L'ANNO DELLE DONNE
LA
CAMPAGNA DI AMNESTY INTERNATIONAL "MAI PIU' VIOLENZA SULLE
DONNE IN TUTTO IL MONDO" RISULTA PIU' CHE MAI OPPORTUNA ALLA
LUCE DEI DATI CHE QUANTIFICANO LE DIMENSIONI PLANETARIE DELLA
VIOLENZA DEI DIRITTI UMANI DELLE DONNE
marzo 2004, di Federico
Bastiani
Mancano pochi giorni alla festa della donna ed al lancio, in tale occasione, della campagna di Amnesty International "Mai più violenza sulle donne in tutto il mondo".
Il 2004 ed il 2005 saranno infatti gli anni dedicati ai diritti umani delle donne.
Non a caso è stato scelto il 2004, anno ricco di tristi ricorrenze. Il 6 aprile del 1994 in Ruanda iniziò la più grande guerra civile che la storia ricordi con oltre un milione di morti.
Il Ruanda è diviso in due etnie, tutsi ed hutu. I tutsi sono la minoranza etnica ed hanno sempre governato il paese con l'appoggio del Belgio (nazione colonizzatrice) dal 1918 al 1962. Una volta conquistata l'indipendenza nel 1962, la maggioranza hutu ha assunto il potere e da quel momento il Ruanda non hai mai conosciuto la pace. La scintilla scoccò proprio il 6 aprile 1994 quando gli estremisti tutsi assassinarono il capo di stato hutu, Habyarimana. Iniziò la violenta ritorsione hutu contro i tutsi, una guerra atroce dove le donne sono state le principali vittime. Lo stupro da parte dei militari malati di aids, è stato uno strumento di pulizia etnica. Non si contano più le donne malate di aids, sole, abbandonate ed emarginate dalla società in un paese che ancora oggi stenta a trovare una convivenza pacifica. La comunità internazionale e l'Onu non hanno saputo far molto oltre evacuare cittadini occidentali e lasciare il Ruanda al suo destino. Anche il Tribunale Internazionale per i crimini contro l'umanità in 10 anni ha saputo formulare solo una ventina di sentenze contro i 120.000 detenuti in attesa di giudizio. Fra questi ricordo Pauline Nyiramasuhuko, prima donna processata dal Tribunale dell'Onu con ben undici capi di imputazione tra cui genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra in Ruanda. E' anche la prima donna al mondo ad essere imputata di stupro come crimine contro l'umanità essendo stata proprio lei una delle pianifatrici della violenza perpetrata contro le donne tutse.(Bambina vietnamita senza occhi vittima dell'agente arancio, una sostanza chimica tossica usata
dall'esercito americano durante la guerra in Vietnam. La madre è stata esposta al gas come centinaia di altre donne.)Sono trascorsi dieci anni anche dall'inizio dei misteriosi omicidi di Ciudad Juarez in Messico. Dal 1994 sono stati compiuti 263 omicidi di ragazze, adolescenti, rapite, seviziate ed assassinate.
Uno dei primi casi risale al maggio '93, Gladys Janeth Fierro, 12 anni. Stuprata, strangolata e mutilata. L'anno seguente una studentessa di 17 anni e così via a ritmi sempre più frequenti. Unico elemento comune a tutti i casi è l'estrazione sociale delle vittime, ragazze povere. Nella zona di Ciudad Juarez pullulano le "maquilladoras", fabbriche di assemblaggio che utilizzano manodopera a basso costo. Il 1° gennaio 1994 ha ricorso anche il decimo anniversario dall'insurrezione dell'Esercito Zapatista in Chiapas guidata dal Subcomandante Marcos. La data non fu scelta a caso infatti quel giorno entrava in vigore l'accordo Nafta, area di libero scambio fra Stati Uniti e Messico. In questo contesto sono fiorite le "maquilladoras" alla ricerca di manodopera femminile, docile ed a basso costo facile da reperire in zone estremamente povere. Molte, troppe ragazze giovani sono state costrette a lasciare in quegli anni i loro villaggi per raggiungere le maquilladoras e mandare i soldi alle proprie famiglie. Quando uscivano da lavoro, la sera tardi, spesso non facevano più ritorno a casa.
Rimane il mistero sulla morte delle 263 ragazze; la polizia non ha saputo o voluto trovare i colpevoli. Secondo agenti dell'FBI che hanno seguito alcuni casi, ricche famiglie messicane sarebbero coinvolte negli omicidi, quelle stesse famiglie che hanno finanziato la costosa campagna elettorale dell'attuale presidente Viciente Fox. Niente di tutto questo è stato provato però rimane l'inquietante silenzio del Presidente su questa oscura vicenda.
