SCRIVERO' POESIE ANCHE PER TE
LAVORATRICI DOMESTICHE BAMBINE E SCUOLA IN NEPAL


giugno 2005, di Pat Orvis, corrispondente ONU, 1° giugno 2005, trad. M.G. Di Rienzo

Pabitra Bhandari si alza alle cinque del mattino ogni giorno, alla periferia di Katmandu in Nepal, dove fa la domestica per una giovane coppia di professionisti. Pulisce, lava la biancheria, porta a spasso il cane e accudisce la figlia della coppia. Sì, la piccola che ha cinque anni prende Bhandari a calci e pizzicotti, ma lei dice che le sue condizioni sono migliori di quelle di altre domestiche in città. Ha un grande privilegio, la dodicenne Pabitra Bhandari: per tre ore al giorno può frequentare una scuola per bambine come lei, mandate in città dalle famiglie che vivono in miseria nei villaggi.
Bhandari è solo una dei milioni di lavoratrici domestiche non registrate: il 90% di esse ha un,età che spazia fra i 12 e i 17 anni, e il loro impiego è una delle ragioni principali per cui esse non ricevono istruzione scolastica. Le ragazze come Bhandari hanno invece disperatamente bisogno di andare a scuola, e hanno bisogno che ci siano più sforzi in loro favore.
In molti paesi, Nepal incluso, il numero delle lavoratrici minorenni cresce ogni giorno: le guerre civili e la cronica povertà sono i motivi per cui i genitori mandano le loro figlie in servitù. Secondo Human Rights Wacht, i guerriglieri comunisti, che da 9 anni "sfidano" il governo del Nepal, sono diventati uno dei peggiori soggetti mondiali produttori di "persone scomparse".
Stella Tamang racconta che in tutto il paese molte scuole sono state trasformate in alloggi per gli insorti e che migliaia di bambini sono stati rapiti dai guerriglieri, e sono diventati bambini/soldati. I loro genitori non hanno idea di dove si trovino, o se li rivedranno mai più, ha aggiunto Stella, facilitatrice alla 4^ Conferenza ONU sulle istanze dei popoli indigeni. Dobbiamo considerare una fortuna, per Bhandari, non aver mai frequentato una delle scuole regolari? Il programma scolastico che segue ora (3 ore al giorno per 6 giorni la settimana) assieme ad altre bambine e bambini mandati a servizio dai loro parenti, è gestito da un'Ong chiamata "Children, Women in Social Service and Human Rights" che si appoggia all'Unicef. E' stata l'Unicef ad organizzare l'incontro tramite internet fra Bhandari e me.
Per lei erano le 10 del mattino, a Katmandu, per me le 10 di sera a Manhattan. Non a tutti i bambini a servizio è permesso andare a scuola, ha cominciato col dirmi Bhandari, e altri non lavorano così duramente come lei: "Quando paragono il mio lavoro a quello delle mie amiche sento che il mio è più difficile. Loro non devono pulire i pavimenti come devo pulirli io. I miei padroni non possono sopportare neanche un granello di polvere nei corridoi."
E ha mai detto loro, le chiedo, come si comporta la loro figlia con te?
"Qualche volta l'ho detto, ma non spesso, perché mi sgridano. Dicono che
sono io a non essere capace di giocare con lei nel modo giusto."
E i tuoi fratelli, al villaggio, loro lavorano?
"I maschi fanno solo poco lavoro domestico. I miei fratelli danno da mangiare al bestiame, ma non vanno a lavorare fuori. Quando diventerò un insegnante, so che potrò sostenere i miei genitori. Gli altri devono capire (e i suoi sentimenti sembrano traboccare dallo schermo del computer) che tutti i bambini e le bambine hanno bisogno di istruzione. Specialmente le ragazze, perché così miglioreranno le vite di donne e bambini. Se alle ragazze è permesso studiare, hanno l'opportunità di diventare qualcosa di meglio."
Non vede l'ora di tornare a casa, Bhandari: "Sono molto triste. Penso sempre alla mia famiglia, e sogno il giorno in cui potrò andare a casa, stare con loro."
Quando le faccio i complimenti per la poesia che ha scritto per la sua migliore amica, che è restata al villaggio e le manca molto, mi risponde così: "Anche tu puoi essere mia amica. Scriverò poesie anche per te."
E lo ha fatto subito, prima che la nostra chiacchierata, durata più di un'ora, terminasse:
"Ti prego, non spezzare e non gettare via la legna che è stata tagliata nella foresta.
Ti prego, non spezzare e non gettare via la lettera, amica mia, che scrivo
per te.
(Pabitra, alla sua amica di New York)
La Convenzione ONU sui Diritti dei bambini stabilisce che ciascuno di essi è titolare dei medesimi diritti, al di là di ogni differenza, inclusa quella di genere. Ben più della mia amicizia, Bhandari e le bambine e le giovani donne in tutto il mondo hanno bisogno che questi diritti vengano riconosciuti e rinforzati.

Maggiori informazioni:

Girls Learn International, Inc.:
http://www.girlslearninternational.org/

United Nations Development Fund for Women:
http://www.unifem.org