DONNE, GUERRA E PULIZIA ETNICA
DICHIARAZIONE PER IL GIORNO INTERNAZIONALE DELLA DONNA 2003


marzo 2003, da Batshalom e Jerusalem Center for Women. Traduzione di Silvia Macchi

 

Noi, donne palestinesi e israeliane del Jerusalem Link (Jerusalem Center for Women e Bat Shalom), desideriamo richiamare la vostra attenzione su una delle conseguenze più gravi dell'occupazione israeliana della Palestina, ormai ininterrotta dal 1967, in relazione all'attuale rischio di guerra contro l'Iraq.
Durante gli ultimi anni, il governo israeliano ha rifiutato di intraprendere negoziati politici con l'ANP, con l'intenzione di mantenere il controllo sul territorio palestinese e di distruggere qualsiasi possibilità di istituire uno stato palestinese autonomo. Invece di negoziare, e nel tentativo di spezzare la volontà del popolo palestinese, Israele ha preferito mettere in atto misure illegali, violando gravemente e ripetutamente la 4° Convenzione di Ginevra. Illegali sono le continue occupazioni militari, gli assassini e le uccisioni arbitrarie, i coprifuoco, le espulsioni locali (atti circoscritti di pulizia etnica), gli arresti di massa, la demolizione delle case, l'assedio di villaggi, campi e città, il rifiuto di consentire il ricongiugimento familiare, la confisca dei documenti di identità, e una serie di pratiche volte deliberatamente a compromette il sistema educativo e quello sanitario.
L'espansione delle colonie e la costruzione del muro tra Israele e Palestina non hanno comportato solo la confisca immediata di terre palestinesi ma anche una serie di conseguenze ulteriori. Le strade che collegano le colonie, frammentando il territorio palestinese, non fanno che consolidare il sistema di apartheid. La tolleranza del governo verso le incursioni e la violenza dei coloni israeliani ha obbligato alcuni palestinesi ad abbandonare la coltivazione delle terre e persino la loro casa. Il nuovo muro interrompe i normali legami comunitari. In sintesi, le basi di una vita sicura ed ordinata nei territori occupati sono state sistematicamente distrutte grazie alla violazione del diritto internazionale e delle leggi che tutelano i diritti umani.
In questa situazione non possiamo che essere estremamente preoccupate dai discorsi di alcuni personaggi pubblici israeliani che spingono Israele ad assicurarsi la supremazia demografica e si pronunciano in favore dell'espulsione in caso di guerra contro l'Iraq. Questi appelli riprendono una politica storicamente radicata in Israele, una politica che ha alimentato l'idea di "trasferimento" e la ha legittimata agli occhi degli israeliani e degli apparati governativi. Il "trasferimento", ovvero l'obbligare con qualsiasi mezzo i palestinesi a lasciare il paese, prevede che non ci sia alcuna forma esplicita di espulsione. Di fatto però, attraverso il ricorso ad azioni sempre più pesanti di punizione collettiva, attraverso la distruzione dell'economia e dell'organizzazione politica palestinese, rendendo insopportabile la vita stessa ai palestinesi, gli israeliani sono oggi in grado di portare a termine un'espulsione (o pulizia etnica) a tutti gli effetti senza che la comunità internazionale abbia il tempo di reagire.
E' per questa ragione che noi, sentandoci responsabili verso noi stesse in quanto pacifiste femministe così come verso la nostra gente, vi chiediamo di contribuire a sensibilizzare la comunità internazionale in merito a tale pericolo. Noi crediamo che la strada della pace sia la giustizia e abbiamo scelto di percorrere insieme questa strada attraverso il dialogo politico e nel rispetto reciproco. La nostra idea di una pace giusta comprende la creazione di uno stato palestinese nei territori occupati nel 1967, la condivisione di Gerusalemme - due capitali per due stati, lo smantellamento delle colonie ebraiche e una soluzione giusta per la questione dei rifugiati in accordo con la risoluzioni delle Nazioni Unite.
Noi crediamo che l'intervento della comunità internazionale sia assolutamente necessario per garantire che Israele sia chiamato a rendere conto delle sue azioni nei territori occupati e per costruire una pace giusta tra Israele e Palestina. E' compito dei singoli stati fare pressione sul governo di Israele affinché metta fine all'occupazione, usando tutte le opportunità che hanno in quanto membri di relazioni bilaterali. E' sempre compito dei singoli stati lavorare insieme agli altri stati della comunità internazionale e usare le organizzazioni internazionali per proteggere la popolazione civile palestinese.