RWANDA: NON SONO UNA SOPRAVVISSUTA, STO ANCORA LOTTANDO
DURANTE IL GENOCIDIO DI MASSA E NEI DIECI ANNI SUCCESSIVI DECINE DI MIGLIAIA DI DONNE HANNO SUBITO STUPRI E MOLTE SONO STATE INFETTATE DALL'AIDS: CERCANO ANCORA GIUSTIZIA


ottobre 2004, di HRW. Traduzione a cura di Enrica Tagliati

New York, 30 settembre 2004. Decine di migliaia di donne ruandesi furono violentate durante il genocidio di massa e nei dieci anni successivi, ma soltanto un numero limitato di coloro che commisero abusi sessuali è stato processato, come ha denunciato oggi un rapporto di Human Rights Watch.
Il dossier (58 pagine) intitolato "In lotta per la sopravvivenza: gli ostacoli alla giustizia per le vittime di stupro in Rwanda" indaga sui difetti persistenti nel sistema legale ruandese che impedisce lo svolgimento delle indagini e stabilire processi per violenza carnale.
Il rapporto documenta inoltre la situazione economica delle vittime degli stupri e le loro disperate condizioni di salute. Molte di queste donne vennero infettate dal virus dell'HIV. "Le donne che subirono violenze durante il genocidio ruandese e anche in seguito stanno ancora lottando per trovare giustizia", ha detto LaShawn Jefferson, direttore esecutivo della Divisione dei Diritti delle Donne di Human Rights Watch.
"Il sistema legale del Rwanda ha pochi strumenti per affrontare i casi di violenza sessuale".
Le debolezze del sistema legale includono una protezione non sufficiente per le vittime e i testimoni, la mancanza di formazione delle autorità sul crimine della violenza sessuale, e un numero troppo limitato di rappresentanti femminili tra le fila della polizia e delle autorità giudiziarie. Coloro che sono sopravvissute al genocidio, incluse le donne e le ragazze vittime di stupri nel 1994, non sono riuscite ad ottenere risarcimenti in termini monetari o altro genere di assistenza per gli abusi di diritti umani a cui sono state sottoposte.
Una donna a cui provocarono una grave ferita fisica e un trauma dopo aver subito violenza da parte di una banda di assalitori durante il genocidio, disse a Human Rights Watch: "Sentirsi definire come "sopravvissuta al genocidio" mi addolora. Non sono una sopravvissuta. Sto ancora lottando."
Il codice penale ruandese e le leggi che regolano i processi di persone sospettate di aver partecipato al genocidio di massa criminalizzano lo "stupro" e le "torture sessuali" senza definire esplicitamente gli elementi legali di ciascuno dei due reati, come la forza fisica o la coercizione.
L'ambiguità che risulta su quale sia la forma di condotta legalmente proibita, porta la corte a stabilire verdetti inconsistenti, alla confusione tra gli ufficiali di governo e l'applicazione delle leggi, alla mancanza di attenzione sulla violenza carnale nei confronti delle donne.
La mancanza di un'adeguata protezione nelle procedure, incluse la riservatezza e il permesso di aver a che fare con poliziotte donne e l'inesperienza degli ufficiali giudiziari in casi di violenza sessuale comportano il rischio che le vittime di stupro vengano stigmatizzate e rivivano i loro traumi.
"Noi che abbiamo subito un abuso, siamo terrorizzate che la persona a cui raccontiamo la nostra storia possa riferirla ad altri" ha detto una vittima a Human Rights Watch. "Se vado davanti alla corte, con chi parlerò?".
Il sistema di gacaca, un meccanismo di giustizia tradizionale a livello comunitario ristabilito per processare le decine di migliaia di criminali responsabili del genocidio, inizialmente mancava di strumenti sufficienti per salvaguardare le vittime di stupro. Nuovi metodi istituiti a giugno devono essere propriamente coadiuvati per riparare a questa inadeguatezza.
Il rapporto raccomanda che il governo ruandese emani una legislazione nell'imminente per provvedere al risarcimento nella forma di contributo monetario o di altra assistenza, che permetterebbero alle vittime degli stupri di cercare di ottenere le attenzioni di cui fanno richiesta. Il governo dovrebbe garantire la formazione professionale di dottori e di altro personale medico per raccogliere testimonianze medico-legali e dovrebbe inoltre preparare inquirenti e giudici sulle modalità di fornire le prove e processare i casi di violenza sessuale.
"Dato il suo intervento fallimentare durante il periodo del genocidio, la comunità internazionale deve fare di più per aiutare i superstiti" ha detto Jefferson. "I donatori internazionali del Rwanda devono procurare maggiore assistenza sia medica che di altro tipo per le vittime degli stupri e le altre persone sopravvissute al genocidio".