PRIMA CHE LE ROSE SFIORISCANO
TURCHIA, PALESTINA, PAKISTAN, UTAH E INFINE ITALIA: NON POSSIAMO CHIAMARLA DEMOCRAZIA


giugno 2005, di Maria G. Di Rienzo

 

Maggio e' il mese internazionale dell'odio per le donne?
Era un talk show assai popolare, "Kadinin Sesi" ("La voce delle donne"); prodotto ad Istanbul, era diventato il piu' seguito del paese. Vita familiare e violenza domestica non erano mai state discusse in televisione, e per molte donne che sono state ospitate dalla trasmissione, essa era divenuta uno dei pochi luoghi a cui potevano rivolgersi per avere aiuto. I critici del programma sostengono che le donne venivano "sfruttate" per aver maggiori ascolti e che il programma non era in grado di sostenerle e proteggerle dopo che erano apparse in televisione. Ma purtroppo nessuno sembra in grado di sostenere e proteggere le donne in Turchia.
Birgul Isik, una donna in fuga da un marito violento, era arrivata in autobus ad Istanbul dalla sua citta', Elazig, per rivolgersi alla legge.
Appena scesa dal mezzo cerco' la stazione di polizia piu' vicina e chiese aiuto, ma i poliziotti dichiararono che non potevano fare nulla per lei. Uno di essi si offri' pero' di telefonare a Yasemin Bozkurt, la conduttrice di "Kadinin Sesi". La donna partecipo' alla trasmissione televisiva del 17 maggio scorso, in cui la conduttrice chiamo' al telefono in diretta il governatore della citta' di Elazig, chiedendogli protezione per Birgul Isik.
Il governatore promise e si impegno', e chiese alla donna di tornare a casa.
Cosi' rassicurata, Birgul riprese l'autobus, e quando scese nella sua citta' alla fermata c'era ad aspettarla suo figlio di quattordici anni. Il ragazzino non ha avuto esitazioni di sorta ed ha sparato alla madre numerosi colpi, sembra su ordine del padre. Birgul e' sopravvissuta, ma e' attualmente in coma.
Kanal D, il network televisivo che produceva il programma, non ha trovato di meglio da fare che cancellarlo: "Stava diventando un problema sociale", hanno detto i dirigenti.
Il canale Atv, che mandava in onda un altro popolare show centrato sulle istanze femminili, si e' immediatamente accodato, e lo ho cancellato dalla programmazione.

Il 14 maggio, invece, oltre trecento donne palestinesi sono scese in strada per protestare contro i "delitti d'onore", chiedendo una legislazione che protegga le donne dall'essere uccise dai loro parenti di sesso maschile per aver "disonorato" la famiglia con il loro comportamento "non casto".
La settimana prima un cristiano palestinese di Ramallah aveva ammesso di aver ucciso la figlia di vent'anni poiche' costei aveva sposato un musulmano senza il suo consenso.
Lunedi' 9 maggio un musulmano palestinese ha ucciso due delle sue sorelle strangolandole ed ha forzato la terza a bere dell'acido, sempre per motivi "d'onore" (anche la terza ragazza e' morta).
Nei territori palestinesi la legge condona con molta facilita' questi delitti, per cui gli offensori possono aspettarsi al massimo una sentenza a sei mesi di carcere.

Il 15 maggio a Lahore, in Pakistan, si e' tenuta una maratona per i diritti umani delle donne. La corsa era organizzata dalla Commissione per i diritti umani pakistana e dal Comitato d'azione per i diritti dei popoli.
La violenza contro le donne e' un problema enorme, nel paese, ma la maratona in se' era stata giudicata inopportuna da varie autorita' religiose e secolari, poiche' prevedeva che uomini e donne corressero insieme. E' scattato quindi il "bando" alla partecipazione delle donne in quanto "contraria all'Islam". Le donne lo hanno sfidato, e non appena la maratona e' cominciata la polizia ha cominciato ad inseguire e catturare i partecipanti (maschi e femmine) spingendoli a bastonate dentro i furgoni.
Alle donne e' stato riservato uno speciale trattamento: oltre ad infliggere loro percosse, i poliziotti le hanno spogliate in pubblico, stracciando i loro vestiti "non islamici". Fra le quaranta persone arrestate vi erano Asma Jahangir e Hina Jilanni, presidente e segretaria generale della Commissione
per i diritti umani.
Asma Jahangir ha dichiarato che il governo e la polizia "hanno raggiunto il punto piu' basso della vergogna, nell'umiliare le donne in questo modo. La polizia mi ha strappato le vesti. Una donna poliziotto mi ha detto che avevano il preciso ordine di togliere di dosso gli abiti alle partecipanti".
La giornalista ed attivista per i diritti umani Jugnoo Mohsin aggiunge: "La chiamate democrazia quella in cui le donne vengono battute dai poliziotti per una maratona pacifica? Hanno cercato di arrestare anche me, ma mi hanno lasciata andare quando hanno visto che ero una giornalista".
No, non possiamo chiamarla democrazia.

Ed e' un nome che non si adatta neanche agli "sviluppati" e "moderni" stati occidentali.
Il 21 maggio il Tribunale di Mathison nell'Utah ha processato per l'ennesima volta il signor John Daniel Kingston, mormone, per abuso su minori. Il procedimento e' ancora in corso, ma non vi sono ragioni di dubitare che, come dicono le attiviste di "Tapestry", il signor Kingston se la cavera' ancora una volta con "un buffetto sulla guancia". Abusa di bambini e bambine da anni, ma viene assolto o condannato a pene lievi in ragione del primo emendamento della Costituzione statunitense (liberta' di professare la propria religione; il secondo emendamento, come e' noto, e' quello che garantisce il "diritto" di possedere armi). Nel comunicato delle donne di "Tapestry" si legge: "Ancora una volta un delinquente, a cui viene permesso di praticare la poligamia ed il maltrattamento di donne e minori, viene protetto dallo stato dell'Utah. Ancora una volta si condona chi sfrutta e ferisce, chi viola i diritti umani e civili di coloro che sono piu' vulnerabili. Quando avranno fine gli abusi sui bambini?".

Ieri era il 25 maggio. La donna e' entrata nell'erboristeria, dove mi trovavo anch'io, con una vistosa benda sull'occhio e una ricetta medica in mano.
Esile, bionda, un corpo ben coperto per nascondere i lividi, un corpo che si ritraeva tremando, la testa bassa, le parole balbettate. Non e' la prima volta. Suo marito la picchia regolarmente. Non voleva acquistare nulla, forse non voleva neppure parlare, ma solo stare per attimo in un luogo che e' frequentato quasi esclusivamente da donne, pieno di profumi e colori, con musica dolce in sottofondo. E' uscita traballando dopo pochi minuti, come se avesse ripreso quel tanto di coraggio che le serviva per attraversare la strada.
Ma non può bastare. La prossima volta, dico a me stessa, la prossima volta:
e se non riuscisse a tornare? Se la prossima volta in cui la batte fosse l'ultima, fosse la volta in cui la uccide?

Maggio, mese delle rose e della festa della mamma, mese di Maria e della sua gioiosa visita ad Elisabetta. Anch'io mi chiamo Maria, ma in questi giorni mi sembra di non aver nulla per cui cantare. Pure, dovro' far visita ad Elisabetta prima che finisca questo maggio, prima che le rose sfioriscano.