UZBEKISTAN: ELENA URLAEVA, ATTIVISTA PER I DIRITTI UMANI, DETENUTA IN OSPEDALE PSICHIATRICO
IL GOVERNO VUOLE METTERE A TACERE LA VERITA' SUL MASSACRO DI ANDIJAN DEL 13 MAGGIO SCORSO, IN CUI SONO MORTI CENTINAIA DI CIVILI


Settembre 2005. Di HRW, traduzione a cura di G.G.

 


Tornano in auge le antiche tattiche di repressione dell'era sovietica: le autorità uzbeche hanno ordinato la detenzione in ospedale psichiatrico dell'attivista per i diritti umani Elena Urlaeva, arrestata il 27 agosto con l'accusa di "dissacrare i simboli dello stato". Secondo l'accusa, Elena avrebbe diffuso un volantino in cui si mettono in ridicolo le divise dell'esercito. La struttura psichiatrica dovrebbe valutare se l'accusata è in grado di sostenere un processo.
"Questo è un caso oltraggioso di detenzione politica immotivata" ha dichiarato Holly Cartner, direttore esecutivo di HRW per l'Europa e l'Asia."E' spaventoso constatare il ritorno a pratiche di governo che etichettano la gente come clinicamente pazza perché è critica contro il governo".
HRW sostiene che la persecuzione da parte del governo contro Urlaeva è direttamente legata al suo lavoro per i diritti umani.
Le autorità uzbeche avevano messo Urlaeva agli arresti domiciliari il 17 maggio scorso, per impedire che partecipasse a una manifestazione di protesta contro il massacro perpetrato dal governo ad Andijan, che aveva causato centinaia di morti tra i civili, quattro giorni prima. Il 13 luglio, funzionari di polizia hanno fatto irruzione a casa di Urlaeva e l'hanno minacciata con un fucile.
HRW ha chiesto al governo Uzbeco di rilasciare immediatamente Urlaeva e di lasciar cadere le accuse a suo carico, o di garantirle un processo equo.
"Il governo vuole mettere a tacere la verità su quanto è accaduto ad Andijan il 13 maggio", ha dichiarato Cartner. "Adesso ha persino resuscitato l'uso di rinchiudere gli eminenti oppositori del regime in ospedale psichiatrico".
Nei mesi successivi al massacro di Andijan, le forze di sicurezza uzbeche hanno arrestato, picchiato e minacciato dozzine di difensori dei diritti umani di attivisti politici, costringendone molti ad abbandonare il loro impegno per i diritti. Molti attivisti sono fuggiti dal Paese dopo il 13 maggio, temendo per la propria incolumità.
Questa non è la prima volta che le autorità usano la detenzione psichiatrica contro Urlaeva. Il 6 aprile del 2001 Urlaeva è stata arrestata e rinchiusa in ospedale psichiatrico; stava lavorando a difesa delle persone private delle proprie case dalle autorità cittadine. Governi stranieri e organizzazioni per i diritti umani hanno deplorato questa misura come un evidente esempio di vendetta governativa contro una portavoce a difesa di diritti negati.
Dopo due mesi di pesanti pressioni internazionali, Urlaeva è stata autorizzata a tornare a casa. Ma le persecuzioni sono continuate. Il 5 giugno del 2002 un tribunale di Tashkent ha emesso l'ordine di sottoporre nuovamente Urlaeva a trattamento psichiatrico. La sentenza non è stata eseguita, tuttavia, fino al 27 agosto 2002, quando Urlaeva ha partecipato a una protesta davanti al ministero della Giustizia. Il giorno dopo lei è stata forzatamente confinata nell'ospedale psichiatrico di Tashkent. Urlaeva è stata rilasciata alla fine del dicembre 2002.
HRW ha documentato altre occasioni in cui il govwerno uzbeco ha arbitrariamente detenuto difensori dei diritti umani in detenzione psichiatrica. Nel marzo 2005, Larissa Konakova, che aveva assistito vittime di abusi governativi, è stata obbligata a sottoporsi ad esami psichiatrici. Il tribunale non ha tenuto conto di una diagnosi dell'ospedale, chiesta da una corte precedente, che affermava che la paziente non aveva bisogno di alcun trattamento.. Temendo una lunga reclusione nell'istituzione psichiatrica, Konaklova ha abbandonato il paese. Nel novembre 2004, l'attivista uzbeca per i diritti umani Lydia Volkobraun è stata costretta a sottoporsi a esami psichiatrici; è stata rilasciata dopo due settimane di detenzione.
La detenzione psichiatrica di chi critica il governo, un'eredità dell'era di Stalin, è una pratica che sta ricomparendo negli stati più repressivi dell'ex Unione Sovietica. Ha lo scopo specifico di sopprimere ogni genere di dissenso, di mettere a tacere ogni voce critica.
In Turkmenistan, per esempio, Gurbandurdy Durdykuliev è stato forzatamente confinato in una istituzione psichiatrica nel febbraio del 2004, dopo aver scritto una lettera al Presidente Saparmurat Niyazov e al governatore della provincia balcanica chiedendo loro di autorizzare una manifestazione pacifica di due giorni "per esprimere disaccordo con le politiche del Presidente e di altri alti esponenti del governo e per chiedere loro di rettificare alcuni difetti a tempo debito".
Nella sua lettera, Durdykuliev ha chiesto alle autorità "di trattenersi dall'uso della forza contro i manifestanti". Un mese dopo aver inviato la lettera, Durdykuliev è stato tratto in custodia e affidato ad un ospedale psichiatrico nella città di Balkanabad. Più tardi le autorità lo hanno trasferito in un ospedale nel distretto di Garashsyzlyk, dall'altra parte del paese, rendendo difficile alla moglie visitarlo. Durdykuliev resta tuttora in quell'ospedale e pare versi in cattivo stato di salute.
"Il riemergere di politiche retrograde come il recludere dissidenti in istituzioni psichiatriche deve mettere in allarme la comunità internazionale: i governi dell'Uzbechistan e del Turkmenistan hanno oltrepassato i limiti", ha dichiarato Cartner.