INTEGRALISMI E RELAZIONI
TRA I SESSI
UNA
LETTERA INVIATA AL MANIFESTO, E CHE SPERIAMO ANCORA VENGA PUBBLICATA,
INTERVIENE NELLA POLEMICA APERTA DAL DISCUTIBILE INTERVENTO DI
TARIQ RAMADAN PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO
aprile 2005, di Elena
Laurenzi dell'associazione Testarda di Firenze
Leggo con ritardo e con preoccupazione l'intervista rilasciata al manifesto da Tariq Ramadam, e sono grata a Giuliana Sgrena per aver conservato, in circostanze difficili, l'impegno di sempre, trovando la forza di denunciare lo spazio e la credibilità accordati da vari ambienti anche di sinistra (oltre al manifesto, Le Monde Diplomatique o l'ultimo Forum Sociale Europeo in Francia) alle posizioni di Tariq Ramadan.
Tariq Ramadan è nipote di Hassan al-Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani e predicatore di un islamismo politico cruento. Non ha mai preso le distanze dall'eredità politica del nonno, che presenta come "il più influente dei riformatori musulmani del secolo" (Tariq Ramadan, Etre musulman européen, étude des sources islamiques à la lumière du contexte européen, Tawhid, 1999). Nei suoi confronti ci hanno allertato, da tempo, i musulmani laici e democratici che sono tanti, ma inascoltati. Fra i più allarmati sono gli amici algerini, memori del periodo nero del terrorismo islamista e delle fatwa lanciate contro gli intellettuali, i giornalisti, i sindacalisti, le femministe, dai Fratelli Musulmani della cui dottrina Tariq Ramadan si fa propugnatore in Europa.
Ma restiamo alla sua proposta diffusa dall'intervista del manifesto. Invece di prendere apertamente posizione contro le punizioni corporali, Ramadan si limita a chiedere una "moratoria totale e assoluta per darci il tempo di tornare ai nostri testi fondamentali", precisando che "i primi a discutere dei testi dovranno essere gli esperti, gli ulema". E' come se, in materia di diritti della persona e di tutela dalle violenze, decidessimo di affidarci al Concilio, per trovare lumi nella Bibbia
Tariq Ramadan passa per un "progressista", ma in materia di relazioni tra i sessi afferma il principio della "complementarietà": " Secondo questa concezione è l'uomo il responsabile della gestione dello spazio familiare ma il ruolo della madre è centrale" (Alain Gresh, Tariq Ramadan, L'Islam en questions, Arles, Actes Sud, 2002). E' come se considerassimo il filosofo Rocco Buttiglione un interlocutore illuminato perché invece di chiedere il rogo per i gay o la lapidazione per le adultere si limita a dire che sono "contro natura"
Come mai siamo disposti ad accettare queste posizioni espresse da un teorico dell'Islam mentre non lo siamo se vengono espresse da un integralista cattolico? Non c'è, in questo sbilanciamento, un razzismo sotterraneo, una acquiescenza passiva nei confronti dell'immagine (costruita nei laboratori della Politica e propagandata dai mass media dominanti) di un Islam fanatico, arretrato, ignorante? Per il profondo rispetto che nutro nei confronti della civiltà dei paesi musulmani rifiuto questa visione. Anche tra i teologi dell'Islam, oltre che tra i laici, ho conosciuto persone illuminate. Ho ascoltato Muftì arringare i fedeli contro l'imposizione del velo e per la istruzione delle donne. Perché non offriamo a loro le pagine del giornale? Saranno una minoranza esigua e poco "rappresentativa"? Non sappiamo se un'inchiesta di questo tipo sia mai stata fatta. E comunque non pensavo che questa dovesse essere un' obiezione, per il manifesto.
Tariq Ramadan viene considerato un interlocutore dalla sinistra per il suo discorso anticapitalista. Ma il suo rancore verso la modernità non concerne solo la mercificazione ma anche l'evoluzione delle mentalità sulle questioni sociali. Lo spiega bene nel suo libro Le Face-à-face des civilisations: quel projet pour quelle modernité ?
Quanto a me, non voglio prendere posizione in questo "face-à-face". Lo scontro di civiltà non mi piace, che lo propagandi Bush o Ramadan. Alla contrapposizione tra grandi "blocchi" ho sempre preferito i sentieri stretti di chi pensa che c'è un'altra via (o varie altre vie), e che la civiltà sia un'altra cosa, da reinterpretare e costruire. Un' idea che, fino a ora, pensavo mi accomunasse a voi del manifesto.