RAWA SU ABCnews.com
LA PRESENTAZIONE DI RAWA, DELLE SUE ATTIVITA' SOCIALI, POLITICHE E DI CONTROINFORMAZIONE


settembre 2001, di Dianne Lynch. Traduzione di Giovanna Gagliardo



15 agosto - Immagina: non puoi lavorare. Non puoi andare a scuola. Non puoi uscire da casa senza un uomo che ti accompagni, e comunque devi portare un velo che ti copre dalla testa ai piedi.

Non puoi ridere in pubblico, né parlare a voce alta; neanche le scarpe devono fare rumore. Se ti trucchi o mostri le caviglie potresti essere fustigata: ad alcune donne sono state amputate le dita perché avevano le unghia laccate.
Devi dipingere di nero i vetri delle finestre di casa, in modo che da fuori nessuno possa vederti. Non puoi camminare sul balcone o nel giardino posteriore. Sono anni che il sole non ti illumina il viso. Ed è scomparso qualsiasi riferimento pubblico che ti riguardi.
Sei una donna che vive in Afghanistan oggi, sotto il regime dei Talebani, i fondamentalisti islamici.
E se sei una delle quasi 2000 donne che fanno parte dell'Associazione rivoluzionaria delle donne afghane (The Revolutionary Association of the Women of Afghanistan, o RAWA), utilizzi Internet per far sentire la tua voce.

Limitazioni per le donne
Fondata nel 1977 dalla poetessa femminista afghana Meena Keshwar Kamal, RAWA era una piccola ma solida organizzazione per i diritti umani, impegnata a coinvolgere le donne afghane nella lotta per la democrazia. Durante l'invasione sovietica del 1979 e la successiva guerra civile che ha ucciso milioni di persone e costretto migliaia a fuggire in Pakistan, RAWA ha lavorato clandestinamente per fornire istruzione e assistenza sanitaria alle donne e ai bambini afghani.
Poi, nel 1996, il gruppo miliziano noto col nome di Talebani - che significa "studenti di religione" - ha assunto il controllo del Paese imponendo un fondamentalismo intransigente che prevede la messa al bando di musica, cinema, televisione, picnic, giocattoli, macchine fotografiche, sigarette, alcool, riviste, giornali, e della maggior parte dei libri.
Per le donne le restrizioni sono ancora più rigide. E' illegale indossare gioielli, vestiti colorati, scarpe col tacco, e persino calze bianche. I matrimoni sono combinati, le donne sono considerate beni mobili; le vittime di stupri possono essere lapidate per adulterio. Prima dell'avvento dei talebani, il 40% dei medici erano donne. Oggi che alle donne è vietato farsi visitare da medici maschi, non ci sono più medici donna.

Da nascosto a clandestino
Se all'inizio RAWA agiva di nascosto, le sue operazioni si svolgono oggi completamente in clandestinità. E a buona ragione: per chi fa parte dell'organizzazione è prevista la pena di morte.
"RAWA ha 23 anni di esperienza di lotta in condizioni avverse, difficili e pericolose; per questo sappiamo bene come operare clandestinamente" spiega una portavoce che si fa chiamare Mehmooda. "Nelle nostre proteste e in altri incontri pubblici, coloro che ricoprono i ruoli più importanti cercano di non esserci, o se devono essere presenti, si travestono".
Anche così, racconta, i talebani hanno identificato alcuni membri del gruppo "Dobbiamo ammetterlo, nonostante tutte le precauzioni che prendiamo, alcune di noi sono state riconosciute dal nemico. Adesso devono nascondersi completamente e vivere in clandestinità."
Nonostante la pena prevista, RAWA continua il suo lavoro. Ha fondato scuole ed orfanotrofi nei campi profughi in Pakistan, e scuole in case private in Afghanistan. Aiuta le vedove a procurarsi il cibo per i propri figli. Organizza squadre sanitarie mobili che assistono donne e ragazze che non potrebbero essere curate da medici afghani.

La rete per comunicare
E, dal 1997, RAWA utilizza la rete per condividere la sua storia con un pubblico globale, attraverso l'indirizzo http://rawa.org
E' un resoconto terribile. Le foto del sito sono un montaggio di orrori: un uomo sghignazzante che regge le mani amputate ad un ladro; uomini impiccati l'8 agosto a Kabul; l'esecuzione pubblica di una donna afghana; bambini menomati e uccisi.
Ma il sito non soltanto impressiona e spaventa. Serve anche per informare e chiedere sostegno. Poiché ai giornalisti è negato l'ingresso in Afghanistan, è il sito di RAWA che fornisce le uniche informazioni non autorizzate sulle condizioni del Paese. E serve come piattaforma dalla quale RAWA può invocare aiuto.
In seguito alla trasmissione televisiva Oprah, durante la quale una portavoce di RAWA aveva descritto come le donne nascondono le macchine fotografiche sotto i veli per documentare esecuzioni e fustigazioni pubbliche, gli spettatori hanno inviato centinaia di macchine fotografiche. Oggi il sito di RAWA chiede macchine fotografiche più piccole - così da poterle meglio nascondere - ed anche donazioni per finanziare i propri programmi.
Mehmooda aggiunge che Rawa chiede ai sostenitori di invitare suoi rappresentanti per intervenire durante iniziative ed incontri; di organizzare poteste in solidarietà con le donne afghane; donare medicine, cancelleria, calzature, attrezzatura sanitaria, computer; e di scrivere lettere al governo degli Stati Uniti sollecitandolo ad appoggiare la democrazia e libere elezioni in Afghanistan.
"Se sei un amante della libertà e contro ogni fondamentalismo, allora sei con RAWA", proclama il sito.
Ed ora abbiamo l'opportunità di dimostrarlo - grazie alla rete ed al coraggio delle donne che la stanno usando per cambiare le cose.
Le donazioni possono essere spedite a: The Afghan Women's Mission, 260 S. Lake Avenue, PMB 165 Pasadena, CA 91101.