NESSUN REATO: RECLUSIONE E VOLI SPECIALI
PER LA CHIUSURA DEI LAGER E PER L'ACCOGLIENZA E IL DIRITTO DI ASILO, LE DONNE IN PRIMA FILA


febbraio 2004, dal Collettivo Femminista Mafalda


Nella nostra città, Torino, esistono, come nel resto d'Italia, dei luoghi chiamati CPT(centri di permanenza temporanea), talvolta citati come "centri di accoglienza", ma noi crediamo che il loro vero nome sia centri di detenzione, nuovi lager per donne e uomini colpevoli di provenire da un Paese lontano.
Il trattato di Shenghen sancisce la libera circolazione in
Europa di persone e merci, ma concretamente si è dimostrato un trattato che apre le porte alla globalizzazione neoliberista e non ai migranti e alle migranti che per disperazione hanno dovuto lasciare le loro terre d'origine.
Grazie alle leggi Turco-Napolitano dello scorso governo, e alla Bossi-Fini recentemente approvata ed entrata in vigore, sono stati creati dei nuovi spazi di prigionia per donne e uomini che non hanno commesso nessun reato, ma che sono senza permesso di soggiorno.
Dall'esterno il centro si presenta come un luogo oscuro, isolato, fuori dai confini della città come siamo abituati a vederla: il filo spinato sopra i vecchi muri, l'unica porta d'accesso blindata e presidiata dalle forze dell'ordine.
Lo scenario che si prospetta all'interno fa rabbrividire: tre grandi gabbie cintate da spesse reti metalliche contengono ciascuna all'aperto, 4 container-dormitorio (dimensioni: poco più di 4 metri in lunghezza, 1 metro e mezzo di larghezza e 2 e mezzo in altezza) in cui vengono fatti "soggiornare" i migranti e le migranti, e 1 container mensa.
Ogni container ha 4 letti a castello, una "stanza" di un metro quadrato con servizi igienici e un televisore. Immaginate che lì dentro gli "ospiti" (il termine sembra eufemistico) devono vivere obbligatoriamente e per un tempo imprecisato, che può arrivare a 6 mesi, nell'attesa di essere caricati su un volo speciale ed espulsi.
Le donne rinchiuse nel centro, con le quali abbiamo parlato, ci hanno raccontato di provare vergogna a restare chiuse come animali in un circo:crediamo che la più grande vergogna la debbano provare le istituzioni italiane che hanno creato questi centri.
Il livello della qualità della vita in queste strutture si può definire indubbiamente totalizzante: persino gli oggetti personali sono proibiti e la libertà rimane un ricordo lontano.