Amnesty International sta cercando di mantenere viva l'attenzione sul caso affinché non venga dimenticato.
La discriminazione femminile nel mondo non accenna a diminuire nonostante l'opinione pubblica internazionale sia più sensibile al tema dei diritti umani. La storia di Ee, operaia tailandese che lavorava in una fabbrica della Nike, ha fatto il giro del mondo. Ha raccontato ad un giornalista tedesco di lavorare abitualmente più di 17 ore al giorno consecutive. Era vietato sbadigliare pena una multa di 500 bath. Nessuno doveva sembrare stanca..(occhio non vede cuore non duole!!) Quando subentrava la stanchezza il caporeparto le somministrava anfetamine per non farla addormentare. In questo modo era di buon umore anche a notte fonda ma non appena cessava l'effetto della droga, subentrava uno stato di depressione.
Viene da chiedersi come sia possibile che ancora oggi avvengano queste vicende dopo le numerose campagne internazionali contro lo sfruttamento del lavoro, dopo la pubblicazione del libro denuncia di Naomi Klein "no logo", dopo Forum su Forum che denunciavano queste realtà. Ee racconta che ispettori della Nike venivano a controllare le condizioni di lavoro ma lo facevano sempre alle undici la mattina quando le operaie erano più riposate. Inoltre il caporeparto impediva loro di denunciare gli straordinari che erano costrette a fare, pena il licenziamento immediato.
Aziende come la Nike si difendono affermando che non possono seguire tutta la produzione, così delegano l'attività di manodopera a subfornitori i quali dovrebbero rispettare i diritti dei lavoratori.
E' il cane che si morde la codacome può il subfornitore pagare di più i dipendenti e diminuire i turni di lavoro quando la Nike garantisce margini sempre più ridotti e tempi di consegna inderogabili? Per quanto tempo ancora saremo costretti a leggere storie come quella di Ee?
Non dobbiamo però pensare che nei paesi sviluppati le lotte femministe abbiano portato i risultati sperati. Ovviamente troviamo situazioni profondamente diverse rispetto al "sud" del mondo. Le battaglie femministe iniziate sul finire degli anni sessanta erano incentrate nell'ottenere le stesse opportunità che gli uomini avevano all'interno della società. Negli Stati Uniti più del 50% degli studenti dell'Università di Yale sono donne, il 63% dei laureati è donna eppure a 10 anni dalla laurea solo il 16% delle laureate in legge lavora in uno studio legale. Al Congresso su 435 membri, 62 sono donne. Nel nuovo decennio non si parla tanto di ostacoli per le donne quando per le mamme! Il numero dei bambini accuditi a casa è in aumento e le madri che decidono di tornare a lavoro dopo la maternità sono sempre meno.
Secondo la rivista Fortune, delle cinquanta donne più potenti al mondo (in finanza, economia etc.), almeno trenta hanno accettato di lasciare i posti di potere per una vita meno intensa. Un caso su tutti quello di Karen Hughes, consigliera del Presidente Bush. Ha deciso di lasciare l'incarico alla Casa Bianca perché non riusciva ad accudire i propri figli. La situazione non è diversa in Italia. Lucia, 29 anni, proprietaria di un negozio di estetista a Roma, lascerà l'attività "pagare un asilo nido privato mi costerebbe 350 Euro al mese più la babysitter fino alle otto di sera. Cosa dovrei fare?". Nel nord e nel sud del mondo i problemi per le donne sono diversi ma il denominatore comune è la discriminazione.
C'è chi potrebbe obiettare che conquiste e passi avanti sono stati compiuti verso la parità delle donne. La migliore risposta secondo me è snocciolare delle cifre inconfutabili che riassumono la situazione della donna nel mondo.
Il 40% della forza lavoro mondiale è donna. Riceve uno stipendio il 70% delle donne dei paesi sviluppati contro il 60% dei paesi in via di sviluppo. Le donne sono tra l'1 ed il 3% dei manager delle grandi aziende. Su 192 stati al mondo, 12 hanno una donna come presidente. Le donne sono il 70% degli 1,3 miliardi di poveri al mondo. Le donne non pagate per il loro lavoro sono più della metà degli uomini.
Questa è la realtà che ereditiamo oggi dopo le battaglie femministe. A pochi giorni dalla festa della donna è comunque importante riflettere sulla questione femminile nel mondo sia per vantarsi dei risultati ottenuti ma anche su quello che resta da fare.Federico Bastiani