LEGGE DELEGA "MORATTI", LE RIPERCUSSIONI SUGLI ASILI NIDO.
IL SILENZIO DELLA RIFORMA SUI NIDI NASCONDE TERRIBILI INSIDIE: RIFLESSIONI DEL PERSONALE EDUCATIVO DI UN NIDO EMILIANO



Marzo 2002, dall'Asilo Nido di Anzola dell'Emilia (BO)

 

In seguito alla proposta di legge sui cicli scolastici del Ministro Moratti su quotidiani e riviste, anche non specializzate, fioriscono pareri ed opinioni di esperti del settore (pedagogisti, psicologi ecc.). In questo momento una dei temi più dibattuti è quello relativo all'ingresso anticipato a 5 anni e 4 mesi nelle scuole elementari. Ecco quindi tutti impegnati a disquisire sullo sviluppo psico-intellettuale-affettivo-sociale... del bambino e della validità o meno di tale iniziativa. Ognuno, partendo dalle teorie psico-pedagogiche cui fa riferimento, trae le dovute conclusioni bocciando o approvando la suddetta proposta.

Certamente tutto ciò è molto interessante, rappresenta l'occasione per un veloce ripasso per gli "addetti ai lavori" e una leggera "infarinatura" per gli altri (tra i quali i genitori sono sicuramente i più interessati ma anche i più confondibili!).
La pedagogia e la psicologia dell'età evolutiva (e non solo) hanno prodotto un'infinità di teorie più o meno validamente supportate da ricerche e verifiche, molte leggermente discordanti tra loro, altre in totale antitesi. Quindi raccapezzarsi in mezzo a tante "autorevoli opinioni" e prendere una posizione non è sicuramente facile soprattutto per chi è a digiuno di tali conoscenze.
La cosa che però ci ha più colpito (anche se non possiamo dire che ci sorprenda) è la quasi totale omissione delle ripercussioni che suddetta riforma avrebbe sui bambini di 2 anni e sull'organizzazione attuale degli Asili Nido e delle Scuole dell'infanzia. (Oltretutto le poche volte che se ne parla si continuano ad utilizzare in maniera scorretta e confusa i due termini).
A dir la verità crediamo che Asilo Nido e Scuola dell'infanzia potrebbero essere un'unica istituzione dove i bambini verrebbero accompagnati in un unico percorso educativo che tenga conto costantemente delle esigenze dell'età.
Purtroppo questa è rimasta solo un'utopia, nonostante qualche sporadica sperimentazione, e la differenza fra le due istituzioni ora è notevole e un abbassamento dell'età di ingresso alla scuola dell'infanzia porterebbe ripercussioni inaccettabili:

* Nonostante l'impegno degli insegnanti, il buon livello di progettualità e la qualità riconosciuta delle Scuole dell'infanzia, i rapporti numerici sono già intollerabili. Se 28 bambini di 3 anni con un'insegnante al mattino e una al pomeriggio sono il risultato di una politica aberrante di contenimento dei costi che non può che portare a vanificare qualsiasi contenuto educativo, abbassare l'età dei bambini significa mettere a repentaglio anche la pura assistenza.

* Le stesse strutture sono spesso inadeguate ad accogliere bambini più piccoli.

* Nei Nidi i rapporti numerici sono generalmente più adeguati anche se un abbassamento dell'età media dei bambini porterebbe qualche problema.

* Per i Nidi e per noi che ci lavoriamo il ciclo 0-3 (o più spesso 1-3 anni) sembra da sempre troppo corto, pensiamo che un percorso educativo non vada per cicli e scaglioni, ma al nido si gettano le basi della socializzazione, della comunicazione, dell'autonomia, ed è solo verso i 3 anni che riusciamo a cogliere il senso del lavoro fatto. Purtroppo mentre la Scuola dell'infanzia è riconosciuta all'interno del sistema formativo-scolastico, la legislazione nazionale lascia l'Asilo Nido confinato alla triste e svalutante definizione di "servizio a domanda individuale".
Nella passata legislatura la proposta di legge "Turco" aveva tentato di riconoscere al Nido una valenza educativa anche se, parallelamente, affermava che il Nido è una Scuola di serie B perché per fare l'educatrice veniva richiesto un titolo di studio inferiore che per fare l'insegnante alla scuola dell'infanzia.
Gli Asili Nido nati negli anni '70 come fiori all'occhiello delle Amministrazioni di sinistra più illuminate, hanno rappresentato una delle più grandi conquiste per le donne, per i bambini e per l'intera società.
Basati sull'idea della partecipazione di tutte le componenti sociali sono riusciti a mettere a frutto l'entusiasmo e l'attivismo che hanno caratterizzato la loro nascita.
Sono rimasti all'avanguardia nella sperimentazione e nella ricerca educativa, hanno puntato sulla qualità, sulla continua evoluzione (cercando di ribaltare positivamente l'essere ignorati dai programmi ministeriali), ma gli unici ad accorgersene sembrano essere i genitori.

