoluzione 137 verrà accettata.
E' fondamentale agire immediatamente: la Risoluzione diverrà effettiva se sarà convalidata da Paul Bremer, l'Amministratore Capo americano.
WLUML considera la Risoluzione 137 come un evidente passo indietro rispetto al riconoscimento dei diritti che erano stati garantiti alle donne sotto la legge irachena.
A parte l'attenzione delle donne irachene stesse e delle loro alleate femministe in tutto il mondo, questo provvedimento é stato totalmente ignorato dai media internazionali.
Il procedimento che ha portato alla Risoluzione da parte dell' IGC manca di trasparenza e non ha incluso nessun processo democratico o consultivo. E' stata presentata la Risoluzione senza che fosse stata dibattuta pubblicamente e senza che fosse stata sottoposta allo scrutinio di esperti di questioni legali e sociali. Inoltre, sembra che emerga dalla proposta di una minoranza all'interno del Consiglio.
Da quando l'IGC é stato reso operativo dagli americani, é diventato, in effetti, uno strumento delle Forze di Occupazione in Iraq. Se la Risoluzione proposta viene convalidata da Paul Bremer si tratterà, in effetti, di una contraddizione con la Regolamentazione dell'Aja del 1907 (IV Convenzione), dal momento che cambierà il codice civile in un paese occupato. L'IGC é un istituto incaricato a tempo determinato, e secondo la Convenzione dell' Aja dovrebbe solo entrare nel merito di questioni che riguardano l'ordine pubblico e la sicurezza.
Le donne di WLUML sono seriamente preoccupate del fatto che ogni tentativo di sovvertire l'attuale Codice Personale iracheno con la Sharia, con le sue tante interpretazioni a seconda delle sette, costituirà una seria minaccia per il tessuto della società civile irachena. L'attuale codice non fa differenza tra le sette. Ma questa decisione legalizzerà il settarismo come principio organizzativo della vita sociale e politica in Iraq. Inoltre conferirà potere politico e sociale a coloro che monopolizzano l'interpretazione della religione.
Vi chiediamo pertanto di agire immediatamente per far si che siano tutelati i diritti delle donne in Iraq.
A seguire trovate indicazioni sulle proposte di intervento, indirizzi utili, e lettere tipo da imitare ed inviare.

In solidarietà,
Women Living Under Muslim Laws
Ufficio di Coordinamento Internazionale

Cosa puoi fare:

Scrivere all'IGC ed ai governi inglesi ed americani, richiedendo:
· Che vengano chiarite le ambiguità relative alle modalità di elaborazione della Risoluzione 137
· Che ogni futuro cambiamento nel Codice della Status Personale Iracheno sia promosso da un corpo pubblicamente eletto, come conseguenza di un procedimento trasparente, e che questo corpo includa la partecipazione genuina ed in uguale misura delle donne
· Che ogni dibattito su leggi future in Iraq sia trasparente ed includa consultazioni democratiche

Indirizzi utili:

Iraqi Governing Council
Dal momento che non sono disponibili numeri nè indirizzi diretti per l'IGC, l'organizzazione Women for Women International che ha un ufficio in Iraq si occuperà direttamente di consegnare i messaggi all'IGC
Women for Women International, ufficio in Iraq:
momar@womenforwomen.org

US Authorities
Paul Bremer
Chief US Administrator
U.S. Department of State
2201 C Street NW
Washington, DC 20520
Foreign Policy Opinions via online form at
http://contact-us.state.gov/ask_form_cat/ask_form_foreign.html

Ms. Condoleeza Rice
National Security Advisor
The White House
1600 Pennsylvania Avenue NW
Washington, DC 20500
Fax: +1 202 456 2461

UK Authorities
Rt. Hon. Jack Straw
The Foreign Secretary
Foreign and Commonwealth Office
King Charles Street
London SW1A 2AH
Fax: 0207 839 2417

Mr. Jeremy Greenstock
United Kingdom Special Representative for Iraq
Foreign and Commonwealth Office
King Charles Street
London SW1A 2AH
Fax: 0207 839 2417

Rt. Hon. Patricia Hewitt
Minister for Women and Equality
Women and Equality Unit
35 Great Smith Street
London, SW1P 3BQ
Email: info-womenandequalityunit@dti.gsi.gov.uk

United Nations
Kofi Annan
Segretario Nazionale delle Nazioni Unite
New York, NY 10017
Fax: +1 212 963 4879

Lettere tipo:

