GIAPPONE: DIRITTI COSTITUZIONALI DELLE DONNE IN PERICOLO
I MOVIMENTI DI DONNE GIAPPONESI RESISTONO


maggio 2005, di Catherine Makino (giornalista indipendente, vive a Tokio. Scrive per il San Francisco Chronicle, il Japan Times, l'Asian Wall Street Journal ed il China Morning Post).Trad. di M.G. Di Rienzo

 

Tokyo, Giappone.
L'orologio tornerà indietro, per le donne giapponesi, se il partito liberal-democratico al potere avrà successo nel suo sforzo di cambiare la Costituzione, dicono le attiviste per i diritti delle donne. Alcune lo chiamano il ritorno al "periodo oscuro della storia". Molte sono anche oltraggiate dal fatto che un cambiamento drastico nella Costituzione sia cominciato sotto un velo di segretezza.
La Costituzione giapponese, scritta nel 1946 dopo la II guerra mondiale, contribuì a ridisegnare la vita delle donne del paese. Uno dei maggiori cambiamenti in essa contenuto assicura che il matrimonio è basato unicamente sull'accordo fra marito e moglie, che hanno eguali diritti.
Precedentemente alle donne non venivano garantiti diritti civili o legali.
Non votavano e non possedevano proprietà. I mariti potevano chiedere il divorzio, le mogli no.
Il progetto di revisione costituzionale proposto nel giugno dello scorso anno va a mutare l'articolo 24, enfatizzando il valore della famiglia. Le discussioni sulla proposta sono in corso, e sono principalmente centrate sull'articolo 9, di rinuncia alla guerra, che proibisce al governo di prendere parte o di preparare in proprio alcuna azione militare. La revisione dell'articolo 24 viene spiegata con la preoccupazione per "l'individualismo" e "l'egoismo" nel Giappone del dopoguerra, che avrebbero portato al collasso della famiglia e dei valori. Così ha argomentato Masahiro Morioka, del partito di maggioranza, al Parlamento: "E' vergognoso
che il popolo giapponese non si occupi più della famiglia, della comunità e della nazione, e che alcuni insistano per avere un sistema che permetta di mantenere cognomi separati. La Costituzione deve assicurare la protezione della famiglia come fondamento della sicurezza della nazione."
Hisako Motoyama, di Osaka, attivista di base contro la revisione
costituzionale dice: "Il governo sta prendendo a prestito questi "valori familiari", che attaccano le donne, dagli USA. E' la stessa cosa. L'unica differenza è che qui non usiamo un linguaggio religioso, bensì nazionalistico. Questo è un attacco ai diritti costituzionali delle donne.
Vogliono cambiare i principi fondamentali della Costituzione."
I gruppi femministi sostengono che la revisione può disfare gli incentivi che hanno permesso alle donne di raggiungere alte posizioni al governo e nel mondo dell'economia, e di ottenere standard di eguaglianza negli stipendi in molti lavori e professioni.
"C'è una ritorsione contro il femminismo. Il partito al potere sta facendo campagne contro l'educazione al genere e l'educazione sessuale", aggiunge Motoyama. "Dicono che il femminismo sta distruggendo i fondamenti della nostra organizzazione sociale. Sono contrari all'uguaglianza di genere."
Mamiko Ueno, scrittrice e docente di diritto costituzionale all'Università di Chuo a Tokyo, vede la revisione come un tentativo di trasferire responsabilità dallo stato alle famiglie, il che, per la maggioranza, significherà alle donne. "Poiché c'è un problema di denatalità in Giappone, l'LDP (partito liberaldemocratico) pensa che creando un sistema in cui le donne stanno a casa avremo più bambini. Le donne diventeranno cittadine di seconda classe e gli uomini saranno i capifamiglia. Se un uomo non vorrà che sua moglie lavori, lei verrà forzata a stare a casa e ad occuparsi della famiglia. Questo significa anche che la cura degli anziani, in una società che sta invecchiando, diventerà sempre più difficile e ricadrà sulla figlie o sulle nuore."
Hajime Funada, presidente della commissione per le revisioni costituzionali del partito di maggioranza, dice che l'articolo 24 non toccherà l'eguaglianza di genere: "Vogliamo solo aggiungere che il popolo di questa nazione dovrebbe assumersi e mantenere l'obbligo e la responsabilità di proteggere e conservare le proprie famiglie. Dovrebbero anche rispettare i loro genitori. Ciò creerà un legame che terrà insieme le comunità locali."
Seiko Nodo, donna dello stesso partito, fa dire alla sua segretaria che "Non sarà una brutta cosa". Le aspettative sono che entrambi i rami del parlamento giapponese voteranno in favore della revisione costituzionale.
Se essa passa con i due terzi di voti favorevoli in entrambe le camere, molti qui pensano già di sottoporla a referendum nazionale.
Pema Gyalpo, docente alla facoltà di legge dell'Università Toin di Yokohama e consulente del partito liberal-democratico sugli affari costituzionali, predice che si voterà entro l'anno: "Il partito di maggioranza sente che l'opinione pubblica è pronta per questo".
L'opposizione alla revisione dell'articolo 24 sta montando. Lo scorso anno 15 gruppi di donne, con il supporto di altri 80, hanno dato inizio alla campagna "Fermiamo la revisione dell'articolo 24". Le organizzatrici temono che molti votanti troveranno la revisione accettabile, a causa dei suoi riferimenti alla "importanza della famiglia" ed alla "autentica cultura
tradizionale della nazione".
"Sono molto preoccupata su questo punto", dice Motoyama. E' essenziale che le persone abbiamo la possibilità di riflettere sul reale significato di questi emendamenti e che vi sia un dibattito reale, basato su informazioni accurate, ma i media nazionali non stanno riportando nulla che riguardi l'articolo 24".
Il quotidiano conservatore nazionale Yomiuri Shimbun, uno dei pochi giornali ad essersi occupato della revisione dell'articolo 24, ha pubblicato un editoriale a sostegno della revisione stessa. Il 61% di coloro che hanno risposto ad un'inchiesta recente dello Yomiuri Shimbun sostengono la necessità di rivedere la Costituzione.
In aggiunta alla revisione costituzionale, il governo giapponese sta facendo altre mosse per restringere i diritti delle donne. Circa due anni orsono, per esempio, il governo (per far fronte a quella che ha chiamato "un'allarmante crescita nel numero dei divorzi") ha ristretto l'accesso delle madri single all'assistenza sociale per i loro figli. Una donna single con un bambino deve guadagnare meno di 12.000 dollari l'anno per ricevere un massimo di benefici di circa 400 dollari. Precedentemente, una madre single che guadagnava meno di 23.500 dollari l'anno poteva ottenere l'assistenza completa.
Mami Nakano, avvocata, commenta: "Le recenti mosse del partito di governo mostrano un trend sociale verso la riduzione dei diritti delle donne, ed è questo che noi donne giapponesi vogliamo fermare".