DA VITTIME A RESISTENTI
UN SEMINARIO SUI FONDAMENTALISMI AL SESTO WORLD SOCIAL FORUM, CARACAS, 25 GENNAIO 2006, CON UN'INTERVISTA A VIRGINIA VARGAS


Aprile 2006. A cura di Whr net, trad. M.G. Di Rienzo



Organizzato dal gruppo femminista Marcosur Feminist Articulation (AFM), e tenutosi al Collegio Universitario di Caracas, il seminario si intitolava "Da vittime a resistenti: la tua bocca è fondamentale contro i fondamentalismi". L'attività di AFM intendeva ovviare al problema della scarsissima informazione sui fondamentalismi rilevata al Forum e faceva parte della campagna già lanciata dal gruppo nel 2002.
Dopo la presentazione iniziale della sociologa ed attivista peruviana Virginia "Gina" Vargas, una delle coordinatrici di AFM, il seminario è stato condotto dall'irachena Yanar Mohammed. Nonostante fosse la sua prima partecipazione al Forum e sia ancora poco conosciuta sulla scena dell'attivismo occidentale, Mohammed ha mostrato una sorprendente chiarezza nell'esporre i concetti ed una contagiosa energia nel narrare la duplice lotta delle donne dell'OWFI (Organizzazione per la libertà delle donne in Iraq), gruppo di cui è presidente: la lotta contro il fondamentalismo islamico ed il nazionalismo arabo che opprimono le donne, e la lotta contro l'occupazione militare statunitense. L'impegno e le convinzioni di Yanar Mohammed, che è stata più volte minacciata di morte in Iraq, e che i media internazionali hanno riconosciuto come una delle 10 più coraggiose ed efficaci attiviste per i diritti umani del 2005, sono stati ricompensati dai commoventi commenti del pubblico e dall'enorme, caldo applauso finale che ha chiuso il seminario.
Nella sua presentazione, Virgina Vargas aveva messo in luce come l'opposizione ad ogni sorta di fondamentalismo sia il rigetto di ogni tipo di "pensiero unico", sia esso economico, razziale, o di genere. "Il rigetto dei fondamentalismi, ha detto Vargas, permette l'articolazione dell'opposizione sia ai fondamentalismi del mercato, la cui religione è il neoliberismo, sia al fondamentalismo di genere che opprime le donne."
Yanar Mohammed, invitata da AFM al Forum, ha testimoniato il possibile fruttuoso scambio fra femministe sulla scena internazionale, ed ha sottolineato che il problema dei fondamentalismi non interessa solo l'area islamica. Mohammed ha lodato lo slogan scelto per la campagna da AFM: "Le nostre bocce e le nostre voci, ha detto, sono state le prime ad aprire un
sentiero percorribile per la società irachena." La 45enne architetto, che ha vissuto per sette anni in Canada, nell'agosto del 2003 prese il microfono ad una manifestazione spontanea di donne contro l'occupazione e cominciò a scandire: "Sì alle donne, sì all'eguaglianza". Fu immediatamente sostenuta da molte altre partecipanti e fu in quel momento che il suo gruppo si formò. Oggi l'OWFI può contare su circa 5.000 associate, e aiuta migliaia di donne che sono rimaste disoccupate dopo la guerra. Inoltre, l'OWFI lotta contro i "delitti d‚onore", la tradizione tribale che garantisce agli uomini la possibilità di uccidere le loro mogli se pensano che queste ultime siano colpevoli di adulterio.
Mohammed ha provvisto il suo auditorio di una visione non riduttiva delle donne irachene. In primo luogo, ha narrato la loro storia: negli anni '40 e '50 dello scorso secolo, esse lavoravano per ottenere miglioramenti economici e culturali ed avevano accesso a forme moderne di impiego ed istruzione. Tuttavia negli ultimi decenni, in particolare grazie agli effetti dell'occupazione militare Usa, le donne hanno sofferto di una significativa involuzione nelle loro vite.
In secondo luogo, Mohammed ha mostrato tramite immagini fotografiche come l'icona della donna velata sia lungi dall'essere l'unica o lo più frequente presente in Iraq. "Giorno dopo giorno, nuove donne si aggiungono alla lotta, i cui scopi possono essere semplificati in questi tre: la fine dell'occupazione straniera, il ripudio della costituzione islamica e la sua sostituzione con una costituzione laica, la necessaria eguaglianza economica e sociale fra donne ed uomini."
Mohammed ha suscitato l'empatia del pubblico, quando ha definito la situazione della società civile irachena come un sandwich: ovvero presa in mezzo fra l'occupazione militare e la resistenza islamica. Entrambe le forze, ha sostenuto con forza Mohammed, sono egualmente "terroriste", giacché violano sistematicamente i diritti umani.

Intervista a Virginia Vargas

Whr net: Il seminario è stato un successo. Dopo quattro anni dal lancio della campagna "La tua bocca è fondamentale contro i fondamentalismi", che bilancio possiamo fare?

V. Vargas: La campagna va vista proprio come dovrebbe essere visto il Forum: è un processo. Senza dubbio è un processo cumulativo, in cui abbiamo fatto cose molto importanti. Penso che la campagna sia riuscita ad incorporare nell'agenda del Forum quelle che io chiamo le "diseguaglianze opache": dalla violenza di genere ai diritti sessuati.

Whr net: Da dove viene il concetto di lotta al fondamentalismo, e come si innesta nella tradizione di lotta femminista?


V. Vargas: L'idea si è originata nel contesto del fondamentalismo pro guerra del sig. Bush. Volevamo spostare l'immaginario che riferisce questo concetto esclusivamente all'est islamico. Inoltre, è un concetto utile per noi, perché è in grado di riunire diverse dimensioni della lotta della giustizia in diverse sfere della vita umana.

Whr net: Essendo un‚organizzatrice del Forum, una che ha partecipato al processo sin dall'inizio, che valutazione dai del 6° World Social Forum di Caracas?


V. Vargas: Sebbene voglia lodare gli sforzi degli organizzatori e dei volontari, c'è un trend di cui sono molto preoccupata: il tentativo di dare un carattere unilaterale al processo in senso egemonico antimperialista. Il dare priorità ad una dimensione minaccia le differenze, ovvero l'elemento costitutivo del Forum dal suo inizio. In questo senso, non sono d'accordo con altri organizzatori, come Emir Sader, che chiede si torni allo spirito della "Conferenza di Bandung", oggi viviamo in un mondo differente. Puoi vedere gli effetti del trend nella presenza di un presidente che parla da solo per ore ad una platea: questo implica il pericolo di perdere la ricchezza più grande acquisita nei cinque anni del Forum, ovvero l'essere uno spazio di relazione per gli individui e le reti della società civile di tutto il mondo.