1) Al Consiglio Governativo Iracheno,
Baghdad

Rispettabili Membri del Consiglio,

Vi scriviamo per esprimervi la nostra profonda preoccupazione riguardo la proposta 'Risoluzione 137' datata 29 Dicembre 2003, che vuole introdurre la Sharia e cancellare i codici incompatibili con essa.
Temiamo che questa decisione minacci la Legge Irachena sullo Status Personale del 1959, che é stata a lungo considerato uno dei più progressisti Codici Familiari del Medio Oriente la cui istituzione é stata resa possibile grazie allo sforzo del popolo iracheno per gran parte del secolo scorso.
La Risoluzione 137 é passata con un procedimento poco trasparente, senza un processo democratico o consultivo. E' stata decisa senza un dibattito pubblico e senza consultare esperti in materia sociale e legale, né le organizzazioni femminili del paese. Sappiamo inoltre che era presente alla stesura solo una minoranza del Consiglio.
Supportiamo pertanto la protesta delle donne irachene contro la 'Risoluzione 137'. Siamo fortemente in accordo con la loro analisi che prevede un effetto negativo sulla società irachena, e significherà passi indietro nel riconoscimento dei diritti garantiti alle donne irachene per molti decenni. Implicherà l'introduzione di regolamentazioni diverse a seconda delle diverse sette in Iraq, e minaccerà pertanto il tessuto sociale della società civile irachena. Questa decisione legalizza il settarismo come principio organizzativo della vita sociale e politica del paese, e danneggerà profondamente la causa dell'integrazione nazionale. Inoltre, produrrà confusione a livello legale; dal momento che esistono differenze tra le varie sette sull'interpretazione della legge islamica.
Pertanto ci rivolgiamo a voi affinché usiate la vostra autorità come capi dell'IGC per tutelare i diritti del popolo iracheno e per opporvi ad ogni proposta che ignori o danneggi i diritti delle donne. Inoltre ci appelliamo a voi affinché vi assicuriate che ogni mutamento del codice personale iracheno sia promosso e portato avanti da un corpo democraticamente eletto, che includa la partecipazione genuina ed in eguale misura delle donne, oltre ad un processo adatto di consultazione nazionale.

Grazie della vostra attenzione a questo argomento cosi' importante.

Distinti saluti...

2) A Mr. Paul Bremer
Chief US Administrator
Iraq

Gentile Sig. Bremer,
Li scriviamo per esprimerLe la nostra profonda preoccupazione riguardo la proposta 'Risoluzione 137' datata 29 Dicembre 2003, che vuole introdurre la Sharia e cancellare i codici incompatibili con essa.
Temiamo che questa decisione minacci la Legge Irachena sullo Status Personale del 1959, che é stata a lungo considerato uno dei più progressisti Codici Familiari del Medio Oriente la cui istituzione é stata resa possibile grazie allo sforzo del popolo iracheno per gran parte del secolo scorso.
Supportiamo pertanto la protesta delle donne irachene contro la 'Risoluzione 137'. Siamo fortemente in accordo con la loro analisi che prevede un effetto negativo sulla società irachena, e significherà passi indietro nel riconoscimento dei diritti garantiti alle donne irachene per molti decenni. La disuguaglianza nella famiglia impedisce lo sviluppo nazionale.
La 'Risoluzione 137' implicherà l'introduzione di regolamentazioni diverse a seconda delle diverse sette in Iraq, e minaccerà pertanto il tessuto sociale della società civile irachena. Questa decisione legalizza il settarismo come principio organizzativo della vita sociale e politica del paese, e danneggerà profondamente la causa dell'integrazione nazionale. Inoltre, produrrà confusione a livello legale; dal momento che esistono differenze tra le varie sette sull'interpretazione della legge islamica.
La Risoluzione 137 é passata con un procedimento poco trasparente, senza un processo democratico o consultivo. E' stata decisa senza un dibattito pubblico e senza consultare esperti in materia sociale e legale, né le organizzazioni femminili del paese. Sappiamo inoltre che era presente alla stesura solo una minoranza del Consiglio. Le donne irachene hanno sollevato le loro voci contro la Risoluzione dell'IGC e richiedono una piena partecipazione nel futuro Governo Iracheno.
Vogliamo puntare la Sua attenzione sugli obblighi di un'autorità occupante, secondo l'Art. 43 della IV Convenzione di Hague del 1907, a rispettare le leggi in vigore in un paese occupato e a restaurare l'ordine pubblico e la sicurezza.
Ogni mutamento del codice personale iracheno deve essere promosso e portato avanti da un corpo democraticamente eletto, che includa la partecipazione genuina ed in eguale misura delle donne, oltre ad un processo adatto di consultazione nazionale.
In conclusione vorremmo che fosse molto chiaro che le donne irachene non potranno mai essere libere fino a che la loro società non sarà libera da guerre permanenti e occupazione.
Grazie per la Sua attenzione a questa tematica cosi' importante.

Distinti saluti...

To the Iraqi Governing Council,
Baghdad

Respected Council Members,

We are writing to express our deep concern regarding the Iraqi Governing Council's proposed 'Resolution 137', dated 29 December 2003, that seeks to introduce the implementation of Sharia and the cancellation of all laws deemed incompatible with this decision.

We fear that this decision threatens the 1959 Iraqi Law of Personal Status which has long been considered one of the most progressive family laws in the Middle East. It was achieved through the struggle of the Iraqi people for much of the past century.

The passing of the 'Resolution' by the IGC lacks transparency and was not part of any democratic or consultative process. It was done without public debate and a process of consulting experts in social and legal matters or women's organisations. We also understand that only a minority of the Council was present.

