LIBERTA' DI ESPRESSIONE
UNA GIORNALISTA DELL'OWFI, ORGANIZZAZIONE
IRACHENA DI DONNE, DENUNCIA LA CONNIVENZA OCCIDENTALE CON IL FONDAMENTALISMO
Novembre
2005. Di Houzan Mahmoud, traduzione di M.G. Di Rienzo
La religione politicizzata, qualunque essa sia, non lascia posto al libero pensiero, alla riflessione o alla conscia volontà degli esseri umani.
Questa è una dura verità, ma è una di quelle che devono essere ripetute. Un quotidiano danese, il Jyllends Posten, ha di recente pubblicato un articolo che riguardava dodici differenti ritratti del profeta Maometto. Ciò ha suscitato una reazione dell'Islam politico, in forma di gruppi o di stati. Il comune denominatore, al di là della relativa estensione o del peso politico di coloro che hanno protestato, è che tutti hanno ribadito che le persone non possono usare la loro immaginazione per dipingere il profeta.
Per definizione, hanno detto, giacché Maometto non posò mai per un ritratto, la sua rappresentazione pittorica è un atto contro l'Islam, è blasfemia. In Danimarca gli islamisti politici non sono stati lasciati soli: gli ambasciatori di Iran, Turchia, Kuwait, Arabia Saudita e Marocco li hanno sostenuti, inviando lettere al Primo Ministro danese in cui si chiedeva di condannare il quotidiano o di chiuderlo.
Questo non dovrebbe sorprenderci. Per coloro che, come me, hanno fatto amara esperienza in prima persona di cosa siano i gruppi islamisti e gli stati islamici in Medio Oriente, questa è una storia familiare in modo deprimente. E' lo schema con il quale mantengono la loro feroce regola, contraria all'eguaglianza, sui popoli. Rendendo l'Islam la religione "eccezionale", il che implica come nessuno abbia il diritto di criticarla neppure blandamente, si mette il bavaglio a qualsiasi voce del dissenso. La brutale verità è che negli ultimi vent'anni all'interno dell'Islam, nel
Medio Oriente contemporaneo, si sono giustificati omicidi, lapidazioni, codici d'abbigliamento forzati per le donne, le quali vengono imprigionate in nome dell'Islam politico, il che io ritengo essere un crimine contro l'umanità intera.
Ma non solo le donne hanno sofferto. I progressisti ed i laici di ogni tipo sono stati perseguitati semplicemente perché avevano messo in discussione l'intrusione dell'Islam politico nella sfera privata degli esseri umani, l'intrusione nel diritto di ciascuno di scegliere la propria fede ed i modi in cui questultima interagisce con la propria vita. Ove siano al potere, gli islamisti politici istituzionalizzano l'oppressione delle donne e la soppressione d'ogni tipo di diritto democratico. In Europa, dove questa tendenza politica non ha l'opportunità di prendere il potere, viene
invocata la cosiddetta "libertà di espressione": la libertà di imporre il velo alle bambine e di istruire i bambini in scuole religiose, la libertà di ridurre al silenzio coloro che vogliono dire la verità sulle società in cui vivono.
Molte di noi, donne laiche, viviamo sotto la minaccia di morte da parte degli islamisti per il semplice fatto che siamo abituate ad usare il nostro cervello per pensare e per decidere che vita vogliamo vivere. Non accettiamo le loro regole e mettiamo in discussione il potere che pensano di avere su di noi. Essi tentano di imporci il loro volere persino nei contesti europei: se osiamo avanzare una critica siamo etichettate come islamofobe o razziste. Questa è la tattica che si usa per cancellare la critica, non per impegnarsi in un dialogo. La nostra organizzazione, l'OWFI, ha denunciato e continua a denunciare i crimini contro le donne perpetrati in nome dell'Islam, nonostante le quotidiane minacce da parte delle squadracce del terrore. Il nostro gruppo è nato in Iraq, il che mostra il potenziale per l'esercizio del libero pensiero e della laicità fra la nostra gente. Il fatto che le donne stiano sfidando l'oppressione apertamente, nonostante le forze politiche che ci forzano ad indossare un velo sotto la minaccia del fucile, dovrebbe essere di ispirazione a tutti gli amici della libertà e dell'eguaglianza nel mondo.
In Europa, gli islamisti usano ogni opportunità a loro disposizione per portare avanti la loro agenda e desensibilizzare le persone rispetto al suo contenuto disumano e reazionario. Rifiutano di accettare il fatto che i popoli europei hanno conquistato il diritto di criticare qualsiasi religione o ideologia politica. Fino ad ora l'Islam si è sottratto a questo. Hanno usato l'adozione del "multiculturalismo" da parte degli stati occidentali per infliggere violenze su donne e bambine e praticare le tradizioni più barbare all'interno delle cosiddette "comunità musulmane".
Qualsiasi cosa facciano, ci viene spacciata per "la tradizione di quella gente che viene dalla tal parte del mondo". Questo deve finire. L'Islam, come qualsiasi altra religione, deve essere separato dalla politica.
Io non vedo ragioni per cui gli ambasciatori dei paesi succitati e alcuni musulmani in Danimarca debbano sollevare un tal polverone per i ritratti sul Jyllends Posten. Ovviamente, loro ed io non siamo obbligati ad approvare o a dissentire sul modo in cui gli artisti hanno dipinto Maometto. Non è questo il punto. Io credo fermamente che gli artisti siano stati e debbano essere liberi di dipingerlo, senza minacce pendenti sulla loro testa. Credo che il progresso di una società umana possa misurarsi su quanto essa è libera di criticare, fare domande, e infine di separare la
religione dalla politica.
Nota sull'autrice: Houzan Mahmoud, giornalista indipendente irachena, fa parte dell'OWFi, Organizzazione per la libertà delle donne in Iraq. Vive in Danimarca
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