La richiesta di Nido da parte delle famiglie è in continua crescita non solo per l'esigenza di "un buon posto dove lasciare il bambino quando i genitori lavorano", ma è sempre più una richiesta di contenuti educativi e formativi per il bambino e di supporto professionale per i genitori cui viene data la possibilità di vivere in maniera più libera e consapevole maternità e paternità.
I Nidi di Reggio Emilia rappresentano la punta di diamante di questa esperienza, ma non perché vi si lavori in maniera migliore dalla maggioranza degli altri Asili Nido comunali, ma perché l'amministrazione ha saputo rendere visibile ciò che succede. Ha creato un marchio (Reggio children) e le esperienze dei Nidi e delle Scuole dell'infanzia di Reggio Emilia diventano un prodotto apprezzato e "venduto" in tutto il mondo!

Merito di un'Amministrazione lungimirante che, invece di piangere sui costi, ne ha saputo fare un businness. Non vogliamo giudicare questa scelta, ma se è servita per continuare a dare all'utenza un servizio qualificato ben venga. Tante altre Amministrazioni (Bologna, Modena.) invece hanno guardato solo la spesa e illuminati dall'idea del risparmio (risparmio per chi?), hanno iniziato a caldeggiare la privatizzazione. La regione Emilia Romagna con la legge 199 del1999 ha, di fatto, sancito il finanziamento pubblico ai Nidi privati e molti comuni, invece di valorizzare il patrimonio che hanno nei Nidi comunali, fanno di tutto per scaricarli a cooperative e privati.
Questo è ciò che sta succedendo dove i Nidi ci sono, perché a oltre 30 anni dalla legge1044 che ha istituito i Nidi, in alcune regioni del centro e nel sud Italia la latitanza delle Amministrazioni è stata notevole e a volta addirittura vergognosa (finanziamenti statali finiti nel nulla!).
L'abbassamento dell'età di ingresso alla Scuola dell'infanzia potrebbe sembrare una parziale risposta alle famiglie in quelle realtà dove i Nidi non ci sono o sono insufficienti.

Questo, di fatto, porterebbe ad un abbassamento della qualità della Scuola dell'infanzia e a un abbandono totale di quel po' che resta dei Nidi pubblici.
La stessa identità del Nido rischierebbe di essere messa in discussione; ma forse è proprio questa la precisa volontà che sottostà al disegno di legge!
Potrebbe così spiegarsi la totale omissione di qualsiasi riferimento ai Nidi nel dibattito in corso.
Ora potremo vedere quali sono le reali intenzioni delle Amministrazioni che hanno ancora in gestione gli Asili nido. Se vogliono liberarsi di questo "peso" e favorire la privatizzazione (più o meno selvaggia vedi le ultime trovate di Modena!) questo è il momento adatto; se invece li considerano una risorsa valida ed utile pubblicamente dovranno fare uno sforzo serioper difenderli e tutelarli, anche mettendosi in opposizione ai progetti del Governo.
Progetti allucinanti purtroppo non solo per l'asilo nido, ma per tutto il sistema scolastico che torna a sprofondare in una dimensione che speravamo sorpassata, con l'obbiettivo dello smantellamento della scuola pubblica a favore di quella privata, e basandosi su di un modello classista e penalizzante per i ceti sociali più disagiati.

Nel nostro piccolo ci opponiamo con forza a questa legge di cosiddetta riforma per i risvolti negativi che avrebbe su tutto il sistema scolastico, compreso i Nidi.

Il personale dell'Asilo Nido

di Anzola dell'Emilia (Bo)