BOMBE-SUONO DI ISRAELE NEI RAID SU
GAZA
LETTERA ALL'AMBASCIATORE
AMERICANO A TEL AVIV, DAL DIRETTORE DELL'AMERICAN SCHOOL DI GAZA
Novembre 2005. Dal Gaza
Community Mental Health Programme. Traduzione di Jane Reynolds
Alla c.a. dell'Ambasciatore degli Stati Uniti, Tel Aviv, Israele
26 Ottobre 2005
Caro Ambasciatore,
mentre il mondo si occupa della spirale di violenza in Medio Oriente, in pochi sono a conoscienza di un modesto progetto di pace che ha messo radici nell'antico suolo di Gaza. Il lavoro è l'istruzione e il suo frutto è una generazione futura di lider palestinesi. All'interno di questa meritevole iniziativa, vi sono in prima linea, un gruppo di insegnanti internazionali, la
maggior parte dei quali è statunitense. Lavorano nella Scuola Americana Internazionale a Gaza. La scuola, ormai al suo sesto anno di vita, ha sempre lavorato senza grandi iterruzioni durante la seconda intifada. L'anno scorso ha promosso la sua prima classe di diplomati, alcuni dei quali sono riusciti a proseguire i propri studi universitari negli Stati Uniti. La scuola possiede degli standard elevati ed è in procinto di essere accreditata dal Middle States Association of Colleges and Schools.
Nonostante i professori che lì insegnano, stiano lavorando per raggiungere questo obiettivo, a breve i nostri sforzi potrebbero essere bloccati e resi nulli. Il motivo è il cambiamento nella risposta israeliana alle azioni violente degli estremisti palestinesi. Mentre prima del piano di ritiro,Israele aveva risposto con azioni militari mirate, ora a queste risposte viene aggiunta un'arma psicologica. Durante la notte, ed anche di giorno, gli aerei dell'IDF (esercito israeliano) volano basso su Gaza a velocità supersoniche, rompendo la barriera del suono, provocando in questo modo rumori assordanti e devastando persone ed edifici. Il frastuono e l'attesa ansiosa del prossimo fragore sta gradualmente portando al collasso i nervi della popolazione. Si stanno punendo delle persone innocenti.
La rappresaglia israeliana mina il processo di apprendimento nella nostra scuola, inabilitando i nostri studenti e insegnanti. L'intero tessuto di apprendimento si disgrega, nel vero senso della parola. Ogni mattina, quando arriviamo, affrontiamo lo stadio successivo di distruzione della nostra scuola.
Le tegole sono cadute, le finestre e le porte sono fuori dalle loro cornicie ci sono enormi crepe lungo i muri delle aule.
Gli insegnanti e gli studenti fanno fronte ai problemi, ma le nostre vite sono in pericolo. Se la distruzione continua, arriverà il momento in cui ci troveremo a dover chiudere la scuola. Noi pensiamo che questo comporterebbe un inauspicabile risvolto, considerando le già esigue alternative e opportunità che restano a Gaza e alla sua gente.
Tutto ciò sta a cuore al governo americano? Dirà al governo israeliano di smettere?
Hendrik Taatgen, Direttore dell'American School di Gaza