We support Iraqi women's protests against 'Resolution 137'. We strongly agree with their analysis that it will have negative effects on Iraqi society and will mean withdrawing rights that have been guaranteed to Iraqi women for many decades. Inequality in the family obstructs national development.

' Resolution 137' would mean the introduction of separate provisions and rules for each of the various sects in Iraq and will thus threaten the fabric of Iraqi civil society. The decision establishes sectarianism as an organizing principle of social and political life in Iraq and will deeply damage the cause of national integration. Moreover, it will introduce legal chaos as there are differences even within the various sects regarding interpretations of Muslim laws.

We urge you to use your authority as the head of the IGC to protect Iraqi people's rights and to oppose the passing of any proposal that ignores or diminishes women's rights. We further urge you to ensure that any change in Iraqi personal status laws will be carried out by a democratically elected body, which will include the genuine and equal participation of women, and after a proper process of national consultation.

Thank you for your attention to this important issue.

Yours sincerely...

 

To
Mr. Paul Bremer
Chief US Administrator
Iraq

Dear Mr. Bremer,

We are writing to express our deep concern regarding the Iraqi Governing Council's proposed ' Resolution 137', dated 29 December 2003, that seeks to introduce the implementation of Sharia and the cancellation of all laws deemed incompatible with this decision.

We fear that this decision threatens the 1959 Iraqi Law of Personal Status which has long been considered one of the most progressive family laws in the Middle East. It was achieved through the struggle of the Iraqi people for much of the past century.

We support Iraqi women's protests against 'Resolution 137'. We strongly agree with their analysis that it will have negative effects on Iraqi society and will mean withdrawing rights that have been guaranteed to Iraqi women for many decades. Inequality in the family obstructs national development.

' Resolution 137' would mean the introduction of separate provisions and rules for each of the various sects in Iraq and will thus threaten the fabric of Iraqi civil society. The decision establishes sectarianism as an organizing principle of social and political life in Iraq and will deeply damage the cause of national integration. Moreover, it will introduce legal chaos as there are differences even within the various sects regarding interpretations of Muslim laws.

The passing of the 'Resolution' by the IGC lacks transparency and is not part of any democratic or consultative process. It was done without public debate and a process of consulting experts in social and legal matters or women's organisations. We also understand that only a minority of the Council was present. Iraqi women have raised their voice against this IGC 'Resolution' and demanded their full participation in a future Iraqi Government.

We draw your attention to the obligations of an occupying authority, under Article 43 of Convention IV of the 1907 Hague Conventions, to respect the laws in force in an occupied country and to restore public order and safety and respect existing laws in force.

Any change in Iraqi personal status laws must be carried out by a democratically elected body, which includes the genuine and equal participation of women, and after a proper process of national consultation.

Finally we would like to make it absolutely clear that Iraqi women can never be free unless their society is free from continuing war and occupation.

Thank you for your attention to this important issue.

Yours sincerely...

 

 

To
The Rt. Hon. Jack Straw
UK Foreign Office
cc. Mr. Jeremy Greenstock & Rt. Hon. Patricia Hewitt

 

We are writing to express our deep concern regarding the Iraqi Governing Council's proposed 'Resolution 137', dated 29 December 2003, that seeks to introduce the implementation of Sharia and the cancellation of all laws deemed incompatible with this decision.

We fear that this decision threatens the 1959 Iraqi Law of Personal Status which has long been considered one of the most progressive family laws in the Middle East. It was achieved through the struggle of the Iraqi people for much of the past century.

We support Iraqi women's protests against 'Resolution 137'. We strongly agree with their analysis that it will have negative effects on Iraqi society and will mean withdrawing rights that have been guaranteed to Iraqi women for many decades. Inequality in the family obstructs national development.

' Resolution 137' would mean the introduction of separate provisions and rules for each of the various sects in Iraq and will thus threaten the fabric of Iraqi civil society. The decision establishes sectarianism as an organizing principle of social and political life in Iraq and will deeply damage the cause of national integration. Moreover, it will introduce legal chaos as there are differences even within the various sects regarding interpretations of Muslim laws.

The passing of the 'Resolution' by the IGC lacks transparency and is not part of any democratic or consultative process. It was done without public debate and a process of consulting experts in social and legal matters or women's organisations. We also understand that only a minority of the Council was present. Iraqi women have raised their voice against this IGC 'Resolution' and demanded their full participation in a future Iraqi Government.

We draw your attention to the obligations of an occupying authority, under Article 43 of Convention IV of the 1907 Hague Conventions, to respect the laws in force in an occupied country and to restore public order and safety and respect existing laws in force.

Any change in Iraqi personal status laws must be carried out by a democratically elected body, which includes the genuine and equal participation of women, and after a proper process of national consultation.

Finally we would like to make it absolutely clear that Iraqi women can never be free unless their society is free from continuing war and occupation.

Thank you for your attention to this important issue.

Yours sincerely...